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- La toxoplasmosi sta declinando rapidamente sia in Europa che nelle zone industrializzate.
- Per molti anni il gatto è stato erroneamente colpevolizzato come veicolo principale di contagio.
- Conoscere la patologia è essenziale soprattutto durante la gravidanza perché può portare a complicazioni a livello fetale.
La toxoplasmosi non fa più paura. E non è più come qualche anno fa quando, complice una cattiva informazione e tante dicerie, si guardava a questa malattia come uno spauracchio incombente non solo per i nostri amici a quattro zampe, ma anche e soprattutto per le donne incinte e i loro feti. In questo ultimo caso il pericolo è dato dal fatto che l’infezione può passare al bambino attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni o addirittura l’aborto o la morte in utero. In Europa, e nelle aree industrializzate in generale, si sta osservando un declino della sieroprevalenza, un dato che lascia ben sperare per un controllo sempre maggiore della patologia e della sua diffusione. In ogni caso, comunque, la malattia va conosciuta proprio per affrontarla al meglio e senza paure. Per questo motivo MyLav, laboratorio di analisi veterinarie, ha coinvolto due suoi esperti – il dottor Luigi Venco (board-certified al college europeo di parassitologia veterinaria) e la dottoressa Francesca Tamarozzi (esperta in parassitologia) per fare il punto sulla toxoplasmosi, su cosa comporta e, soprattutto, sulle possibili prevenzioni.
La toxoplasmosi, questa sconosciuta
La toxoplasmosi sta conoscendo un rapido declino per quel che riguarda la sua diffusione fra le gestanti. Un esempio? In Francia negli anni Sessanta la sieroprevalenza nella donne in gravidanza era dell’80 per cento, ma è scesa al 44 per cento a inizio dell’anno 2000. L’Italia, sotto questo profilo, può essere considerata un paese a prevalenza media, dove circa il 30 per cento delle donne al momento della prima gravidanza ha già contratto l’infezione e quindi ha già anticorpi che proteggono nei confronti del parassita. Il protozoo Toxoplasma gondii compie un ciclo biologico complesso che prevede una fase intestinale, esclusivamente nel gatto e altri felini (vengono chiamati ospiti definitivi), e una extra-intestinale, nei tessuti sia dell’ospite definitivo che in altri animali, uomo compreso (chiamati, in questo caso, ospiti intermedi). L’infezione può essere contratta in molti modi. Il principale è tramite l’ingestione delle forme parassitarie emesse dal gatto con le feci (le cosiddette oocisti). Queste oocisti non sono mai subito infettanti (cioè capaci di causare una infezione), ma lo diventano nell’ambiente in un periodo di tempo variabile, anche se mai inferiore a 24 ore. Un gatto infetto elimina oocisti una sola volta nel corso della sua vita e per un periodo limitato che non supera le due settimane, ma le oocisti che vengono disperse nell’ambiente (giardini, orti, parchi, acque) sono molto resistenti.
La toxoplasmosi e la gravidanza
La toxoplasmosi può essere contratta tramite ingestione delle forme parassitarie presenti nei tessuti (cioè nella carne) degli animali ospiti intermedi. La carne che più frequentemente contiene questa forma “dormiente” del parassita è soprattutto quella suina, seguita da quella ovina. Queste cisti possono anche essere presenti nella selvaggina. Nell’uomo, si stima che la via di infezione alimentare sia quella in assoluto più frequente, anche se le percentuali variano in base all’area geografica e alle abitudini alimentari.
Dopo l’infezione, il parassita rimane latente nei tessuti, senza normalmente dare alcun problema di salute. La maggior parte delle persone è asintomatica o ha solo sintomi aspecifici, e se si ha una risposta immunitaria efficace e vengono prodotti anticorpi, l’infezione diventa quiescente. Il rischio maggiore è per le persone immunodepresse e per le gestanti che contraggono per la prima volta l’infezione. La possibilità di trasmettere il parassita al feto attraverso la placenta, infatti, aumenta con il progredire della gestazione, ma il rischio di danni diminuisce con il progredire della stessa. Le donne a rischio sono quelle che risultano negative al test anticorpale per la toxoplasmosi (test incluso nel pannello Torch) che dovrebbe essere eseguito in previsione di una gravidanza e comunque sempre entro il primo trimestre.
