Gli effetti di internet (e di Starlink) sui Marubo, una delle tribù più isolate dell’Amazzonia

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Fake news, truffe e pornografia: i villaggi dei Marubo non erano pronti a internet e al web, arrivato “grazie” alle antenne di Starlink.

Quella dei Marubo è una popolazione indigena del Brasile che da secoli vive isolata, nel mezzo della foresta amazzonica, lungo i fiumi Curuçá e Ituí. Il gruppo è composto da circa duemila persone, organizzate in villaggi disparati e distanti giorni di cammino dal resto del mondo. Per anni, i marubo hanno vissuto a contatto con la natura, anche grazie alla ayahuasca, un decotto di erbe e foglie noto per le sue proprietà allucinogene.

Questo lisergico connubio tra umano e natura ha subìto un trauma negli ultimi mesi: lo scorso settembre, infatti, l’area popolata dai marubo è stata raggiunta dalla copertura internet di Starlink, servizio che offre connessioni veloci satellitari. Starlink, che è di proprietà di SpaceX, azienda aerospaziale fondata da Elon Musk, funziona in modo relativamente semplice: basta avere una piccola antenna per collegarsi a internet in modo veloce e piuttosto stabile, grazie a un network di circa seimila piccoli satelliti lanciati nel corso degli anni. Il servizio interessa soprattutto chi vive in zone rurali e montane ma nella sua crescente espansione sta incontrando anche questi casi particolari, sacche di umanità che finora erano rimaste sconnesse. E che ora, all’improvviso, si sono ritrovate online.

La tossicità del web

Il New York Times ha viaggiato nell’Amazzonia per raggiungere uno di questi villaggi e registrare i cambiamenti portati da Starlink nel giro di pochi mesi. “Quando è arrivato tutti erano contenti” ha detto Tsainama Marubo, 73enne, sottolineando i grandi benefici della novità – la possibilità di videochiamarsi a distanza, ad esempio. “Ora però le cose sono peggiorate”, ha precisato Tsainama, raccontando di maggiori divisioni e un leggero impigrimento dei più giovani.

Il web nel cuore dell’Amazzonia non è così diverso da quello che conosciamo. A differenza dei marubo, però, siamo un po’ più abituati alle sue dinamiche – soprattutto quelle tossiche. Nel giro di pochi mesi la pacifica esistenza del gruppo è stata stravolta  dai fenomeni che ormai conosciamo bene, come la disinformazione, il successo delle chat di gruppo, le truffe online, la pornografia e i feed dei social network. Nonostante tutto questo e nonostante le sue lamentele è la stessa Tsainama a implorare i giornalisti di “non portare via internet”.

Il bizzarro e inquietante caso dei marubo è una piccola parte del recente successo di Starlink, che ha iniziato le operazioni nel 2019 ma quest’anno sta registrando una forte crescita (secondo alcune previsioni attorno all’80 per cento) e potrebbe portare nelle casse di SpaceX più di 6 miliardi di dollari.

A cosa serve Starlink?

Di Starlink finora si è parlato soprattutto in termini geopolitici e militari, a causa dell’uso che ne è stato fatto in Ucraina, Gaza e altre zone di guerra. Il servizio è fornito da un’azienda privata, SpaceX, che ha però rapporti strettissimi col governo statunitense, dipendendo di fatto dagli accordi con la Nasa per i lanci spaziali. Quello che doveva essere una fonte di entrate economiche per l’azienda si è rivelato però un prodotto cruciale in alcuni dei contesti più caldi e delicati degli ultimi anni. Il fatto che Starlink sia di fatto nelle mani di Musk – personaggio divisivo dalle opinioni sempre più estreme – ha fatto molto discutere negli ultimi, tanto da spingere il Pentagono a lavorare con l’azienda per bloccare l’uso illecito dei satelliti da parte dell’esercito russo.

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