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- La regolamentazione delle nuove tecnologie e la digitalizzazione sono stati uno dei pilastri della legislatura europea in chiusura.
- Con il Digital service act, il Digital markets act e l’AI Act, la prima norma al mondo sull’intelligenza artificiale, l’Unione europea si è trasformata nel cane da guardia del mondo digitale.
- Con poche eccezioni, il tema della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale è marginale nei programmi dei partiti candidati alle elezioni europee.
La digitalizzazione e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale sono stati, in questi anni, temi centrali per la Commissione europea. Questa legislatura, infatti, ha dato luce alle più importanti normative comunitarie in materia. Dopo la pubblicazione nel febbraio del 2020 della strategia sui dati e il libro bianco sull’intelligenza artificiale, in questi quattro anni hanno visto la luce diversi importanti regolamenti: il Digital service act (Dsa), il Digital markets act (Dma) e in ultimo l’AI Act, a cui è stato dato il via solo pochi giorni fa. L’Unione europea si è, di fatto, trasformata nel cane da guardia del mondo digitale, tentando, attraverso le sue legislazioni, provare a porre un argine allo strapotere delle piattaforma digitali, anche se non sempre senza contraddizioni e critiche da parte della società civile. Nonostante ciò, digitalizzazione e intelligenza artificiale appaiono marginali nei programmi dei partiti che si presentano alle prossime elezioni europee.
Digital service act e Digital markets act
Il Digital service act (Dsa), il regolamento sui servizi digitali, e il Digital markets act (Dma), la norma sui mercati digitali, sono due legislazioni approvate il 5 luglio del 2022 dal Parlamento europeo. Insieme compongono il Digital services package (Dsp), entrato in vigore lo scorso anno.
L’obiettivo del Dsp è quello di modernizzare le norme che regolano i servizi digitali nell’Unione europea e garantire che siano adatte allo scopo nell’era digitale; creare uno spazio digitale più sicuro in cui siano protetti i diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali; creare condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo sia a livello globale.
Il Dsa riforma le regole dei servizi digitali, compresi i social media, i marketplace e altre piattaforme online, nominate anche “Vlop” (very large online platforms) e “Vlose” (very large online search engines). Prevede una serie di regole e obblighi per le piattaforme online per garantire una maggiore responsabilità e trasparenza nel trattamento dei contenuti online e nella protezione dei diritti dei consumatori. In particolare, il Dsa stabilisce nuove regole per la rimozione dei contenuti illegali o dannosi, soprattutto sui social network promuove la concorrenza equa e prevede maggiori obblighi di trasparenza e responsabilità per le piattaforme digitali.
Il primo social media sotto inchiesta è X di Elon Musk, accusato a dicembre di violare le norme del Dsa in seguito a un’analisi preliminare, oltre alle “risposte di X a una richiesta formale di informazioni che, tra l’altro, riguardava la diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele”.
Il Dma, invece, mira a regolamentare le grandi piattaforme digitali, definite “gatekeeper”, ossia aziende con una forte posizione economica, un impatto significativo sul mercato interno, attive in più paesi dell’Unione e con una forte posizione di intermediazione. Dato il numero contenuto delle grandi imprese che esercitano un controllo su interi ecosistemi di piattaforme dell’economia digitale – Google, Apple, Meta, Amazon, Microsoft – Consiglio e Parlamento europeo hanno avvertito la necessità di regolamentare questi gatekeeper al fine di garantire un mercato digitale più equo, aperto e competitivo, al fine di tutelare la trasparenza e prevenire quelle pratiche anticoncorrenziali che altrimenti ostacolerebbero l’innovazione e l’efficienza degli operatori di mercato esistenti o nuovi.
L’AI Act
L’AI Act è, invece, il regolamento europeo in materia di intelligenza artificiale, la prima norma complessa su questo tema. Dopo un negoziato serrato tra il Parlamento e il Consiglio, il testo è stato approvato lo scorso dicembre e ha avuto il via libera definitivo dal Consiglio il 21 maggio scorso.
La legge vieta determinate applicazioni dell’intelligenza artificiale in base al livello di rischio. Queste applicazioni comprendono i sistemi di social scoring che classificano i cittadini in base all’aggregazione e all’analisi dei loro dati, la polizia predittiva e il riconoscimento emotivo in ambito scolastico e lavorativo. Il regolamento, però, prevede delle eccezioni, che lasciano un buco normativo e concedono ampia manovra agli stati. L’AI Act non si applica al settore militare, alla sicurezza nazionale e al controllo dei flussi migratori. Ed è sull’ultima eccezione che la società civile, oltre alle numerose deroghe sull’uso del riconoscimento facciale, lo ha apertamente criticato.
I network di associazioni europee che si occupano di diritti digitali, tra cui la rete di ong e accademici chiamata EDRi, hanno denunciato l’uso di intelligenze artificiali rischiose nel settore dell’immigrazione e criticato il parallelismo tra gestione dell’immigrazione, sicurezza nazionale e settore militare.
