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- Con l’arrivo del caldo si ripropone il problema delle carrozzelle e dei cavalli adibiti al traino.
- E, come ogni anno, ci sono incidenti e quadrupedi che collassano per afa e alte temperature.
- L’esperta ci spiega la termoregolazione degli equini per far meglio comprendere la fisiologia di un animale che l’uomo sfrutta da secoli.
La lunga estate calda inizia a far vittime. E colpisce gli animali al servizio dell’uomo che vengono sfruttati e massacrati per lavorare. In primo piano i cavalli, fedeli servitori che, nei secoli, hanno sopportato il fardello del giogo umano e del lavoro duro e senza ricompense. Lo vediamo in questi giorni come, purtroppo, in ogni periodo di alte temperature. Equini spossati dalla fatica e dal caldo che collassano e muoiono sull’asfalto, vittime di orari e sforzi troppo pesanti da sopportare e gestire per il loro organismo.
E mentre si moltiplicano le ordinanze per limitare l’uso di carrozzelle e botticelle durante le ore più calde, si continua però a usare i cavalli senza tener conto del loro apparato fisiologico. Di questo abbiamo parlato con un’esperta: la dottoressa Dora Li Destri Nicosia, medico veterinario con un master in riabilitazione equestre che si dedica da anni allo studio del rapporto uomo/animale.
I cavalli e la circolazione delle carrozzelle
E proprio in questo senso arriva la prima ordinanza del sindaco di Roma – Roberto Gualtieri – finalizzata a tutelare i cavalli delle botticelle dal caldo record di questo inizio estate. Il primo cittadino della capitale che, per la prima volta dalla sua elezione, si trova a gestire una questione che da anni ormai è al centro di dibattiti e contestazioni, ha stabilito il divieto di circolazione delle tradizionali carrozzelle trainate da cavalli parziale o totale a seconda delle condizioni meteo.
L’ordinanza, in vigore sino al 15 settembre, vieta infatti alle botticelle di circolare dalle 11:00 alle 18:00 in giornate caratterizzate da livelli di rischio caldo 2 e 3 (comunicato dal sistema di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute del ministero della Salute e Protezione civile di Roma). E poi divieto assoluto di circolare in qualsiasi ora del giorno se il termometro segna temperature superiori ai 35 gradi. Peccato che il tutto sia arrivato quando già a giugno il caldo imperversava e le botticelle romane continuavano imperterrite a sfilare nei viali della capitale.
Dopo Gualtieri, ecco la presa di posizione delle autorità di Pisa con l’ordinanza che, fino al 15 settembre, vieta dalle 11.30 alle 16.30 la circolazione delle vetture pubbliche a trazione animale, alla quale si affiancano via via diverse delibere di altre città italiane. Con la città toscana, infatti, si allineano anche Palermo, Messina e Sorrento, vietando l’uso delle carrozze nelle ore più calde del giorno, e Verona che invece le ha abolite del tutto, proprio come la Reggia di Caserta. Ma il tutto rimane solo un palliativo, visto che si continua a non affrontare lo stato fisiologico dei cavalli e la loro resistenza al caldo e all’afa.
Gli equini e il caldo eccessivo
“Il cavallo, come tutti gli animali omeotermi, deve mantenere costante la propria temperatura corporea (in un range che oscilla in media tra i 37,5 e i 38,5 °C), tramite meccanismi che gli consentono di bilanciare sia il calore endogeno prodotto (dalle attività metaboliche e dal lavoro muscolare) che quello disperso (tramite la sudorazione, la respirazione, l’emissione di secreti escreti) insieme con la temperatura ambientale”, spiega la dottoressa Li Destri Nicosia.
“Ciò avviene anche mettendo in atto una serie di strategie (comportamentali, per esempio, quali l’immobilità, la ricerca di ripari dall’irradiazione solare, la minore assunzione di alimento e il fisiologico dimagrimento durante la stagione estiva), e di meccanismi di termoregolazione che dipendono da un corretto equilibrio endocrino (quali per esempio i meccanismi che presiedono al ricambio del mantello)”.
“A volte, condizioni legate all’età avanzata dell’animale, a stati patologici, o a errori di carattere gestionale (la pratica della tosatura può influire sui corretti meccanismi di ricambio alla base della muta stagionale del mantello o dei meccanismi di pilo-erezione) impediscono o intralciano l’efficienza di tali processi fisiologici”.
I fattori che influiscono sulla corretta dispersione del calore
Per quanto riguarda la cosiddetta “zona di comfort termico” del cavallo occorre dire come questa dipenda in realtà da una combinazione di fattori legati innanzitutto all’unione tra la temperatura ambientale e l’umidità relativa dell’aria (fattore quest’ultimo che riduce l’efficienza dei meccanismi di dissipazione del calore tramite la sudorazione). In secondo luogo, altri fattori che influiscono sulla capacità di una corretta termo-dispersione sono:
- la costituzione e il metabolismo dell’animale (animali pesanti o con grosse masse muscolari in generale hanno minore resistenza al calore);
- l’allenamento e l’abitudine alle alte temperature; la durata e l’intensità del lavoro richiesto;
- il corretto equilibrio elettrolitico (che in condizioni di massiva sudorazione deve essere ripristinato tramite apporto di integratori alimentari);
- la ventilazione ambientale;
- il riparo dall’irradiazione solare diretta (tramite la possibilità di accesso a zone di ombra);
- la rifrazione dei raggi solari al suolo (o da parte di eventuali fabbricati circostanti, presenti in ambiente urbano).
Le differenze fra contesto urbano e agreste
“Tutto ciò è da tenere in considerazione in relazione al lavoro di un cavallo sull’asfalto e in un contesto urbano ricco di edifici rispetto a quello di un animale che compia lo stesso lavoro su erba e in ambiente agreste. Nel primo caso, infatti, il calore percepito, a parità di irradiazione solare, sarà molto maggiore. Oltre al fattore temperatura, ovviamente il lavoro di un cavallo in contesto metropolitano differisce molto sotto altri aspetti, inerenti la forte rumorosità del contesto e in generale la poca naturalezza dello stesso (che sottopone l’animale a stimoli stressanti ed anomali, per varietà e qualità).
Un altro fattore da tenere in considerazione, nel lavoro di un cavallo che traini un calesse su asfalto, è senz’altro quello relativo alla risposta meccanica del suolo all’impatto degli zoccoli, che sottopone le strutture osteo-tendinee e articolari a un maggiore stress, rispetto a un animale che compia lo stesso lavoro su terreni naturali”, spiega ancora l’esperta. Insomma, sotto l’aspetto veterinario ci sono molte specifiche da osservare e tenere presenti se si vuole realmente discernere sulla salute e il benessere dei cavalli da lavoro. Ma purtroppo, il più delle volte, l’ignoranza e il pressapochismo la fanno da padroni e a rimetterci sono, ancora una volta, gli equini e la loro salute.