Siccità, tra poco in tutto il Sud Italia finirà l’acqua per l’agricoltura

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Situazione siccità sempre più grave: l’unica buona notizia è che le falde acquifere sono state poco intaccate, ma servono investimenti.
  • In Sicilia l’emergenza idrica è conclamata, con razionamenti dell’acqua in diverse zone, ma è tutto il Mezzogiorno a essere in crisi.
  • Nel tavoliere delle Puglie, il granaio d’Italia, già oggi non c’è più acqua per l’agricoltura ma solo per uso potabile.
  • Entro tre settimane, secondo l’Anbi, praticamente tutto il Sud del Paese verserà nella stessa situazione.

Non solo Sicilia. Se questo caldo e questa assenza di piogge dovesse continuare, come sembra, entro tre settimane tutto il centro-sud dell’Italia non avrà a disposizione più acqua per l’agricoltura, ma giusto il necessario per bere, lavarsi, cucinare. Una situazione catastrofica, che in alcune zone è già realtà, come ad esempio nel foggiano.

La crisi idrica che sta colpendo l’Italia rischia seriamente di acuirsi entro il mese di agosto, con molte regioni del Sud, ma anche l’Abruzzo ,che potrebbero rimanere completamente a secco. L’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) lancia l’allarme, evidenziando una situazione già drammatica che peggiora di giorno in giorno.

Dove sta per finire l’acqua per l’agricoltura

L’ultimo report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche infatti rileva che tra il 21 e il 22 luglio si sono verificati 54 eventi meteorologici estremi, ma le precipitazioni intense non sono riuscite a contrastare la siccità. Anche perché, come sappiamo, difficilmente l’evento estremo, che segue un lungo periodo di siccità, consente ai terreni secchi di assorbire correttamente l’acqua piovana. In particolare, l’invaso di Occhito, tra Molise e Puglia, ha perso oltre 15 milioni di metri cubi d’acqua in otto giorni. Attualmente, la diga sul fiume Fortore trattiene solo 77 milioni di metri cubi, destinati quasi esclusivamente all’uso potabile. Francesco Vincenzi, Presidente di Anbi, avverte: “E’ reale il rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino.”

In Abruzzo, la situazione è altrettanto critica. Il bacino di Penne è ormai prosciugato e l‘invaso di Chiauci si esaurirà entro metà agosto, compromettendo sia l’agricoltura della Piana del Trigno sia l’uso civile nei comuni costieri di San Salvo e Vasto. Anche le sorgenti ai piedi della Maiella, che storicamente non hanno mai sofferto per mancanza d’acqua, stanno registrando portate minime storiche.

Siccità in Sicilia, ma anche in Sardegna

La Sicilia è la regione di cui sappiamo di più, con interi laghi scomparsi per la siccità, e non c’è neanche bisogno di ripetersi: l’isola sta vivendo una delle peggiori annate dal punto di vista idrico, con un deficit pluviometrico che supera il 60 per cento su base annua. Gli invasi regionali trattengono solo 267 milioni di metri cubi d’acqua, ma solo 122 milioni sono realmente utilizzabili. Molti bacini sono già a secco e la provincia di Caltanissetta e altre zone dell’isola stanno subendo razionamenti idrici, con gravi ripercussioni sull’agricoltura. Anche la Sardegna però è in crisi: le dighe dell’isola trattengono solo il 57 per cento el volume autorizzato, con l’irrigazione già interrotta in diverse aree. In Calabria, Basilicata e Campania, le riserve d’acqua sono ai minimi storici e le riduzioni nell’erogazione idrica stanno colpendo sia l’uso agricolo che civile.

Addio (per sempre?) al lago Pergusa a causa della siccità in Sicilia © ALBERTO PIZZOLI/AFP via Getty Images

Al Centro Italia, la situazione non è molto migliore. In Lazio, i livelli dei laghi continuano a scendere, mentre in Umbria il lago Trasimeno è sempre più asciutto. Le Marche e la Toscana vedono cali significativi nei livelli dei loro fiumi e bacini. Il Nord Italia presenta un quadro contrastante. Dopo la siccità estrema del 2022 e un inverno asciutto nel 2023, quest’anno ha visto un recupero idrico. I grandi laghi come il Maggiore e il Sebino registrano livelli di riempimento superiori alla media e il fiume Po mantiene portate sopra le medie mensili. Tuttavia, anche qui ci sono segnali di allarme, con riduzioni nelle portate di alcuni fiumi.

“L’odierna fotografia dell’Italia idrica – conclude Massimo Gargano, Direttore generale di Anbi – è quella di un Nord sovrabbondante d’acqua e di un Centro-Sud arso dalla siccità, dove sono a rischio asset economici importanti quali l’agricoltura ed il turismo. Va assunta consapevolezza, ad ogni livello, che il clima è cambiato e che necessita un nuovo modello per il territorio, dove resilienza non può che accompagnarsi con manutenzione, infrastrutture ed innovazione”.

Per fortuna resistono le falde acquifere

La crisi idrica in Italia sta raggiungendo livelli preoccupanti, e se non verranno presi provvedimenti urgenti, le conseguenze per l’agricoltura e le comunità locali potrebbero essere disastrose nel prossimo futuro. Fortunatamente, in mezzo a questo disastro, qualche buona notizia comunque c’è: le acque sotterranee, le cosiddette falde, la più strategica e rilevante risorsa idrica italiana che, garantisce l’84 per cento del fabbisogno idropotabile, oltre a una parte significativa delle esigenze agricole e industriali, “stanno risentendo meno della diminuzione delle piogge e delle elevate temperature rispetto alle risorse idriche superficiali. Secondo Daniela Ducci, docente di Geologia dell’Università Federico II di Napoli, e consigliere del Direttivo nazionale della Società geologica italiana, le falde acquifere “rimangono un serbatoio naturale per “immagazzinare” le acque di pioggia che si infiltrano, garantendone inoltre un’ottima qualità, in quanto ben protette dalle rocce che le contengono.

Alla risorsa che ogni anno si rinnova, si aggiungono cospicue riserve profonde di acqua non completamente rinnovabili, ma che potrebbero essere utilizzate nei periodi “critici”, come fonti di emergenza, da reintegrare nei periodi più piovosi”. Facile a dirsi, più impegnato a farsi: riuscire a utilizzare quella riserva d’acqua infatti pressupone l’individuazione delle rocce serbatoio, la redazione di bilanci idrogeologici, la sostenibilità dei prelievi e la valutazione della qualità delle acque: ecco perché ricerche e investimenti in un vero piano anti-siccità rimangono elementi fondamentali.

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