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Quando si entra nel vallone, dopo il primo tratto di salita più ripido per accedervi, il passo rallenta, lo sguardo si alza e quello che colpisce è il silenzio, l’ampiezza e la natura selvaggia tutto intorno. Quello che vediamo sono chilometri di altipiani erbosi a perdita d’occhio, paludi, torrenti, laghi, rocce, e ripide cime. I segni umani sono praticamente assenti: si tratta di una delle ultime aree non antropizzate in questa regione alpina. Non ci sono strade, impianti di risalita o attività permanenti. Almeno per ora, ma non sappiamo ancora per quanto perché il vallone delle Cime Bianche è minacciato da un progetto che potrebbe distruggere quest’area ancora incontaminata.
Il valore del vallone delle Cime Bianche
Siamo ai piedi del monte Rosa, il vallone delle Cime Bianche si trova nell’alta Val d’Ayas ed è conosciuto per essere un ecosistema alpino con caratteristiche naturalistiche, storiche e geologiche uniche e rare. Il suo valore è tale da essere inserito nella Rete Natura 2000, creata dall’Unione europea con l’obiettivo di tutelare la biodiversità comunitaria attraverso la conservazione di habitat e specie di aree considerate prioritarie, attraverso la creazione di Zone a protezione speciale (Zps), come quella chiamata “Ambienti glaciali del gruppo del monte Rosa”, in cui è inserito, e tutelato, il vallone delle Cime Bianche.
Il vallone è protetto da una precisissima cascata legislativa che non prevede deroghe.
La biodiversità del vallone che rimane al di sopra dei 2.000 metri colpisce a prima vista, dai fiori che quest’anno riempiono ogni angolo pratoso o roccioso, ai rapaci che volteggiano in cielo vicino alle cime insieme a decine di specie di uccelli, ai mammiferi, dalle marmotte con i loro fischi, agli stambecchi sulle pareti rocciose, fino al lupo, ormai sempre più presente e di passaggio in queste aree.