Europee 2024, case green e stop alle auto inquinanti: cosa può saltare (davvero) dopo le elezioni?

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I due provvedimenti, molto contestati in Italia, sono stati approvati in via definitiva. Ma non è escluso che la prossima Commissione Ue decida di rimettere mano ai testi. Cosa dicono le clausole europee e i programmi italiani

«L’Europa nacque per garantire pace, benessere e lavoro, non per imporre le auto elettriche e le case green». A pronunciare questa frase è il ministro Matteo Salvini, intervenuto di recente a una trasmissione di Radio Cusano Campus. A guardare bene, però, il segretario della Lega non è l’unico leader di partito italiano che si è scagliato contro i due provvedimenti-simbolo dell’agenda verde europea. Lo stop alla vendita di nuove auto inquinanti a partire dal 2035 e la revisione degli obiettivi sulle performance energetiche degli edifici sono indubbiamente due dei dossier legislativi europei più contestati in Italia. Entrambi i provvedimenti sono stati adottati senza il voto favorevole del governo di Roma. Ora che le elezioni Europee sono alle porte, ci sono partiti che hanno messo nero su bianco la propria volontà di cancellare, o quantomeno rivedere, le due leggi. Ma quanto è concreta la possibilità che il prossimo Parlamento europeo rimetta davvero mano alla direttiva case green e al regolamento sulle automobili?

Il voto di giugno

La risposta breve è che dipende dall’esito delle elezioni. Buona parte dei dossier del Green Deal è stata approvata grazie a una maggioranza piuttosto estesa, che comprende il centrodestra del Ppe, il centrosinistra di S&D, i liberali di Renew e (solo in alcuni casi) i Verdi. Le ultime proiezioni di Europe Elects sembrano indicare che la composizione del prossimo Parlamento europeo dovrebbe ricalcare grosso modo gli stessi equilibri di potere a cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni. L’unica vera differenza è la crescita delle formazioni politiche di destra – i conservatori di Ecr (di cui fa parte Fratelli d’Italia) e gli estremisti di I&D (di cui fa parte la Lega) – a scapito di una perdita di consensi dei Verdi. Se l’exploit della destra europea dovesse superare le aspettative, il baricentro dell’Eurocamera potrebbe spostarsi verso destra, rendendo più probabile un cambio di direzione sulle politiche ambientali e climatiche del Green Deal che hanno segnato i cinque anni di Commissione europea a guida Ursula von der Leyen.

Programmi europei e programmi italiani

C’è però un altro fattore da tenere in considerazione. La percezione che hanno gli italiani della direttiva case green e del regolamento sulle auto non è la stessa dei cittadini di altri Paesi dell’Unione europea. Per accorgersene è sufficiente confrontare i programmi elettorali dei partiti italiani e quelli delle famiglie politiche europee di cui fanno parte. Il documento programmatico di Forza Italia, per esempio, parla di una «revisione della direttiva case green» e della necessità di tutelare il settore dell’automotive dalle «follie ideologiche sostenute dalla sinistra». Eppure, entrambi i provvedimenti sono passati anche con i voti favorevoli di alcuni eurodeputati del centrodestra del Ppe, di cui la stessa Forza Italia fa parte. A differenza del documento programmatico di Forza Italia, il programma dei Popolari europei non menziona neanche una volta la direttiva case green, mentre sulle auto si limita a dire che «c’è bisogno di più tecnologia, non di divieti».

Un cortocircuito simile lo si nota anche nel programma di Azione, che include la richiesta di «rendere più flessibile la direttiva case green». Lo stesso Carlo Calenda ha espresso qualche dubbio in merito ad alcuni provvedimenti dell’agenda verde europea in un evento organizzato da Confcommercio: «Il Green Deal così com’è non funziona. Se rispetti la sostenibilità non scrivi cose a cavolo», ha detto il leader di Azione. A guardare bene, però, il regolamento sullo stop alle auto inquinanti dal 2035 vede come relatore al Parlamento europeo Jan Huitema, eurodeputato olandese di Renew, la stessa famiglia politica di cui fa parte Azione e che nel proprio programma non inserisce nessun riferimento alla necessità di rivedere il regolamento sulle auto o la direttiva sulle case.

