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- Il decreto Agricoltura varato dal governo vieta nuovi impianti fotovoltaici su terreni potenzialmente agricoli.
- L’agrivoltaico e i progetti finanziamenti dal Pnrr rimarranno invece consentiti.
- Dichiarato lo stato di emergenza per la siccità in Sicilia, misure contro peste suina e brucellosi.
Meglio un impianto fotovoltaico a terra o un ettaro di campi coltivati in più? Per il governo italiano, è preferibile la seconda soluzione. Il decreto Agricoltura varato ieri sera dal Consiglio dei ministri, e in particolare dal responsabile del dicastero della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, prevede infatti il divieto di installazione del fotovoltaico a terra nelle zone classificate come “agricole” dagli attuali piani urbanistici.
Il fotovoltaico solamente sospeso
Una deecisione che appare in controtendenza rispetto alla volontà dichiarata in passato di agevolare le fonti di energia rinnovabile, ma che invece risponde a una delle esigenze manifestate nelle scorse settimane dalla categoria degli agricoltori, che erano scesi in piazza, in Italia così come in Europa, per reclamare una serie di istanze. Tra queste, anche quella di porre un freno all’installazione da loro definita “selvaggia” di impianti di fotovoltaico a terra, che finivano per togliere terreno disponibile alle coltivazioni. L’obiettivo del decreto, spiega il governo, è dunque di “bilanciare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la salvaguardia delle aree destinate all’agricoltura, incentivando nel contempo progetti che integrino efficacemente le attività agricole con la produzione energetica da fonti solari”.
Rispetto all’ipotesi iniziale, che prevedeva uno stop più ampio agli impianti fotovoltaici a terra, dalla trattativa tra i due ministri interessati sono uscite fuori alcune eccezioni importanti: per esempio, non saranno interessati dai nuovi divieti gli impianti finanziati nel quadro dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), così come gli impianti da realizzare in specifiche aree come cave, miniere, aree private o in concessione alle Ferrovie dello Stato o agli aeroporti.
L’agrivoltaico, però, è salvo
Ma soprattutto continueranno a essere consentiti gli impianti relativi a progetti di agrivoltaico, che integrano la produzione di energia solare con le attività agricole “e in cui peraltro i pannelli solari fungono anche da protezione per colture sotto di loro” ha spiegato Lollobrigida in conferenza stampa. “Interveniamo e poniamo fine a quello che è una installazione selvaggia del fotovoltaico a terra. Ovviamente, con pragmatismo, salvaguardando alcune aree ma limitando ai terreni produttivi questo divieto”.
Da parte sua, Pichetto ha assicurato che, anche se d’ora in poi (salvo eccezioni) il fotovoltaico si potrà installare solo sui tetti, “l’obiettivo fissati dal Piano nazionale integrato energia e clima di cira 38 gigawatt da energia solare entro il 2030 rimane lo stesso”. Una rassicurazione che però non convince affatto le associazioni ambientaliste, tra tutte Legambiente che attraverso il suo presidente, Stefano Ciafani, parla di una norma “senza senso, che non risolve il problema dell’eccessivo consumo di suolo, denunciato dal mondo agricolo e da quello ambientalista”.
C’è anche un caso Sardegna
Il decreto varato ieri dal governo era stato in un certo senso anticipato da una decisione della nuova presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, che un po’ a sorpresa aveva promosso una moratoria totale sui nuovi impianti rinnovabili (in quel caso, non solo fotovoltaico ma anche pale eoliche), sostenendo la necessità di una regolamentazione delle concessioni al fine di evitare il deturpamento dei paesaggi sardi. Anche in questo caso la decisione era stata fortemente criticata da associazioni come il WWF che aveva parlato di una decisione “anacronistica, che risponde principalmente agli interessi del mondo delle energie fossili (del gas naturale in primis), significa condannare la Sardegna ad un’economia non in linea con la transizione energetica”.
Il nuovo decreto Agricoltura interviene poi su molti altri punti, tra cui incentivi e sostegni alle aziende agricole, interventi per la moria del kiwi (le imprese agricole colpite dalla moria del kiwi possono accedere agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale) e misure contro la peste suina africana e la brucellosi, che affliggono allevatori e agricoltori, e la nomina di un commissario – l’ennesimo – per contrastare la diffusione del granchio blu, una specie aliena particolarmente infestante, nel Mediterraneo. Infine, è stato dichiarato lo stato di emergenza, per 12 mesi, per il deficit idrico in atto in Sicilia: il governo stanzia per questo 20 milioni di euro.