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BOLOGNA – Infettato un allevamento a Piacenza. E nuovi focolai di peste suina in Lombardia e Piemonte. A parlare di “situazione sempre più preoccupante” è la Coldiretti Emilia-Romagna, che denuncia un “grave pericolo per le nostre aziende. Serve aumentare gli investimenti finalizzati a garantire una maggiore biosicurezza negli allevamenti”.
A Modena, in particolare, “malgrado le ripetute sollecitazioni e i suggerimenti, c’è un grave ritardo nell’applicazione dei regolamenti per il contenimento dei cinghiali”, solleva il caso Coldiretti. In provincia di Modena, attacca l’associazione di categoria, “manca la seria volontà di rendere operativi i mezzi a disposizione degli agricoltori, mentre sembrano prevalere gli interessi di chi nella presenza dei cinghiali trova solo l’occasione per un momento di divertimento”. Gli agricoltori “sono esasperati– afferma l’associazione di categoria- per questo è necessario intervenire con urgenza per trovare soluzioni definitive e immediate per eradicare i cinghiali dal territorio, aiutare le imprese e difendere una filiera produttiva di vitale importanza per la nostra provincia”.
LE RICHIESTE ALLE REGIONI DI PIANI DI INTERVENTO STRAORDINARIO
Gli agricoltori continuano per questo a chiedere alle Regioni “piani di intervento straordinario per il contenimento della fauna selvatica incontrollata”, in particolare dei cinghiali. “Serve intervenire con urgenza con un piano di contenimento dettagliato”, afferma Coldiretti. Il rischio, sostiene l’associazione, è che la peste suina “si diffonda in maniera ancora più capillare, mettendo in ginocchio un comparto chiave del nostro agroalimentare come quello suinicolo, già sofferente per gli indennizzi ancora non arrivati e con la necessità di avere le risorse necessarie a coprire i danni subiti con i blocchi sanitari”. Allarmata anche Confagricoltura, che da Piacenza punta il dito contro il commissario straordinario.
“Ha sparigliato le carte e s’è dimesso- afferma il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini- è il secondo. Dopo riunioni e proclami ha mollato tutto e se n’è andato”. Gasparini ricorda che “da almeno 10 anni denunciamo la presenza dei cinghiali e i rischi che comportano. E ora la peste suina è entrata negli allevamenti. Era questione di tempo”.
I cinghiali nei boschi “stanno morendo”, afferma Gasparini, ma “muoiono di peste, soffrendo e infettando l’ambiente. Non sarebbe stato meglio gestirne la popolazione con strumenti più civili? L’ipocrisia è esasperante, a poco serve raccogliere firme ora e chiedere un cambio di passo”.
A Piacenza, rimarca Gasparini, “stanno per essere abbattuti centinaia di capi, dopo gli investimenti fatti per innalzare la biosicurezza ai massimi livelli e dopo aver fornito ai maiali persino palle per giocare, perché in allevamento va rispettato il benessere animale anche nelle sue declinazioni più folli”.
“RIDICOLO RECINTARE CON LE RETI LE ZONE INFETTE”
Per Gasparini appare dunque “ridicolo l’approccio della prima ora che voleva recintare con reti le zone infette. Di fronte a una malattia o si interviene con un vaccino o si elimina il vettore. E il principale vettore sono i cinghiali. Si è perso del gran tempo con un approccio sbagliato, il sistema è troppo ripiegato sulla colpevolizzazione dell’allevamento”. Per questo, afferma Gasparini, “occorrerebbe un commissario che conosca il nostro territorio e le nostre necessità. Auspichiamo sia nominato un veterinario, più esperto di abbattimenti che di biosicurezza, che agisca per il bene degli allevamenti”. Contro la Regione si scaglia Giancarlo Tagliaferri, consigliere regionale Fdi. “La filiera delle produzioni salumiere Dop del piacentino è seriamente a rischio- afferma- e desta rabbia la totale nullafacenza di una giunta che conta solo i giorni che la separa dalle prossime elezioni regionali”.