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PARMA – Un altro riconoscimento per i crediti di sostenibilità. Il progetto lanciato due anni fa dal Parco dell’Appennino tosco-emiliano sui servizi ecosistemici offerti dai boschi è stato presentato oggi come esempio virtuoso di strumento per lo sviluppo sostenibile in un seminario dell’Asvis, la rete di oltre 300 soggetti impegnati dal 2016 nella realizzazione in Italia dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite. La giornata di lavoro, che si è svolta nella sede della Provincia di Parma con il patrocinio della Regione, si è infatti conclusa con la cerimonia in cui -in piena trasparenza- l’ente Parco ha consegnato i certificati dei crediti alle oltre 30 aziende che li hanno acquistati nel 2023.
I crediti sono in particolare legati ai servizi ecosistemici- assorbimento di Co2, legname, riduzione del rischio idrogeologico, ma anche offerta di spazi ricreativi e turistici– che i boschi possono offrire se gestiti in maniera sostenibile. Nel caso del Parco nazionale, a garantire l’attuazione di buone pratiche ambientali su 26.000 ettari di aree verdi (la più ampia superficie in Italia soggetta a certificazione) sono i due enti Pefc e Fsc, che applicano standard scientifici di contabilità degli asset naturali. I crediti generati sono quindi venduti ad aziende, cooperative, e anche singoli cittadini che li usano per compensare le emissioni inquinanti delle loro attività non altrimenti eliminabili. I proventi, infine, vanno anche a remunerare le comunità montane (in molti casi proprietarie collettive dei boschi) per i maggiori costi derivanti dalle pratiche non tradizionali.
Secondo l’Asvis, dunque, il progetto del Parco nazionale non solo rappresenta un esempio pionieristico di valorizzazione economica dei servizi ecosistemici (dal convegno è emersa con forza la richiesta di una legge nazionale in materia), ma anche un elemento da considerare per riequilibrare, nella pianificazione urbanistica, i rapporti tra le aree interne a rischio spopolamento e le città. La produzione di crediti ha intanto visto l’anno scorso un aumento del 272% rispetto al 2022: sono passati da 4.009 a 14.933. Di questi ne sono stati venduti 3.600, per un valore economico di 105.000 euro. La stima dell’ente Parco per il 2024 è di raddoppiare questa cifra “e arrivare anche a 400 o 500.000 euro”, dice il presidente Fausto Giovannelli. Che commenta: “La nostra è una iniziativa concreta e in corso di applicazione dei concetti della contabilità ambientale e della misurazione dei servizi ecosistemici”.
I boschi dell’Appennino tosco emiliano, continua Giovannelli, “hanno circa un miliardo di alberi. Sono la nostra Amazzonia, un un patrimonio importante da sottrarre alla coppia ‘abbandono’ e ‘taglia e brucia’ e da includere in un’idea di sviluppo sostenibile, circolare, e anche di relazione tra l’Appennino e le città e tra i produttori di servizi ecosistemici e i loro beneficiari”. Nel suo intervento Giovannelli loda poi gli usi civici, proprietà collettive di ampie superfici boschive, che “secondo molti sono residui di Medioevo ma hanno invece dimostrato una grande sensibilità rispetto a una visione che è una sorta di rivoluzione culturale per i boschi d’Appennino”. Una sensibilità e una cultura che evidentemente era sottotraccia nelle comunità di crinale che abbiamo incontrato“, chiude il presidente del parco nazionale.
Tra i 30 nuovi possessori dei crediti ci sono il colosso cooperativo della ristorazione Cirfood, la coop sociale reggiana l’Ovile e la Banca cooperativa felsinea che, tramite il suo comitato giovani soci ha acquistato 50 Crediti di sostenibilità, pari a 50 tonnellate di CO2.