Per quanto riguarda gli altri partiti italiani, Lega e Fratelli d’Italia sono le forze politiche che criticano con più forza i due dossier del Green Deal, ma a differenza di Azione e Forza Italia la loro posizione è perfettamente in linea con quella delle proprie famiglie politiche di riferimento. Nel suo programma, il partito guidato da Matteo Salvini chiede di «cancellare la direttiva case green» per non «sacrificare il nostro patrimonio immobiliare sull’altare dell’efficienza energetica». Per quanto riguarda le auto, invece, la Lega chiede di «salvaguardare il futuro del motore endotermico eliminandone la messa al bando dal 2035». Fratelli d’Italia, come la Lega, ha votato contro i due provvedimenti al Parlamento europeo. E nel programma pubblicato in vista delle Europee chiede di «modificare radicalmente la direttiva sulle case green» e «cancellare il blocco alla produzione di auto a motore endotermico dal 2035».

Tra i favorevoli alla direttiva case green e allo stop alle auto inquinanti ci sono Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, che al Parlamento europeo hanno sostenuto entrambi i provvedimenti. Il Pd di Elly Schlein non ha un proprio programma in vista delle elezioni, ma il manifesto del Partito Socialista Europeo – di cui il Pd fa parte – non menziona mai esplicitamente i due dossier. La linea generale, in ogni caso, è piuttosto chiara: «dare attuazione a un Green Deal dal cuore rosso, basato sull’alleanza tra politiche sociali ed ecologiche». A difesa dell’agenda verde europea si schiera anche il Movimento 5 stelle, che nel proprio programma plaude all’approvazione della direttiva case green e definisce «irreversibile» la transizione verso la mobilità elettrica. Alleanza Verdi-Sinistra parla della necessità di «difendere e rafforzare il Green Deal» dagli attacchi delle «forze politiche conservatrici». Per quanto riguarda l’efficientamento degli edifici, il programma di Avs chiede l’istituzione di un «Fondo europeo per gli investimenti ambientali e sociali di almeno 2mila miliardi di euro».

L’impegno al 2030

Sia la direttiva sulle case green, sia il regolamento sulle auto sono stati approvati in via definitiva. Questo significa che soltanto la nuova Commissione europea potrebbe chiedere una revisione dei due dossier. «La composizione del Parlamento europeo», precisano a Open fonti dell’Eurocamera, «ha un evidente impatto sul contenuto della legislazione che viene adottata». In altre parole, se alle elezioni di giugno dovessero prevalere forze politiche critiche nei confronti del Green Deal, non è escluso che i due dossier possano essere modificati. In ogni caso, fanno notare dal Parlamento europeo, entrambi i provvedimenti fanno parte del Fit for 55, il pacchetto di leggi attraverso cui l’Ue si è impegnata a ridurre del 55% le proprie emissioni climalteranti entro il 2030. Questo significa che se si riduce il grado di ambizione su case e auto, bisognerebbe rafforzare gli impegni «in altri settori, affinché l’Ue possa comunque raggiungere gli obiettivi prefissati».

I periodi di ricognizione

C’è poi un altro elemento da tenere a mente. Le versioni finali della direttiva sulle case green e del regolamento sulle auto prevedono una sorta di momento di ricognizione per verificare l’effettiva possibilità di raggiungere gli obiettivi fissati. Nel caso della direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, la Commissione europea è incaricata di revisionare il provvedimento nel 2028, alla luce dei progressi fatti dai diversi Stati membri fino a quel momento. Lo stesso avverrà anche per quanto riguarda il regolamento sulle auto. In questo caso, la Commissione europea è incaricata di redigere un report a cadenza biennale, a partire dal 2025, sui progressi del settore automotive nella riduzione delle emissioni.

Il nodo e-fuels

Il regolamento sulle automobili è il file legislativo su cui è più probabile che il prossimo Parlamento europeo interverrà per introdurre deroghe o modifiche. Già lo scorso anno, la Commissione Ue ha annunciato l’intenzione di presentare una proposta per escludere dal divieto del 2035 tutti quei veicoli a motore che utilizzano il 100% di e-fuels, ossia di carburanti sintetici o biologici. Si tratta di una deroga chiesta a gran voce dal governo italiano, ma contestata da diverse associazioni ambientaliste, convinte che i carburanti in questione non siano davvero sostenibili. Nei prossimi mesi, l’esecutivo Ue proporrà di escludere i veicoli alimentati al 100% da e-fuels dal divieto che scatterà nel 2035. Se questa proposta dovesse essere respinta, precisano fonti del Parlamento europeo, «la Commissione ha detto che proporrà una revisione dell’intero regolamento» sulle emissioni delle auto.

In copertina: Il Parlamento europeo di Strasburgo (Dreamstime/Ivan Katsarov)

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