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- Mancano ancora 134 anni, cioè cinque generazioni, al raggiungimento della piena parità di genere in tutto il mondo.
- Stando al gender gap index del World economic forum, il paese che si avvicina di più all’equità tra uomini e donne è l’Islanda.
- La dimensione più debole è la partecipazione alla vita politica, ma le oltre 70 elezioni nazionali in programma nel 2024 potrebbero cambiare le cose.
La parità di genere ancora non esiste, in nessun paese del mondo. Ci sono stati dei progressi oggettivi, ma sono ancora troppo lenti. Tant’è che dovranno susseguirsi cinque generazioni per poter vivere in un mondo in cui uomini e donne avranno gli stessi diritti, lo stesso trattamento, le stesse responsabilità e opportunità nella società e nel lavoro. L’edizione 2024 del Global gender gap report redatto dal World economic forum, infatti, stima che a livello globale, sulla base dei dati attuali, una piena parità di genere possa arrivare solo tra 134 anni. E dire che, sottoscrivendo l’Agenda 2030, i paesi membri delle Nazioni Unite avevano promesso di raggiungerla già entro la fine di questo decennio.
In cosa consiste il Global gender gap index
Il Global gender gap report è stato pubblicato per la prima volta nel 2006 ed è quindi lo studio più longevo sulla parità di genere nel mondo. Questa diciottesima edizione, pubblicata come sempre dal World economic forum, prende in analisi 146 paesi; 101 di essi erano inclusi fin dall’inizio e dunque offrono uno spaccato attendibile dei progressi fatti nel tempo.
Ciascun paese viene valutato su quattro dimensioni: partecipazione e opportunità economiche, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed empowerment politico. Da una sintesi dei vari punteggi si calcola per ciascun paese un indice che va da 0 (totale disparità) a 1 (piena parità di genere). L’indice del gender gap può dunque essere espresso anche in percentuale, dove con il 100 per cento si intende che tali disparità sono state del tutto azzerate.
Quali sono i paesi più vicini alla parità di genere
In media, i 146 paesi considerati hanno chiuso al 68,5 per cento il proprio gender gap, un dato che migliora leggermente rispetto alla precedente edizione. C’è da dire però che praticamente tutti i paesi esaminati, ad eccezione di Iran, Ciad, Pakistan e Sudan, superano il 60 per cento; nel 2006, quando è iniziata questa indagine, soltanto l’85 per cento dei paesi superava questa soglia. Dallo studio manca comunque uno stato come l’Afghanistan, dove la condizione femminile ha vissuto un tracollo da quando i talebani hanno ripreso il potere.
Lo stato che si avvicina di più a una piena parità di genere è l’Islanda, stabilmente in testa alla classifica con un punteggio complessivo di 93,5 per cento. Peraltro, è l’unico paese a superare il 90 per cento. La top 10 è dominata dall’Europa – Finlandia e Norvegia all’87,5 per cento, Svezia all’81,6 per cento, Germania all’81 per cento, Irlanda all’80,2 per cento, Spagna al 79,7 per cento – con l’eccezione della Nuova Zelanda (quarta con l’83,5 per cento), del Nicaragua (sesto con l’81,1 per cento) e della Namibia (ottava con l’80,5 per cento). L’Italia è nella seconda metà della classifica, con un 70 per cento che la colloca in 87ma posizione.
The @wef‘s Global #GenderGap24 report is now live. It shows only a slight improvement in the global gap, with parity still five generations away at current rates of progress.
However, in a historical election year, improving the #political participation of #women could have a… pic.twitter.com/HPLRKNVFg1
— World Economic Forum (@wef) June 11, 2024
La partecipazione politica delle donne è il vero punto debole
Osservando però più nel dettaglio le quattro dimensioni monitorate, si scopre che in termini di salute e istruzione la parità di genere è a un passo. Ad abbassare la media è la partecipazione all’economia, dove il gender gap si è chiuso solo al 60,5 per cento e “le prospettive economiche delle donne e delle ragazze sono minacciate dalle continue recessioni e dalle crisi prolungate”, si legge. Sono sempre di più le donne che hanno un impiego, seppure con forti differenze tra stato e stato, ma la loro presenza diventa sempre più sporadica man mano che si sale verso i ruoli di maggiore responsabilità (e dunque meglio retribuiti). Rispetto al 2006, comunque, la parità di genere in ambito economico e lavorativo ha fatto un balzo in avanti di 4,2 punti percentuali per i 101 paesi compresi nell’analisi fin dall’inizio.
Il vero punto debole, però, è l’empowerment politico. È vero infatti che ha segnato i passi avanti più consistenti nei 101 paesi monitorati dal 2006 in poi, guadagnando 8,3 punti percentuali. Nonostante ciò, tuttavia, oggi il gender gap su questa area si è chiuso soltanto al 22,5 per cento nell’intero campione. Il 2024 però potrebbe sparigliare le carte, perché è l’anno elettorale più grande di sempre, con oltre sessanta elezioni nazionali. Se sceglieranno di farsi rappresentare anche da donne, cittadini e cittadine potranno aggiungere il loro prezioso mattone per costruire una maggiore equità.