Dati personali, nuove tecnologie e intelligenza artificiale: come la pensano i partiti politici candidati alle elezioni europee
L’8 e 9 giugno sono in programma le elezioni europee che determineranno la composizione del nuovo Parlamento, ma digitale e intelligenza artificiale sono temi marginali nei manifesti dei partiti che sono sono presentati alle consultazioni. Le proposte sono spesso confuse, in alcuni casi sono solo delle dichiarazioni di intenti, in altri ancora completamente assenti dai programmi, in particolare nei partiti di destra. Abbiamo analizzato cosa dicono i manifesti dei gruppi politici che compongono l’Europarlamento riguardo alla digitalizzazione, la protezione dei dati e l’intelligenza artificiale.
- Partito popolare europeo
- Conservatori e riformisti europei
- Identità e democrazia
- Partito dei socialisti europei
- Verdi
- Renew Europe
- Sinistra europea
- Non iscritti
Partito popolare europeo – Forza Italia: lotta ai crimini informatici, sviluppo dell’intelligenza artificiale per fini militari
Il Partito popolare europeo (Ppe), il gruppo parlamentare al momento più numeroso a cui è affiliata Forza Italia, non ha un punto del suo manifesto elettorale dedicato all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie, probabilmente perché le posizioni sono state esplicitate nel Position paper on digital policy pubblicato nel 2022. Il programma elettorale del Ppe si l’obiettivo di combattere la disinformazione e i crimini informatici, istituendo un’unità europea dedicata. Dedica inoltre molta attenzione al contrasto del cyberbullismo e delle molestie online.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, il programma del Ppe ne fa riferimento nel capitolo dedicato alla sicurezza, sostenendo che l’Agenzia europea per la difesa (Eda) dovrebbe dedicare dei finanziamenti alla ricerca sull’intelligenza artificiale double use, quindi ad uso civile e militare. Sull’intelligenza artificiale è più esplicito il programma di Forza Italia, che propone di “governare la rivoluzione digitale regolamentando i rischi, accelerando gli investimenti in ricerca e sviluppo e incentivando l’innovazione e la diffusione delle nuove tecnologie anche tra i soggetti più fragili e gli anziani” sempre tutelando i diritti fondamentali.
Gruppo dei conservatori e dei riformisti europei – Fratelli d’Italia: l’intelligenza artificiale per le piccole e medie imprese
Nel manifesto del Gruppo dei conservatori e dei riformisti europei (Ecr), a cui è associato Fratelli d’Italia, non c’è un punto dedicato alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. L’unico riferimento alle nuove tecnologie si trova nel punto dedicato alle piccole e medie imprese (pmi). L’Ecr vuole tagliare la burocrazia e le norme per le pmi e spostare quelle risorse “verso l’attuazione e l’applicazione della legislazione esistente, e modernizzando il panorama digitale dell’Ue per stimolare l’innovazione e gli investimenti in tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, il 5G/6G e l’informatica quantistica”.
Il programma di Fratelli d’Italia, invece, dedica un intero capitolo all’intelligenza artificiale, forte del fatto di aver proposto un disegno di legge ad hoc poche settimane fa. Oltre a sostenere le imprese che investono nel comparto, Fratelli d’Italia propone una cabina di regia europea comune, un polo di ricerca comunitario e un aggiornamento degli strumenti per la tutela della proprietà intellettuale.
Identità e democrazia – Lega: tutela della libertà di espressione online e attacco al Dsa
Nel manifesto di Identità e democrazia (Id), in cui confluisce la Lega, il tema dell’intelligenza artificiale non compare. L’unico riferimento al mondo digitale è relativo alla “necessità di proteggere la libertà di espressione, in particolare la libertà di espressione digitale”. Se andiamo a leggere il programma della Lega, la posizione è ancora più radicale. Il carroccio ha definisce il Digital service act come un pericoloso strumento che sembra “favorire il tentativo di controllo delle libere espressioni in rete, finalizzato più alla perdita del senso critico dell’utente online che a una sua reale tutela”.
Partito dei socialisti europei – Partito democratico: “controllare l’intelligenza artificiale e rafforzare i diritti online”
Il gruppo dei socialdemocratici (S&D), il secondo attualmente più numeroso in Parlamento e a cui è associato il Partito democratico (che fa parte a sua volta del Partito dei socialisti europei), ha dedicato un intero capitolo alla sua visione di Europa digitale e inclusiva. Prima di illustrare il programma sul tema, i S&D hanno pubblicato un sondaggio per intercettare le preoccupazioni dei cittadini in materia di intelligenza artificiale, dato loro la possibilità di scegliere quale sia per loro la priorità tra la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, l’accesso a internet per tutti, la protezione dei lavoratori di piattaforma – come i rider – e la protezione dei consumatori online.
Il legame tra nuove tecnologie e tutela del lavoro è esplicitato nel manifesto elettorale. I S&D vogliono assicurare che l’Europa sfrutti il potenziale dell’intelligenza artificiale a tutela della classe lavoratrice secondo il principio del controllo umano, ma soprattutto ribadiscono che la tutela dei diritti di lavoratrici e lavoratori viene prima del profitto delle Big Tech. Pongono l’attenzione anche sugli investimenti nelle infrastrutture pubbliche per permettere l’accesso a internet a una platea sempre maggiore e sulla necessità di perseguire i crimini commessi online.