Cosa è importante sapere
Per conoscere e quindi per affrontare al meglio la toxoplasmosi è bene prestazione attenzione a dei punti fondamentali che diventano importantissimi per prevenire la patologia.
Non è pericoloso:
- Vivere con un cane. Il cane non trasmette la toxoplasmosi, ma può fungere da trasportatore meccanico di oocisti dall’ambiente, esattamente come ogni altro membro della famiglia o oggetto portato in casa.
- Vivere con un gatto. La convivenza con un gatto è stata dimostrata non essere un fattore di rischio.
È pericoloso:
- Mangiare verdure crude (anche se lavate con detergenti o disinfettanti perché non uccidono le oocisti).
- Mangiare salumi crudi, anche se stagionati o trattati con altri metodi di conservazione diversi dalla cottura.
- Mangiare carni non cotte accuratamente (non vanno assaggiate durante la cottura). E’ importante, inoltre, evitare di assumere prodotti che siano stati in contatto con superfici su cui si sono manipolati alimenti potenzialmente contaminati. Se le carni sono importate da fuori Europa (specialmente Sud America), dove ci sono varianti più aggressive del parassita, ciò può essere rischioso anche per le donne incinte già immuni.
- Mangiare frutti di mare crudi.
- Bere latte non pastorizzato (in particolare ovino e caprino).
- Fare viaggi al di fuori dell’Europa, Stati Uniti e Canada, dove le norme igieniche sono minori e vi è la circolazione di varianti aggressive del parassita.
- Dedicarsi ad attività che comportano il contatto con terreno potenzialmente contaminato senza protezioni (guanti) o non lavandosi accuratamente le mani (per esempio se si fa giardinaggio).
La malattia e i gatti
Nel gatto (fatta eccezione, in alcuni casi, per i gatti immunodepressi) l’infezione da toxoplasma gondii decorre in forma quasi costantemente asintomatica e solamente dopo la prima infezione il gatto rilascia oocisti con le feci, per un periodo di tempo molto limitato. Testare i felini di casa per la malattia è possibile, se i proprietari lo richiedono, e può essere prudente se in famiglia c’è una gestante sieronegativa per la toxoplasmosi. Ma come interpretare i risultati dell’esame?
- Se il gatto è positivo IgG significa che ha già superato l’infezione e non elimina più oocisti.
- Se il gatto è positivo IgG e IGM vuol dire che la fase di eliminazione oocisti è terminata.
- Quando il gatto è negativo IgG e positivo IgM può voler dire che questo ha probabilmente terminato la fase di eliminazione di oocisti, ma è opportuno mantenere alcune norme igieniche ed eventualmente eseguire un test sulle feci per la ricerca del parassita.
- Infine, se il gatto è negativo a IgG e IgM, significa che si tratta di un felino non ancora infettato, quindi potrebbe infettarsi ed eliminare in seguito oocisti.
- Contrariamente a quanto viene comunemente interpretato quindi, (esattamente come per la gestante) sono i gatti siero-negativi che necessitano di particolari precauzioni. In quest’ultimo caso, perciò, potrebbe essere opportuno applicare alcune norme igieniche specifiche.
- Alimentare il felino con cibo industriale o comunque con carni sempre ben cotte.
- Impedire che il gatto eserciti la predazione nutrendosi di piccoli roditori o uccellini.
- Far cambiare e pulire con acqua bollente la cassetta per le deiezioni almeno una volta al giorno da un’altra persona (le oocisti non diventano mai infettanti prima di 24 ore dalla loro emissione con le feci).
Anche nel caso della toxoplasmosi, quindi, una conoscenza approfondita della malattia e i consigli, sia del veterinario che del medico curante, possono essere decisivi per scongiurare problemi e disagi per noi e per i nostri piccoli amici a quattro zampe.