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- Il ghiacciaio di Flua, situato sul versante sud del monte Rosa, il secondo massiccio più alto delle Alpi, è scomparso.
- Dove un tempo si estendeva una superficie glaciale di circa 80 ettari, oggi rimangono solo rocce e detriti.
- Entro il 2050 anche il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada potrebbero condividere la stessa sorte.
Il ghiacciaio di Flua, situato sul versante sud del monte Rosa, il secondo massiccio più alto delle Alpi, è scomparso. Dove un tempo si estendeva una superficie glaciale di circa 80 ettari, pari a 112 campi di calcio, oggi rimangono solo rocce e detriti. Ma la portata del problema rischia di essere molto più ampia: il destino del ghiacciaio di Flua, ora ridotto a pochi accumuli di neve tardiva della primavera 2024, è infatti un triste presagio per molti altri ghiacciai alpini situati al di sotto dei 3.500 metri di altitudine. Entro il 2050, infatti, anche il ghiacciaio dell’Adamello e quello della Marmolada potrebbero condividere la stessa sorte.
Questo desolante scenario è stato documentato dalla Carovana dei ghiacciai 2024, una campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e il Comitato glaciologico italiano, giunta alla sua terza tappa in Piemonte per osservare da vicino il disastroso stato del ghiacciaio di Flua. Sul terreno, il ghiaccio è ormai solo un ricordo lontano; in sua vece, detriti e un lungo cordone morenico dominano il paesaggio. Nel vuoto lasciato dal ghiacciaio, nuove forme di vita – piante, insetti e altre specie – stanno lentamente colonizzando l’area, creando ecosistemi in evoluzione.
Non solo il ghiacciaio di Flua
Anche i ghiacciai vicini, come il ghiacciaio delle Piode e il Sesia-Vigne, stanno subendo un drastico regresso. Dal 1980, entrambi hanno perso oltre 600 metri in lunghezza, con un innalzamento della loro fronte glaciale di più di 100 metri. La crisi climatica e le temperature elevate ne sono la causa principale, minacciando non solo i ghiacciai più bassi, ma anche quelli situati a quote più elevate. L’aumento del livello dello zero termico riduce l’accumulo di neve e accelera la perdita di massa glaciale. Recenti studi hanno dimostrato che, negli ultimi anni, il ghiaccio si sta fondendo anche a quote di circa 3.500 metri sul livello del mare, evidenziando una fusione pluricentrimetrica del ghiaccio a tali altitudini.
La situazione è aggravata dall’aumento degli eventi meteorologici estremi, che stanno diventando sempre più frequenti nelle regioni alpine. Nei primi sette mesi del 2024, sono stati registrati 101 eventi estremi nell’arco alpino, rispetto agli 87 del 2023 e ai 70 del 2022. Le regioni più colpite sono Lombardia, Veneto e Piemonte. Anche il monte Rosa è stato interessato da tali eventi: il 29 e 30 giugno 2024, una violenta precipitazione piovosa ha colpito il versante sud, provocando frane e danni significativi alle infrastrutture locali. I partecipanti alla Carovana dei Ghiacciai hanno potuto constatare gli effetti devastanti di questo fenomeno e apprezzare gli interventi di ripristino che hanno reso possibile l’accesso alle aree glaciali.
Diversi esperti hanno sottolineato la gravità della situazione: Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, ha dichiarato: “Il ghiacciaio di Flua ci mette davanti a una triste e tremenda realtà, la morte dei ghiacciai che si avvicina sempre di più. Dobbiamo promuovere politiche di mitigazione e adattamento e proteggere i nuovi ecosistemi che si stanno formando a causa della fusione dei ghiacciai”. Marco Giardino, vice presidente del Comitato Glaciologico e professore dell’Università di Torino, ha evidenziato gli effetti a cascata provocati dalla fusione dei ghiacciai e dagli eventi meteorologici estremi lungo le pendici del Monte Rosa, includendo frane di detriti e cascate di blocchi di ghiaccio. “La conoscenza scientifica degli ambienti d’alta montagna – ha affermato Giardino – permette di accrescere la consapevolezza sul cambiamento climatico e di affrontarne gli effetti con maggiore preparazione.”
Infine, Giuseppe De Matteis, professore emerito del Politecnico di Torino, ha ricordato l’importanza dei ghiacciai come riserva d’acqua vitale per le città e le pianure. “Il loro progressivo regresso non deve passare inosservato. Stiamo perdendo una risorsa vitale,” ha concluso De Matteis nella sua testimonianza. La Carovana dei ghiacciai 2024 continua il suo viaggio, portando con sé un messaggio di allarme e la necessità urgente di agire per preservare ciò che resta delle nostre preziose risorse glaciali. Dopo la tappa in Francia, Valle D’Aosta e Piemonte, Carovana dei ghiacciai arriverà in Lombardia dal 28 al 31 agosto per monitorare lo stato di salute del ghiacciaio Fellaria. Poi si sposterà Friuli-Slovenia (31 agosto- 5 settembre) per monitorare i ghiacciai delle Alpi Giulie, e in Veneto (dal 5-9 settembre) dove l’osservato speciale sarà il ghiacciaio della Marmolada.