Verdi – Alleanza verdi e sinistra: economica circolare, diritto alla riparazione e limitazione delle emissioni del settore tech
Il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, a cui è associata Europa verde (che da parte dell’Alleanza verdi e sinistra), negli anni è sempre stato molto attivo sul tema dell’impatto ambientale delle nuove tecnologie. A questo tema è stata dedicata un’intera sezione, Green our tech, in cui il partito dei Verdi europei evidenzia la necessità di un’economia circolare, del diritto alla riparazione e della necessità di limitare le emissioni del settore tecnologico. Anche nel manifesto elettorale, si ribadisce l’importanza dell’economia circolare e di un maggiore controllo delle tecnologie per la transizione ecologica. A livello generale, la posizione è legata all’impostazione ambientalista, ma mancano riferimenti ad altri settori del mondo tecnologico.
Il programma di Avs aggiunge qualche tassello in più. Per Avs bisogna istituire un’agenzia europea di ricerca sull’intelligenza artificiale a capitale interamente pubblico, che tenga insieme un approccio etico, regolamentare, di ricerca e industriale, in contrasto con le Big Tech e per avere un approccio umanista allo sviluppo delle nuove tecnologie.
Renew Europe – Azione, +Europa, Italia Viva: euro digitale, no monopolio del settore tech e approccio etico all’intelligenza artificiale
Il gruppo dei liberali Renew Europe – di cui fanno parte, per l’Italia, Azione, +Europa, Italia Viva – ha dedicato un intero capitolo del proprio sito agli obiettivi raggiunti nella legislatura ormai a termine sul tema del digitale. Ad aprile è stato pubblicato un position paper sulla governance di internet, molto tecnico, ma da cui si possono estrapolare le posizioni di Renew Europe in materia di digitale e tecnologia.
Il fulcro del paper sono le strategie per poter assicurare l’apertura all’internet globale. La priorità di Renew è quella di contrastare la tendenza a frammentare la rete globale di internet in piccole isole che fanno riferimento all’area geopolitica di appartenenza come, ad esempio, la messa al bando di TikTok negli Stati Uniti o il blocco di molte piattaforme in Russia e Cina.
Sempre analizzando le posizioni presenti sul sito, si può dedurre che il gruppo vorrebbe creare una moneta elettronica europea emessa dalla Banca centrale e vorrebbe regolamentare ulteriormente le criptovalute. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, ribadisce i successi ottenuti con l’AI Act e l’importanza di evitare un monopolio del settore in mano alle Big Tech.
Il programma della coalizione dei tre partiti italiani, chiamata Stati Uniti d’Europa, propone la creazione di una vera e propria Silicon valley europea per lo sviluppo delle tecnologie, ma soprattutto ribadisce un approccio etico all’intelligenza artificiale.
Sinistra europea – Sinistra italiana e Rifondazione comunista: controllo umano, impatto sul mondo del lavoro e divieto di bias
Per il gruppo della Sinistra europea, di cui fanno parte Rifondazione comunista e Sinistra italiana in qualità di osservatrice, il tema dell’intelligenza artificiale ha un capitolo apposito. Nel programma si esplicita la necessità di una regolamentazione efficace dell’intelligenza artificiale, con al centro il principio del controllo umano, e di un controllo dell’impatto di queste tecnologie sul mondo del lavoro. Anche Sinistra europea ribadisce la necessità di una digitalizzazione diffusa che non lasci indietro nessun cittadino.
Il gruppo è l’unico ad aver esplicitato nel proprio manifesto elettorale il bisogno di contrastare i bias su base etnica le discriminazioni in generale delle tecnologie, il controllo della digitalizzazione nell’istruzione per tutelare gli e le insegnanti, ma soprattutto il divieto assoluto dell’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi di armamento.
Non iscritti – Movimento 5 stelle: “Intelligenza artificiale al servizio delle persone”
Il Movimento 5 stelle non intende iscriversi a nessun gruppo politico europeo. Il programma del partito si focalizza su due temi: l’euro digitale e l’intelligenza artificiale. Per il Movimento, la Banca centrale europea deve accelerare sul programma dell’emissione della valuta europea digitale “realizzando uno strumento di pagamento gratuito per le persone […] in cui sia garantita anche la privacy, e che sia indipendente dalla presenza di intermediari e così anche più semplicemente programmabile e di più rapida realizzazione”.
All’intelligenza artificiale è dedicato un intero capitolo del manifesto elettorale del Movimento 5 stelle. I pilastri fondamentali per il partito sono la costituzione di una commissione speciale al Parlamento europeo per analizzare e valutare gli impatti economici e sociali dell’intelligenza artificiale nel processo di transizione del mercato del lavoro, e una prospettiva olistica che consideri l’innovazione tecnologica non solo come uno strumento di progresso economico, ma anche come un mezzo per il benessere sociale della comunità. Per il Movimento gli investimenti sull’intelligenza artificiale devono mirare alla prevenzione dei disastri climatici, consentire uno sviluppo etico della transizione lavorativa e contribuire alla transizione digitale delle scuole.