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Il Consiglio di Stato dei Paesi Bassi ha imposto alla compagnia One-Dyas di sospendere le proprie attività sul sito offshore “Prospector 1” per l’estrazione di gas situato nei pressi dell’isola tedesca di Borkum. A riferirlo è l’organizzazione non governativa Greenpeace, che proprio nelle ore precedenti aveva effettuato un’azione di sensibilizzazione contro il progetto, occupando una delle piattaforme situate nel mare del Nord ed esponendo striscioni con le scritte “No new gas” e “Gas Zerstört” (“Il gas distrugge”, in italiano).
Si attende l’esito di un’udienza fissata per il 12 giugno
Assieme anche ad altre associazioni, come nel caso di Deutsche Umwelthilfe, era stata adita la giustizia amministrativa olandese proprio al fine di ottenere un provvedimento di sospensione provvisoria. Ciò in attesa di un’udienza che è stata fissata per il 12 giugno.
“La resistenza dal basso funziona. Che si tratti di occupare una piattaforma o di attaccare un progetto in tribunale, le persone non rimarranno in silenzio. Mentre inondazioni e ondate di caldo devastano abitazioni e mietono vittime a livello locale e globale, le compagnie dei combustibili fossili stanno pianificando numerosi nuovi progetti di gas in tutta Europa. Ma la scienza è chiara: non c’è spazio per nuove estrazioni di petrolio e gas, se vogliamo che il mondo resti al di sotto degli 1,5 gradi”, ha commentato Mira Jäger, esperta di energia di Greenpeace Germania.
“Il progetto comporta enormi rischi per pochissimo gas”
Le trivellazioni effettuate al largo dell’isola di Borkum puntano infatti a individuare nuovi giacimenti di gas nei fondali. Che potenzialmente rappresenterebbe solo l’1 per cento degli attuali consumi di tutta la Germania: “Questo progetto – ha aggiunto Jäger – non solo alimenterebbe la crisi climatica, ma potrebbe anche distruggere preziosi ecosistemi. Paesi Bassi e Germania stanno rischiando tantissimo, per pochissimo gas. Ma siamo ancora in tempo per fermarci”.
Tuttavia, il progetto di Borkum non è il solo sostenuto dalle grandi compagnie fossili in Europa. Altri esempi sono rappresentati dal terminal per il gas naturale liquefatto di TotalEnergies in Francia, dal sito Neptun Deep di Omv in Romania o ancora le iniziative di Eni in Italia contro le quali la stessa Greenpeace e ReCommon hanno avviato un’azione legale.