ambiente
Dopo un blitz notturno dei partiti della maggioranza di centro-destra, il Consiglio regionale dell’Abruzzo ha dato il via libera a un emendamento che ha stravolto la Riserva del Borsacchio. L’area naturale, che si estendeva su 1.100 ettari con i suoi boschi secolari, tra Roseto degli Abruzzi e le frazioni di Cologna Spiaggia e Montepagano, è stata infatti ridotta del 98%, a meno di 25 ettari. Il territorio della Riserva è uno degli ultimi tratti del litorale abruzzese che conserva caratteri di integrità ambientale e paesaggistica. Ora è però concreto rischio che degli investitori edili interessati a costruire si facciano vivi e inizino a deturpare anche quel che ne rimane. In seguito all’approvazione dell’emendamento, si è scatenata la protesta dei partiti di opposizione e delle associazioni ambientaliste, che hanno in particolare preso di mira Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo ed ex parlamentare di Fratelli d’Ita...
Sono quasi 38mila le firme raccolte in due mesi sulla piattaforma Change.org dalla petizione per chiedere a SNAM di deviare il percorso del proprio metanodotto che, se costruito sul tracciato previsto, comporterà la distruzione di un rifugio nel quale vivono oltre 60 animali e di un bosco di circa 600 alberi. A lanciare battaglia sono stati Marta Garaffoni e Federico Raspadori, i coniugi proprietari del rifugio. In segno di protesta, la donna ha anche iniziato uno sciopero della fame, durato ben due settimane. I coniugi hanno raccontato di aver cercato di aprire un confronto con l’azienda, chiedendo di prevedere una piccola deviazione del tracciato. Altrimenti, “una volta terminato il cantiere – hanno detto – ci restituiranno i nostri campi devastati”, che non potranno più utilizzare per i loro progetti “perché la servitù di passaggio a vita su quei terreni implica che SNAM, ogni volta che dovrà fare dei lavori di manutenzion...
Non solo le biotecnologie, anche il sapere indigeno è in grado di sviluppare e conservare varietà colturali resistenti ai cambiamenti climatici. Ne sono la prova gli agricoltori indigeni Gurung del Nepal centrale, i quali stanno lavorando attivamente per far rivivere una varietà di miglio quasi dimenticata ma resistente alla siccità come poche altre. Si tratta del miglio a coda di volpe (Setaria italica), un cereale tradizionalmente coltivato come coltura di carestia poiché matura in un periodo dell’anno in cui gli agricoltori hanno già raccolto tutto il resto. «Il miglio a coda di volpe viene raccolto prima del monsone, tra giugno e luglio, quando le altre colture non crescono più. A differenza delle altre colture da reddito, ha però bisogno di molta meno acqua per crescere e richiede solo tre mesi per essere raccolto per il consumo», ha spiegato Bina Gurung, un contadino del piccolo villaggio di Ghopte impegnato nell’impre...
Il 19 dicembre è stato presentato a Roma il dossier Stop pesticidi nel piatto, redatto da Legambiente in collaborazione con Alce Nero. Dal nuovo report annuale emergono dati positivi, che confermano la tendenza di riduzione nell’uso di pesticidi già in atto negli ultimi anni e avvicinano l’Italia alle soglie di utilizzo fissate dall’Unione Europea. Gli studi sono stati condotti su un campione di 6085 alimenti provenienti da agricoltura convenzionale e biologica, da cui risulta una percentuale molto bassa di alimenti irregolari. Questi dati confermano la posizione di capofila che l’Italia detiene nel settore agroalimentare, grazie a una superficie di 2,3 milioni di ettari coltivati a biologico e con una SAU (Superficie Agricola Utilizzata) pari al 18,7%. Tra le rassicurazioni, Legambiente avvisa comunque che i passi da fare sono ancora tanti e, a tal proposito, lancia qualche suggerimento per superare le criticità e andare incontro alle esigenze de...
L’ex raffineria Tamoil di Cremona, situata lungo l’argine del Po, sta continuando ad inquinare. A denunciarlo i dati presentati dalla Canottieri Leonida Bissolati, società sportiva la cui sede è ubicata proprio a fianco dell’insediamento industriale. Quest’ultimo, fino a circa dieci anni fa, raffinava il petrolio greggio, ma ora è stato convertito a deposito. Eppure, nonostante la conversione, è stato dimostrato che l’impianto sta ancora inquinando il terreno circostante e, di conseguenza, la falda idrica sottostante. Delle analisi condotte su campioni di suolo prelevati negli ultimi due mesi hanno infatti evidenziato che vi è ancora presenza di surnatante, ovvero, la componente dell’idrocarburo fossile che non si mescola con l’acqua. «Questo è grave – ha sottolineato Maurizio Segalini, presidente del club sportivo – perché va contro tutte le teorie di Tamoil e delle istituzioni cittadin...