Cannabis light, il Tar del Lazio sospende la stretta ma incombe lo stop alla filiera

Lifegate

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Intanto, la Camera dei Deputati ha dato l’ok all’art. 18 del ddl sicurezza che criminalizza le infiorescenze della canapa.

Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (Cbd), ovvero gli estratti della cannabis, nella tabella delle sostanze stupefacenti. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso di Imprenditori Canapa Italia (Ici) che rappresenta la filiera della canapa nel nostro Paese, fissando un’udienza di merito il prossimo 16 dicembre. La misura, voluta fortemente dal centrodestra e proposta per la prima volta nel 2019, vietava la vendita della cosiddetta cannabis light nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai – dove è presente, ad esempio, sotto forma di olio in gocce – perchè considerata incentivo all’uso di sostanze stupefacenti. Ne consentiva la somministrazione solo nelle farmacie con ricetta medica non ripetibile.

Cannabis light e cannabis terapeutica. Qual è la differenza?

Quando si parla di cannabis è importante specificare la differenza tra i due principali tipi diffusi nel nostro paese: la cannabis light e la cannabis terapeutica. Entrambe contengono il Cbd ma hanno diverse quantità di un principio attivo chiamato delta-9-tetraidrocannabinolo, più comunemente conosciuto come Thc. La cannabis terapeutica è disponibile nelle farmacie e può essere comprata solamente dietro prescrizione medica. In Italia questa sostanza viene usata soprattutto per il trattamento del dolore cronico e ha un valore di Thc fino al 22 per cento. Quando si parla di cannabis light, invece ci si riferisce alla sostanza ricavata dalle infiorescenze femminili della pianta di cannabis, selezionate per il loro basso contenuto di Thc e per la ricchezza di Cbd. Il tremine“light” indica proprio la presenza minima di Thc in questa sostanza. La concentrazione di Thc nella cannabis light non deve superare la quantità dello 0,2 per cento, con una tolleranza che si spinge sotto allo 0,6 per cento. La bassa concentrazione di Thc permette di evitare che la sostanza abbia effetti psicoattivi e l’eccitamento lascia il posto al rilassamento, favorito dalla vasta presenza di Cbd, che contrasta l’altro principio attivo della cannabis.

Esulta (per ora) il settore della canapa

“Il collegio dei giudici ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni, rilevando il grave pericolo economico e sociale che l’applicazione del decreto avrebbe comportato”, hanno commentato gli imprenditori che hanno fatto ricorso. “Questa decisione rappresenta un’importante vittoria per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni economici“. L’Associazione di promozione sociale Coscioni, invece, che tratta temi quali le politiche in merito all’accesso ai cannabinoidi medici, accusa il governo di sprecare risorse “per una decisione non solo antiscientifica ma non in linea con le convenzioni Onu, che non classificano il Cbd tra le sostanze stupefacenti”.

È la terza volta che il Tar sospende lo stop dei prodotti a base di cannabinoidi per uso orale. L’ultima volta era stato nell’ottobre del 2023 ma già a maggio il governo aveva ripreso il provvedimento con un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza che vietava la coltivazione e la vendita delle infiorescenze di cannabis a basso contenuto di Thc. Il 31 luglio di quest’anno è entrata in vigore la modifica ed è arrivato lo stop alla cannabis light equiparata a quella con più alto contenuto di Thc. Immediata è stata la reazione di imprese e lavoratori del settore spaventati dalle ricadute economiche e sociali dalla misura. Secondo diverse stime in Italia sono infatti circa 800 le aziende agricole che coltivano cannabis light, oltre a 1.500 ditte che sono specializzate nella trasformazione per un totale di circa 10mila lavoratori.

La questione della canapa nel decreto sicurezza del governo 

Esultare si ma non troppo. La mattina del 13 settembre la Camera dei Deputati, infatti, ha dato l’ok all’Articolo 18 del Ddl Sicurezza, che prevede la resa illegale della lavorazione delle infiorescenze di canapa. Il divieto non è legge perchè manca l’approvazione del Senato e potrebbe esserci anche un intervento delle corti europee. Tuttavia sembra improbabile al momento un sovvertimento dello stato delle cose in Senato. Quindi se dovesse esserci l’approvazione il divieto sarà legge e la sentenza del Tar sarebbe superata nuovamente. La maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, Coldiretti ha dichiarato: “L’approvazione della norma sulla cannabis light rappresenta per noi la conferma che non si vogliono ascoltare le richieste di un intero comparto che ora rischia letteralmente di sparire. Coldiretti ricorda che di fatto l’infiorescenza della canapa rappresenta una parte fondamentale del valore aggiunto della pianta, e vietarne la raccolta e l’essicazione rischia di far crollare un intero settore dove sono impegnati tanti giovani agricoltori“.  Una cosa è certa, a prescindere da come andrà a finire gli unici che ci rimetteranno sicuramente da questa situazione di incertezza legislativa saranno i lavoratori del settore.

 

 

 

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