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- Legambiente premia ogni anno i Comuni ricicloni, in cui la produzione di rifiuti indifferenziati è al di sotto dei 75 chili per abitante all’anno.
- I comuni “rifiuti free” nel 2023 sono 698, l’11 per cento in più rispetto all’anno precedente.
- Al primo posto si conferma il Veneto con 173 comuni, ma il sud Italia fa visibili passi avanti con il 23,8 per cento dei comuni in più rispetto al 2022.
Nel 2023, più di quattro milioni di italiani vivevano in un comune in cui il servizio di gestione dei rifiuti è eccellente: potranno sembrare pochi su una popolazione che sfiora i 59 milioni di abitanti, ma sono pur sempre quasi 540mila in più rispetto al 2023. È quanto emerge dalla nuova edizione di Comuni ricicloni, il dossier dell’organizzazione ambientalista Legambiente che premia simbolicamente quelle amministrazioni locali che incentivano la raccolta differenziata e la gestiscono talmente bene da far scendere la produzione di rifiuti indifferenziati al di sotto dei 75 chili per abitante all’anno. I comuni “rifiuti free” nel 2023 sono 698, l’11 per cento in più rispetto all’anno precedente.
La geografia dei Comuni ricicloni
La geografia dei Comuni ricicloni è fortemente sbilanciata verso il nord Italia, con 434 comuni virtuosi su 698. Solo in Veneto, d’altra parte, ce ne sono 173; e altri 101, 27 in più rispetto alla scorsa edizione, sono in Lombardia. Al terzo posto della classifica, però, troviamo la Campania con 83 comuni: e in effetti il dato più visibile è la rincorsa del sud Italia con 231 comuni virtuosi, un balzo in avanti del 23,8 per cento rispetto al 2022. Passi avanti anche in Sardegna, con 18 comuni in più rispetto all’edizione precedente. Pochissimi, invece, i comuni virtuosi nel centro Italia: erano trenta nel 2022, sono 33 nel 2023.
La gestione dei rifiuti è più efficiente nei piccoli centri
Questi oltre 4 milioni di cittadini “rifiuti free” abitano prevalentemente nei piccoli centri: il 23 per cento nei comuni di meno di 5mila abitanti, il 40 per cento in comuni compresi tra i 5 e i 15mila abitanti e un altro 29 per cento in comuni oltre i 15mila abitanti. Rarissimo che siano i capoluoghi a riuscire a far scendere la quota di rifiuti indifferenziati al di sotto della “soglia psicologica” dei 75 chili pro capite all’anno. Gli unici sono Treviso e Belluno (entrambi attorno all’85 per cento di raccolta differenziata), Pordenone (83,2 per cento) e Trento (l’unica città con più di 100mila abitanti, la cui percentuale di raccolta differenziata è pari all’81,2 per cento).
“I nuovi dati ci riconfermano come sia indispensabile puntare sulle grandi città, dove stentano a diffondersi sistemi di raccolta (come il porta a porta) che tengono insieme qualità e prevenzione dei rifiuti avviati a smaltimento. E rafforzare l’organizzazione a livello consortile per un’adeguata e capillare rete impiantistica per il riciclo e il trattamento dei rifiuti”, conferma il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti.