- |
ROMA – “Siamo alla fine di un lungo percorso che ci ha impegnato per nove mesi, e questo deve essere un congresso capace di parlare fuori da noi” e “abbiamo cercato di avere un approccio di tipo olistico per tenere insieme tutto ciò che può essere rapportato alla montagna”. Si è trattato di “un percorso partecipativo” per arrivare “a delle tesi su cui ragionare” con il contributo di esperti del settore perché “non dobbiamo essere ne autocertificativi ne autocelebrativi”. Raffaele Marini, coordinatore del 101mo Congresso CAI, lo dice dal palco introducendo i lavori dell’appuntamento del Club Alpino Italiano in corso a Roma. Rispetto alla consapevolezza sull’emergenza posta dai mutamenti “abbiamo cercato di togliere spazio agli scettici, perché lo scetticismo mina la ragione e gli scettici sono purtroppo molto diffusi”, dice Marini. Siamo partiti dal concetto di reale sostenibilità e ci siamo posti il problema di non cadere nel suo uso cacofonico”, prosegue il Coordinatore del Congresso CAI. I tre tavoli “rappresentano le tre gambe che devono essere equivalenti e equipollenti”, e i lavori sono distribuiti tra i temi capitale naturale, frequentazione responsabile e economia e politiche territoriali.
In un approccio più sostenibile verso le terre alte “dobbiamo essere capaci di autolimitarci, ma per autolimitarci dobbiamo conoscere e non accettarla come fatto di moda”, dice Marini riprendendo uno dei passaggi del presidente CAI Antonio Montani, con il tema è al centro del tavolo sulla frequentazione responsabile. Infine, col il tema del mutamento climatico che attraversa tutti i lavori, il Coordinatore del Congresso CAI segnala come “sulla COP28 che si aprirà fra pochi giorni tanti sono i dubbi ma lasciamo un veicolo di speranza, molto dipenderà da noi e da come sapremo celebrare la giornata della Montagna dell’11 dicembre“, conclude.
LEGGI ANCHE: VIDEO | Don Ciotti: “Non separare l’etica dalla bellezza, e la bellezza è la montagna”