Perché sempre più spesso piove sabbia del Sahara e cosa significa in termini di inquinamento

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Se piove sabbia del Sahara sull’Europa è per una configurazione di alte e basse pressioni. Di per sé è normale, ma capita sempre più spesso.
  • Soprattutto in primavera ed estate, ma non solo, sull’Europa piove sabbia del deserto del Sahara.
  • Si tratta di un fenomeno normale, dovuto a una precisa configurazione di alte e basse pressioni, ma sta diventando più frequente.
  • Le polveri in sospensione nell’aria possono essere inalate e rappresentare quindi un rischio per la salute.

Quando si nota la sporcizia sull’auto o sul balcone dopo una breve pioggia, o quando si assiste a un tramonto spettacolare con il cielo più rosso del solito, spesso la spiegazione è la stessa: è la sabbia del deserto del Sahara nell’atmosfera. Ma è solo un’impressione, o piove sabbia sempre più spesso? Com’è possibile e, soprattutto, ci sono delle conseguenze di qualche tipo?

Cosa succede quando piove sabbia del Sahara

Più che di sabbia, sarebbe corretto parlare di polvere: i granelli di sabbia infatti hanno una dimensione compresa tra 0,06 e 2 millimetri e sono dunque troppo pesanti per essere sollevati, a differenza delle particelle di polvere che mediamente hanno un diametro di 0,02 millimetri. Ad ogni modo, se questi sedimenti arrivano fino all’Europa è per via della circolazione atmosferica tipica del periodo primaverile ed estivo.

“C’è una precisa configurazione barica di alte e basse pressioni che si posizionano in maniera tale da sollevare questa polvere del deserto e portarla fino a noi”, spiega Francesco Nucera, meteorologo di 3BMeteo. “Da un lato infatti c’è la bassa pressione nel Regno Unito che funge da ‘pompa di calore’ e trascina la polvere presente soprattutto nel Maghreb, dall’altro lato c’è l’anticiclone tra il nord Africa e il Mediterraneo. L’Europa è una delle zone interessate soprattutto in primavera ed estate. Le ondate di polveri poi si mischiano con la pioggia e cadono. È un fenomeno che conosciamo bene, ma che negli ultimi anni è diventato più frequente”.

Perché le piogge di sabbia sono sempre più frequenti

Anche il servizio europeo di monitoraggio dei cambiamenti climatici, Copernicus, sottolinea come sia del tutto normale che la sabbia del Sahara finisca sui cieli dell’Europa e dell’America latina. Negli ultimi anni però questi episodi sono diventati sempre più intensi e frequenti ed è lecito supporre che questo sia dovuto ai cambiamenti nei modelli di circolazione atmosferica.

Una pubblicazione degli esperti di Copernicus, per esempio, si domanda perché tra il 2020 e il 2022 sia stata osservata così spesso la sabbia nei cieli del Mediterraneo occidentale e della regione euro-atlantica tra febbraio e marzo, mesi in cui di solito capita molto più di rado. Ce ne accorgiamo anche sulle nostre Alpi, quando notiamo che la neve assume sfumature rossastre. Secondo gli studiosi, questo è dovuto da un lato all’aumento della temperatura del Mediterraneo e alla siccità del Maghreb; dall’altro lato, ai sistemi di alta pressione a valle.

Stiamo dunque assistendo all’ennesima dimostrazione della crisi climatica in corso? “I cambiamenti climatici hanno indirettamente un ruolo, ma non possiamo dire che siano una causa diretta”, chiarisce il meteorologo Francesco Nucera.

Le conseguenze sulla qualità dell’aria

Questa polvere del deserto, attraverso gli alisei, arriva fino all’Amazzonia. E, una volta depositata a terra, contribuisce alla fertilità del suolo poiché è ricca di fosforo e nutrienti. Sempre Copernicus chiarisce però come l’impatto sulla salute umana possa essere preoccupante, perché corrisponde a un aumento delle polveri sottili nell’aria.

Gli scienziati di Copernicus hanno preso in esame la qualità dell’aria alle Canarie dopo le calimas susseguitesi a gennaio 2022: sono episodi in cui il vento di scirocco porta con sé polveri e sabbia, provocando una costante foschia e un repentino aumento delle temperature. Le concentrazioni di PM10 sono salite addirittura al di sopra dei 200 μg/m3; la soglia giornaliera prevista dall’attuale normativa italiana è di 50 μg/mc ed è anche più permissiva rispetto a quella raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il cosiddetto PM10 viene inalato, irrita le prime vie respiratorie e peggiora i sintomi di asma, rinite cronica, allergie, sinusite cronica e bronchite nelle persone predisposte. La fase in cui piove sabbia, che può sembrarci la più fastidiosa perché ci costringe a lavare automobili e balconi, è anche quella in cui il particolato atmosferico viene scaricato a terra: quando smette di piovere, dunque, significa che i livelli di PM10 sono nettamente scesi.

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