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Nella Città Metropolitana di Bologna sta andando avanti la battaglia del comitato “Un altro Appennino è possibile” finalizzata a fermare la costruzione di una nuova seggiovia nel comprensorio sciistico del Corno alle Scale. Finora, grazie a una campagna di sottoscrizioni popolari sono stati già raccolti oltre 12mila euro per coprire le spese necessarie a presentare l’appello al Consiglio di Stato contro la Regione Emilia-Romagna. Un nuovo tentativo legale, quindi, dopo che il Tribunale amministrativo di Bologna aveva respinto un primo ricorso presentato dalle associazioni. Il progetto che si vuole bloccare ha un valore di 6,7 milioni di euro e prevede la realizzazione di “una nuova seggiovia quadriposto” al posto di un precedente impianto e della sciovia “Cupolino” già da tempo inutilizzata. «Quello che contestiamo è il fatto che ci troviamo di fronte a una grande infrastruttura che verrà realizzata in un̵...
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature questo 3 gennaio e promosso dalla Global Fishing Watch, azienda lanciata da Google in partnership con Oceana e SkyTruth per monitorare le attività di pesca fornendone una visione globale, ha rilevato l’impatto delle attività delle navi industriali e delle infrastrutture energetiche nelle acque costiere dal 2017 al 2021. L’analisi è stata portata avanti attraverso un uso combinato di dati GPS delle navi, immagini satellitari e modelli di deep-learning, e mira a proporre una visione più ampia dell’attività industriale e commerciale negli oceani, delineando, sebbene in misura parziale, una prima mappatura dell’attività antropica sull’ambiente marittimo. Il motivo per cui è stato condotto un simile studio è ben spiegato nelle primissime righe dell’articolo: “la popolazione mondiale fa affidamento in misura sempre maggiore all’oceano per ottenere cib...
Nonostante il dibattito politico internazionale, le proteste di associazioni ambientaliste e gli studi di numerosi scienziati, la Norvegia è diventata la prima nazione al mondo a dar il via al deep-sea mining: la controversa attività di estrazione di minerali critici in acque profonde che in nome della transizione energetica rischierebbe di danneggiare proprio l’ambiente. La decisione è stata presa dal Parlamento con 80 voti a favore e 20 contrari e permetterà di raschiare un’area marina di circa 281.000 km quadrati, la quale verrà suddivisa in lotti che saranno assegnati alle società minerarie incaricate di estrarre litio, magnesio, cobalto, rame, nichel e tutti gli altri metalli delle terre rare presenti nei fondali del Mar di Norvegia. Attualmente non sono ancora state definite tempistiche e scadenze in quanto ci sarebbe prima l’intenzione di «vedere se può essere fatto in maniera sostenibile». Tuttavia, la notizia ha gi...
Un recente rapporto dell’organizzazione no-profit Global Witness, con sede nel Regno Unito e negli Stati Uniti, illustra i dettagli di come una nuova corsa all’estrazione mineraria guidata dalla domanda di minerali per produrre energia pulita stia rischiando di riprodurre lo stesso modello di estrattivismo che ha impoverito i Paesi africani per secoli. L’indagine dell’organizzazione si fonda su alcuni progetti di estrazione di litio in Zimbabwe, Repubblica Democratica del Congo e Namibia: in tutti e tre i progetti estrattivi si ripetono le dinamiche di sfruttamento che hanno depredato i territori africani fino ad oggi, riproducendo forme di colonialismo estrattivo che di nuovo ha solo i materiali che vengono estratti. Si sente sempre più spesso parlare della necessità della transizione energetica in quanto salvezza dal cambiamento climatico e dalla crisi ambientale; una transizione energetica basata su “nuovi materiali”, le cosiddette ̶...
Se c’è un comparto in cui l’impatto dei cambiamenti climatici è visibile a occhio nudo è quello dei comprensori sciistici, in cui la “materia prima”, ovvero la neve naturale, scarseggia sempre di più, fin quasi a scomparire man mano che l’altitudine si abbassa. Per tentare di limare gli effetti di un problema strutturale che evidentemente non si riesce a curare alla radice, il governo italiano – secondo la solita logica dei “pacchetti d’aiuti” e dei “fondi speciali” – continua a elargire fondi a privati in difficoltà per nuovi impianti di innevamento artificiale. L’esecutivo ha infatti già stanziato a tal fine ben 147 milioni di euro, in particolare per la costruzione di vasche di approvvigionamento idrico, per il rinnovamento degli impianti a fune e per la realizzazione di grandi mucchi di neve tecnica, utili a iniziare in anticipo la stagione invernale. E, mentre le strategie p...