https://www.dire.it/27-01-2024/1003283-in-abruzzo-un-giovane-grifone-torna-in-liberta/
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ROMA – Il pomeriggio di domenica 26 novembre 2023 sembrava scorrere come tanti altri, almeno fino a quando il GPS di un giovane grifone, monitorato nell’ambito della collaborazione tra Rewilding Apennines e Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro, non ha segnalato un’anomalia: l’animale era fermo da troppo tempo. Non è strano per i grifoni fermarsi nello stesso posto per diverse ore, soprattutto in presenza di cibo, ma un soggetto fermo in un punto da giorni desta immediatamente dei sospetti. Nutrendosi esclusivamente di carcasse, infatti, non è raro che i grifoni siano vittime di avvelenamenti e intossicazioni. Carcasse avvelenate per colpire i grandi predatori hanno già mietuto vittime anche tra i grifoni durante la scorsa primavera e nei mesi a seguire. Altre volte, invece, capita che questi necrofagi si nutrano dei resti di animali selvatici cacciati, o bracconati, con munizioni contenenti piombo, e questo, accumulandosi nei tessuti, può intossicare il grifone e, nei casi più gravi, ucciderlo.
I field officer di Rewilding Apennines, notata l’anomalia, si sono immediatamente recati sul posto per un sopralluogo, ma in un primo momento, a causa del buio, non è stato possibile individuare l’animale. Il mattino seguente, quindi, è stato effettuato un secondo tentativo, e il grifone, infreddolito e debilitato, è stato individuato e catturato con la collaborazione del Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro. L’animale è stato poi trasportato verso il CRFS (Centro Recupero Fauna Selvatica) Lipu di Roma, dove sono stati eseguiti tutti gli accertamenti del caso. Il giovane grifone, nonostante la presenza di piombo nel sangue in quantità leggermente superiori alla soglia considerata tossica, si presentava in discrete condizioni fisiche. I risultati delle analisi, eseguite dopo diversi giorni dal momento in cui dovrebbe essersi alimentato per l’ultima volta, fanno pensare che si fosse nutrito di scarti di macellazione di animali cacciati con l’uso di munizioni contenenti piombo, rimanendone intossicato e non riuscendo a riprendere il volo.
Per fortuna l’avvoltoio si è dimostrato da subito un combattente e ha ripreso a nutrirsi dopo poco tempo dall’arrivo al CRFS Lipu. Nonostante le ottime premesse, però, l’animale ha impiegato oltre un mese a tornare in condizioni tali da poter tornare in libertà.
Il 2 gennaio i team di CRFS Lipu e Rewilding Apennines hanno riportato il grifone in libertà nei pressi di una delle colonie riproduttive presenti in Abruzzo per aumentare le sue possibilità di sopravvivenza.
“Sicuramente in questo caso, come in diversi altri dall’inizio del programma di monitoraggio nel 2021, l’utilizzo delle trasmittenti satellitari ci ha permesso di intervenire in modo abbastanza tempestivo da recuperare un animale che altrimenti molto probabilmente sarebbe morto”, dice Nicolò Borgianni, Vulture Field Officer di Rewilding Apennines.
Le trasmittenti satellitari, infatti, permettono di individuare non solo possibili casi di avvelenamento, come avvenuto più volte nel 2023, ma anche movimenti anomali che sono indice di disagio, dovuto a malattie, ferite o intossicazioni (come in questo caso).
“Il primo inverno è sicuramente un momento difficile per i giovani grifoni, che, per la prima volta nella loro vita, si trovano ad affrontare temperature rigide, difficili condizioni di volo e una maggiore scarsità di cibo, e sono quindi più portati ad alimentarsi di resti di macellazione della selvaggina o degli scarti delle aziende di allevamento, esponendosi più frequentemente a potenziali rischi per la propria salute. Il monitoraggio tramite GPS è quindi importante anche per il recupero di esemplari in difficoltà, soprattutto considerando che la mortalità per cause antropiche per la popolazione di grifone dell’Appennino centrale rimane elevata e quindi ogni singolo esemplare è fondamentale per la sopravvivenza della specie sulle nostre montagne”, aggiunge Borgianni.
Il giovane esemplare di grifone è stato senza dubbio molto fortunato. “La sua storia dimostra come la collaborazione tra enti e organizzazioni locali possa risultare determinante per la salvaguardia degli animali selvatici. Inoltre, dimostra l’efficacia del programma di monitoraggio, che permette non solo di tenere traccia dei luoghi di interesse per la specie, come le aree di alimentazione e quelle di nidificazione, ma anche l’intervento tempestivo necessario a salvare la vita di questi preziosi, quanto sottovalutati, animali”, dice Rewilding Apennines.
“Ringraziamo tutti coloro i quali hanno collaborato al recupero e al rilascio in natura del giovane grifone: i nostri field officer, attivi anche nei fine settimana, il Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro e il personale del CRFS Lipu di Roma. Ci auguriamo che questo esemplare possa continuare a lungo a volare nei cieli dell’Appennino centrale e contribuire alla salvaguardia della preziosissima specie di cui fa parte. Storie come la sua ci ripagano di tutti gli sforzi fatti fino ad ora e ci motivano a continuare a lavorare con crescente impegno per garantire ai grifoni dell’Appennino centrale un ambiente sicuro in cui prosperare e svolgere il proprio fondamentale ruolo nell’ecosistema”, conclujde Rewilding Apennines.