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La Commissione europea ha approvato un piano di aiuti di stato predisposto dal governo italiano, del valore di 1,1 miliardi di euro. Denaro che dovrebbe andare a sostegno di “investimenti per la produzione di attrezzature necessarie a promuovere la transizione verso un’economia a zero emissioni nette”. A spiegarlo è stato, venerdì 8 marzo, lo stesso organismo esecutivo di Bruxelles, secondo il quale il programma è conforme “al piano industriale del Green deal”. Sul quale, peraltro, sono stati effettuati numerosi passi indietro.
Il programma prevede l’erogazione di sovvenzioni dirette alle imprese
Il via libera europeo è stato concesso in virtù del “quadro temporaneo di crisi e transizione” adottato nel 2023, che punta a garantire che i settori considerati cruciali per i cambiamenti necessari al fine di accelerare l’addio ai combustibili fossili non manchino di risorse adeguate. Grazie a tale quadro, gli stati membri possono, fino al 31 dicembre 2025, adottare programmi “semplici ed efficaci limitando il sostegno a una data percentuale dei costi di investimento”.
Secondo quanto indicato dalla Commissione, in termini concreti gli stanziamenti prenderanno la forma di sovvenzioni dirette, al massimo di 150 o 350 milioni di euro per ciascun beneficiario (in funzione delle regioni di intervento). Inoltre, “in casi eccezionali e ferma restando la presenza di determinate garanzie, gli Stati membri possono elargire un sostegno superiore a singole imprese in presenza di un rischio reale di dirottamento degli investimenti al di fuori dell’Europa”.
I settori che potranno beneficiare degli aiuti pubblici in Italia
“Della misura – precisa ancora Bruxelles – potranno beneficiare le aziende che producono attrezzature pertinenti, vale a dire batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori, strumenti per la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del biossido di carbonio, nonché componenti essenziali progettate e principalmente utilizzate come fattori di produzione diretti per la fabbricazione di tali attrezzature o le relative materie prime essenziali necessarie per la loro fabbricazione”.
Un mix piuttosto ampio, dunque, che comprende anche tecnologie dalla dubbia utilità in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici: in particolare per quanto riguarda quelle utili per lo sfruttamento dell’idrogeno e quelle legate alla cattura e stoccaggio di CO2. Tuttavia, non è noto, per ora, quali saranno nello specifico i settori che beneficeranno maggiormente degli aiuti pubblici.