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VIII Municipio di Roma. Si sperimenta un nuovo modello di amministrazione condivisa e collaborativa, in grado di coinvolgere attraverso dinamiche partecipative cittadini e realtà private nel processo di trasformazione degli spazi urbani. Dal 2018 Amedeo Ciaccheri è il presidente di uno dei municipi più dinamici della Capitale, nel quale attraverso la rigenerazione si stanno recuperando spazi di archeologia industriale un tempo abbandonati e dove è nata una comunità energetica rinnovabile e solidale sul tetto di una scuola, primo passo di un’infrastruttura ben più ampia all’insegna della sostenibilità energetica, ambientale e sociale. Il “distretto ostiense” si sta trasformando un vero e proprio hub della creatività, dell’innovazione e già da quest’anno sarà oggetto di un importante intervento di rigenerazione tra i più importanti del territorio.
Con l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto di una scuola del Municipio Roma VIII avete dato vita alla prima comunità energetica interamente pubblica della Capitale. Ci racconta meglio questo progetto?
Tutto è nato da un’associazione di genitori della scuola media Moscati nel quartiere della Garbatella. Si trattava di un’idea molto interessante perché, rispetto ad altri progetti molto validi messi in piedi da altre realtà territoriali, poneva al centro anche il tema della sostenibilità economica. Per questo motivo ci è sembrato giusto, come pubblica amministrazione, sostenerlo con un primo investimento di 40.000 euro. L’impianto fotovoltaico è già stato installato sulla scuola e rappresenta solo il primo passo di un piano più ampio che riguarderà un numero molto maggiore di edifici del Municipio.
Il 24 gennaio scorso è entrato in vigore il decreto del ministero dell’Ambiente per sbloccare la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili. Il progetto del Municipio da lei guidato va oltre, verso una comunità energetica rinnovabile e solidale. Qual è la differenza?
La logica che ci ha mossi è stata quella di far rientrare il progetto della comunità energetica dentro una strategia complessiva di sostenibilità: ovviamente dal punto di vista energetico, favorendo l’uso di fonti rinnovabili al posto di quelle fossili; in secondo luogo dal punto di vista ambientale, limitando la produzione di CO2 nel contesto metropolitano; e in ultima istanza dal punto di vista sociale. Ciò ha voluto dire scegliere di costruire una comunità solidale che valorizzi la circolarità delle risorse economiche prodotte dalla comunità energetica, incanalandole dentro progetti di grande valore sociale per i territori, dalle politiche educative fino al contrasto alla povertà energetica. Si è trattato, in sostanza, di un patto di collaborazione tra istituzioni e cittadini in grado di valorizzare al meglio la natura di un’amministrazione condivisa e collaborativa.
L’idea ora è quella di realizzare nuovi impianti fotovoltaici nella gran parte delle sedi dell’Università Roma Tre e delle scuole del Municipio. In che tempi sarà possibile realizzarli?
Per l’anno appena iniziato abbiamo già progettato simili impianti per tutti gli edifici pubblici – scuole e sedi comunali – del territorio: parliamo di un investimento di 700.000 euro che consentirà di collegare questi edifici alla comunità energetica. Tutto ciò si aggancia alla collaborazione in essere con l’Università Roma 3, che nel prossimo triennio investirà 4 milioni di euro per ristrutturare le proprie sedi.
In questo progetto sono coinvolti molteplici soggetti: oltre al Municipio e all’Università, scuole, genitori, negozianti, cittadini ed enti del terzo settore. Quanto è difficile mettere d’accordo così tante realtà e far convergere le diverse esigenze verso un obiettivo comune?
Mettere d’accordo così tante realtà è senza dubbio una grande sfida ma il tutto sta avvenendo in un clima di assoluta collaborazione. Nei mesi scorsi, attraverso un sondaggio aperto fra i nostri cittadini, abbiamo voluto capire se – una volta nata la comunità energetica – avessero preferito percorrere la strada dell’investimento di comunità oppure quella del risparmio individuale in bolletta: la quasi totalità delle preferenze è andata verso la prima strada. Un risultato che dal un lato ci ha sorpresi, ma che al contempo ci ha convinti di quanto sia importante ormai immaginare nuovi modelli di dinamica partecipativa, in grado di coinvolgere direttamente i cittadini nei processi di trasformazione delle città.
Quanto è importante nei progetti di rigenerazione urbana riuscire a stringere dei patti territoriali tra pubblico e privato? Nel suo Municipio, intorno all’Università Roma Tre, a realtà territoriali e a grandi imprese nazionali e internazionali sta nascendo una sorta di distretto della creatività e dell’innovazione.
Ormai non è solo importante: è semplicemente inderogabile. In un mondo globalizzato, la natura delle città di oggi ha ribaltato l’idea che l’amministrazione centrale possa declinare rapporti di tipo verticale con la società. Ciò perché lo sviluppo economico dei soggetti su un territorio avviene in maniera spontanea, mentre all’amministrazione centrale spetta il suolo di governance e di programmazione. Ormai le aziende sono sempre più interessate a intercettare progetti legati alla responsabilità sociale d’impresa, e noi abbiamo cercato di coinvolgere i soggetti privati in un patto di responsabilità sociale del territorio in grado di incanalare gli investimenti in programmi di utilità collettiva. Negli ultimi anni molti grandi attori della formazione, della creatività digitale e dell’innovazione tecnologica hanno scelto in particolar modo il distretto ostiense come propria sede, facendosi interpreti di una rigenerazione urbana che evita il consumo di territorio e rafforzando la nostra idea di Municipio aperto e interconnesso.
In effetti c’è grande fermento nel Municipio VII sul fronte della rigenerazione urbana. Sta per partire un importante progetto che riguarderà il “Distretto Ostiense”, l’area compresa tra Piazzale Ostiense, il Mattatoio e il Gazometro. Quali sono gli obiettivi?
Metteremo a terra diverse linee di lavoro grazie anche a progetti legati al Giubileo di Roma del 2025 che interverranno sulla riva sinistra del fiume Tevere, sulla via Ostiense e lungo le mura aureliane. Potremo contare su una grande spinta di investimenti pubblici unita all’azione di nuovi soggetti privati che stanno crescendo sul territorio, occupando spazi un tempo vuoti che si stanno trasformando in hub di innovazione. In questo quadro puntiamo a una trasformazione all’insegna della riconnessione, con tanti attori diversi che stanno immaginando come lo spazio pubblico di questo distretto possa essere migliorato dal punto di vista artistico, ambientale, innovativo e della riconnessione digitale. Realizzeremo luoghi di incontro, spazi dedicati allo sport, gallerie artistiche a cielo aperto e miglioreremo i percorsi pedonali dal punto di vista della fruibilità e della sicurezza.