https://www.dire.it/26-10-2023/970646-maltempo-arriva-il-ciclone-bernard-ecco-perche-fa-paura/
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ROMA – Otto eventi estremi, fra nubifragi e trombe d’aria, in 24 ore lungo lo Stivale (qualche esempio: in poche ore a Rocca Sigillina, in Toscana, sono piovuti 177 millimetri, mentre su Imperia e sulla friulana Resia ne sono caduti circa 156): è quanto ha registrato, la scorsa settimana, l’European Sever Weather Database (ESWD), ma il bilancio del ciclone Bernard, che sta attraversando l’Italia potrebbe essere più ingente; ad inizio di questa settimana, tra il 23 ed il 24 Ottobre, sono state già ben 21 le “bombe d’acqua”, localizzate soprattutto su Levante Ligure, Nord Friuli, Toscana e Lazio. Sono questi i primi esempi del previsto stress meteo, cui sarà sottoposta la Penisola a causa dell’irruzione della fredda depressione subpolare (il cosiddetto ciclone d’Islanda) in un ambiente mediterraneo ancora eccezionalmente caldo per gli effetti dell’anticiclone africano. Alto è quindi il rischio idrogeologico come testimoniano le impennate di portata anche in corsi d’acqua, che da mesi ristagnavano a livelli bassissimi.
“Di fronte a questa fotografia del Paese è urgente un’assunzione di responsabilità collettiva verso un nuovo modello di sviluppo, che non sia basato sulla cultura del cemento e la riduzione delle campagne come, purtroppo, confermano i recenti dati diffusi dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’ Ambiente – evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Alla politica ribadiamo la richiesta di approvare al più presto la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, dispersa nei meandri parlamentari da ben 10 anni!”. “Contestualmente – chiosa Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è indispensabile valorizzare la figura dell’agricoltore nella manutenzione del territorio, dai monti alla pianura; dobbiamo essere consapevoli che viviamo in un ambiente gestito, cioè, adattato all’uomo: il cosiddetto agroecosistema. Non possiamo rimanere il Paese dei disastri annunciati”.
LA CRESCITA DEI FIUMI
I grandi laghi del Nord Italia, fatta eccezione per quello d’Iseo (al 38,6% della propria capacità), sono in forte crescita e sopra la media del periodo: il Maggiore è cresciuto di 70 centimetri in due giorni ed è ora al 117,3% di riempimento, il Lario è ora al 79,4%; il Benaco al 70,7%. Anche la Dora Baltea in Valle d’Aosta è cresciuta repentinamente, raggiungendo la portata di 20,4 metri cubi al secondo (mc/s), cioè circa +150% sulla media (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta). In Piemonte sono i finora assetati territori meridionali a registrare le maggiori cumulate di pioggia (in 24 ore, a Garessio, nel Cuneese, mm 71 ed a Cremolino, nell’Alessandrino, mm 63) e di conseguenza a veder schizzare in alto le portate delle aste fluviali: tra queste, il Tanaro ha registrato la crescita più repentina, salendo da mc/s 23,3 di una settimana fa agli attuali a mc/s 154 mc/s, dopo aver toccato addirittura mc/s 357! Bene anche la Toce (+220% in 7 giorni); una curiosità: sulle alture del Ronco Scrivia i venti hanno toccato i 150 chilometri all’ora.
In Lombardia, il fiume Adda registra una forte crescita (in una settimana da mc/s 166 a mc/s 616!); a guadagnarne sono anche le riserve idriche regionali, che già prima dell’ondata di maltempo erano superiori alla media del 7% circa. In Veneto, i fiumi Adige e Livenza crescono di quasi un metro, mentre più contenuto è l’aumento di portata in Piave e Brenta; invariato rimane il livello del Bacchiglione. In Emilia-Romagna, soprattutto sul versante occidentale, i fiumi sono stati attenzionati per la paura, che si potessero replicare i disastri di 5 mesi fa, ma l’entrata in funzione delle casse di espansione ha mitigato le piene: i più minacciosi sono stati la Parma (+mm 8), il suo affluente Baganza (+mm 2,50), il Taro che ha toccato la portata di mc/s 245, cioè il valore più alto da Gennaio 2021 (solo 2 settimane fa, la portata superava di poco mc/s 1 mc/s); picchi di livello si registrano anche su Nure, Panaro, Secchia ed Enza (fonte: ARPAE). Esempio dell’ormai conclamata localizzazione degli eventi atmosferici è il fiume Po, che resta sotto media in Piemonte, ma cresce soprattutto nelle sezioni emiliane e lombarde, dove raggiunge portate ben superiori alle medie storiche, grazie ai cospicui apporti degli affluenti appenninici.
La Liguria è stata una delle regioni maggiormente toccate dai nubifragi (mm 151 di pioggia su Camogli in sole 3 ore); ne è conseguita una crescita preoccupante dei livelli di corsi d’acqua dall’andamento notoriamente pericoloso soprattutto sui bacini di Magra e Vara, che ha registrato una crescita di quasi m. 3,70, così come l’Entella mentre, nel Ponente ligure, il torrente Argentina è cresciuto di m. 2,20 (fonte: OMIRL). In Toscana, per via delle cumulate di pioggia, il fiume Serchio, che fino alla settimana scorsa era sotto la portata minima di deflusso vitale, ora tocca mc/s 153,60! Cresce anche l’Arno, il cui flusso supera i 50 metri cubi al secondo, mentre i livelli di Sieve ed Ombrone non subiscono variazioni di rilievo (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana). I fiumi delle Marche, finora solo lambita dai nubifragi, restano sui livelli della scorsa settimana e gli invasi trattengono circa un milione e mezzo di metri cubi d’acqua in meno rispetto a due settimane fa. In Umbria, dopo molti mesi, migliora la condizione del lago Trasimeno, il cui livello si alza di 2 centimetri; a calare sono invece i fiumi Nera e Chiascio (fonte: Servizio Idrografico Regione Umbria).
Nel Lazio (secondo i dati ESWD, a Roma sono caduti oltre 55 millimetri d’acqua, provocando allagamenti in molte parti della città, mentre il vento forte ha causato danni in diversi comuni), il fiume Tevere cresce e supera i mc/s 90 di portata; in aumento sono anche i livelli dell’Aniene, mentre la Fiora rimane stabile così come i laghi di Bracciano e Nemi. Al Sud, che con una certa apprensione attende il passaggio del ciclone Bernard, “prosegue l’estate” come dimostrano gli invasi della Basilicata, che continuano a rilasciare circa 7 milioni di metri cubi d’acqua a settimana, mentre da quelli pugliesi ne sono utilizzati oltre 2 milioni.