L’Etiopia è il primo paese al mondo a vietare le auto termiche. Sogno o realtà?

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L’Etiopia vieta le auto termiche. D’ora in poi importerà solo auto elettriche. Ma rimangono interrogativi sulla concretezza di questa transizione.
  • Il ministro dei Trasporti etiope ha annunciato lo stop immediato all’importazione di auto a motore termico.
  • La decisione anticipa quella della Norvegia, che ha fissato lo stesso obiettivo al 2025.
  • Mancano però ancora diversi dettagli sull’implementazione di un piano così radicale in così breve tempo.

L’Etiopia è il primo paese al mondo a vietare l’importazione delle auto a motore endotermico, quindi alimentate a combustibili fossili. Solo elettrico: è questa la decisione annunciata dal ministro dei Trasporti e della Logistica, Alemu Sime, che con l’occasione ha presentato il completamento del piano logistico nazionale denominato “Trasporto verde”.

Insomma, se Unione Europea, Usa, Canada e altri hanno fissato al 2035 la data ultima per le auto termiche (e la Norvegia per il 2025), il paese africano ha battuto tutti sui tempi, confermando il bando immediato.

Le motivazioni non sono (solo) di carattere ambientale ma il peso più grosso ce l’hanno le questioni economiche. E poi ancora non si capisce come faranno gli etiopi a potersi permettere tutti un’auto elettrica e quale sia il ruolo della Cina, il più grande produttore di auto elettriche al mondo, che da anni interviene direttamente nell’economia dei paesi africani sostenendo economicamente la costruzione di grandi infrastrutture.

L’Etiopia vuole ridurre i costi di importazione del petrolio

Due sono le ragioni principali che stanno dietro allo stop alle importazioni di auto termiche: in primo luogo, l’Etiopia ha avviato un percorso dedicato all’impiego di energie provenienti da fonti rinnovabili e questa decisione suggella un lungo percorso iniziato 20 anni fa. Ma soprattutto, fanno presente gli esperti, il governo etiope ha l’esigenza di ridurre i considerevoli costi legati all’importazione di petrolio e dei suoi derivati.

Nel corso dell’anno precedente, il paese africano ha destinato circa 6 miliardi di dollari all’importazione di combustibili fossili, con la metà di questa considerevole somma destinata proprio al settore dei trasporti. L’incremento dei costi delle importazioni è aggravato dalla scarsità di valuta estera necessaria per l’acquisto di beni, un fattore che sta catalizzando un’accelerata transizione verso un’economia sostenibile e autosufficiente.

Come si passerà, concretamente, all’uso della sola auto elettrica

Quando si parla di energia, l’Etiopia sostiene di poter contare su un 97 per cento di elettricità prodotta da fonti rinnovabili. È una percentuale altissima e la spiegazione sta nel fatto che la principale fonte è l’energia idroelettrica e non, come verrebbe da pensare quando si parla di fonti rinnovabili strettamente dette, solare ed eolico: a breve sarà inaugurato il più grande impianto idroelettrico africano con la diga chiamata Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd) che sarà in grado di generare 6,5 gigawatt a pieno regime. Ma il progetto ha già ricevuto numerose critiche da parte di Egitto e Sudan, preoccupati per l’approvvigionamento del Nilo.

Detto questo, mancano diversi dettagli da parte del Parlamento etiope sul piano di abbandonare l’auto termica. Ad esempio, ci si chiede come faranno i cittadini etiopi, il cui reddito medio pro capite è minore di 1000 dollari (nel vicino Kenya è più del doppio), a permettersi di acquistare un’auto elettrica. Rimane ancora da capire, infatti, quanto petrolio il governo ha intenzione di importare da adesso in. poi, poiché da questo dipenderanno molti automobilisti che fanno uso di veicoli a benzina e diesel.

E poi rimane anche da capire quali e di che portata saranno gli eventuali incentivi che il governo vorrà introdurre per sostenere il passaggio definitivo ai veicoli elettrici. Nel suo annuncio, il ministro si è limitato a evidenziare che nel 2022 erano state introdotte esenzioni dall’imposta sul valore aggiunto (iva), dalle accise e dalle imposte sul consumo per le auto elettriche. Non è chiaro se il governo intenda reintrodurre esenzioni simili. Infine, Alemu Sime ha detto che verranno potenziate le infrastrutture viabilistiche, tra cui gli aeroporti, e una nuova viabilità fluviale sfruttando le acque del fiume Baro.

Sicuramente quello di Sime è un segnale forte, che si spera venga raccolto dal mercato globale. Ma allo stesso tempo la decisione etiope non deve trasformarsi in un boomerang per il destino dell’auto elettrica: l’unica è attendere che vengano dipanati tutti i dubbi intorno a questa importante scelta.

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