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Che sia ormai un’icona del nostro tempo è un dato di fatto. La regina d’Inghilterra – Elisabetta II – regge ormai da settant’anni la monarchia inglese, e ha superato indenne scandali, guerre, leader politici, cambiamenti sociali, senza mai perdere il suo aplomb e il suo innato carisma. Ma c’è qualcosa che costituisce per la regina un aiuto insostituibile e sempre presente nella sua vita, pur costellata di dolori e perdite: il suo amore verso gli animali. Cani e cavalli hanno, infatti, costituito per Elisabetta un rifugio sicuro e un leitmotiv costante. Ed è proprio di questo che vogliamo parlare con l’aiuto di una grande esperta del mondo dei royals britannici: la mia amica Luisa Ciuni, autrice di un libro davvero imperdibile sulla vicenda umana di Elisabetta II. E sugli aspetti più nascosti della sua personalità.
Elisabetta II e la natura
In Elisabetta. L’ultima regina, Luisa Ciuni ed Elena Mora ripercorrono la storia di colei che è ormai un personaggio indiscusso del nostro tempo (fa tendenza persino il suo recente taglio di capelli e, direi, che per una donna di 96 anni compiuti è già un bel record). Nell’iconografia di questa donna eccezionale è famoso il suo rapporto stretto con la natura e gli animali, domestici e selvatici.
“Elisabetta II è sempre vissuta fra cani e cavalli, mentre esiste di lei una solo foto con un gatto”, mi racconta Luisa. “Non li ama? No, la regina non rivela mai i propri gusti. Di certo, però, apprezza prevalentemente la compagnia degli animali domestici (niente bizzarrie per lei) e ama la fauna selvatica che si gode da anni prevalentemente a Balmoral, la sua tenuta in Scozia che ne è ricchissima. Celebri i branchi di cervi che popolano l’immenso parco. Nonostante questo, nei suoi possedimenti si organizzano spesso battute di caccia, proprio a Balmoral per esempio, dove si pratica anche la pesca al salmone. La regina domanda solo una cosa. Che la carne non venga sprecata. Quella che non si mangia viene venduta alla macelleria del paese vicino”.
Una regina attenta ai conti, quindi, ma di certo con una sensibilità ecologica che riflette i suoi 96 anni e che privilegia ancora caccia e pesca come da buona tradizione anglosassone. “Per quanto riguarda le pellicce, invece, non ne compra più e ha dato ordine che tutte le bordure dei suoi abiti siano di tessuti sostenibili. Continua a usare quelle vecchie perché ormai ci sono e sarebbe un peccato buttarle”, aggiunge Ciuni.
La regina e i suoi cani, amici inseparabili
La figura della regina che cammina circondata dai suoi cani di razza corgi fa parte dell’iconografia di Elisabetta quanto la borsa coi manici e i cappellini. Ma i Windsor sono sempre stati appassionati cinofili. Come del resto buona parte degli inglesi. “Quando sua padre Giorgio VI le regala il primo corgi – un cucciolo di nome Dookie – la famiglia ha già altri sei cani delle razze più varie. Per fare compagnia a Dookie, arriva Lady Jane dando inizio ad una storia fra questa razza e sua maestà che dura tuttora. Insieme ai cani di questa razza Elisabetta alleva ogni tanto anche qualche ‘frutto del peccato’, in genere incroci fra i suoi cani e i dachshund di sua madre o di sua figlia Anna, che vengono chiamati dorgi”.
“Il dorgi di oggi si chiama Candy ed è molto anziano. Tiene compagnia a Muick e Sandy, due corgi dono del duca di York. Un terzo, che le venne regalato cucciolo per provare a consolarla della morte del duca di Edimburgo, è morto quasi subito, lasciandola inconsolabile”, mi racconta Luisa. Anche se spergiurava di non voler più cuccioli data la sua veneranda età, la regina non ha mantenuto la promessa che si era fatta. E un’altra cagnolina – sembra sia femmina – l’accompagna ormai da quasi un anno, compagna inseparabile di spostamenti regali e visite ufficiali. Fra gli almeno cinquanta corgi che Elisabetta ha allevato, spicca comunque la figura di Susan, la cagnetta più amata che ha anche una tomba dove sono state incise parole di tristezza e rimpianto. I cani che oggi attorniano la regina sono quasi tutti suoi discendenti.
Finché ha potuto, Elisabetta ha camminato ogni giorno con i suoi cani per i quali prescrive da sola cure omeopatiche (“se fanno bene a me, fanno bene pure a loro”, ha spiegato) e a cui fa seguire una dieta naturale e casalinga. I cani dormono tutti insieme in una stanza riservata appena fuori dagli appartamenti regali. A portata di sguardo, verrebbe da dire, ma anche di udito nel caso uno dei piccoli avesse qualche problema notturno e reclamasse attenzione.
La passione per i cavalli
Se Elisabetta ama i cani, questo amore è nullo rispetto a quello che nutre per i cavalli, il suo vero hobby, il suo divertimento, la sua grande passione. Ancora oggi, risate, tifo, gesti di rabbia glieli vediamo fare solo ad Ascot o ad altri appuntamenti ippici, gli unici dove perde il suo aplomb da sovrana. “Elisabetta avrebbe voluto fare l’allevatrice se la sua vita fosse stata diversa e, per molti anni, assieme a lord Henry Porchester conte di Carnarvon, direttore delle sue scuderie (e, per inciso, padrone del famoso Downton Abbey) ha sottratto del tempo all’adorata Balmoral sono per girare i migliori allevamenti d’Europa e del mondo per cercare purosangue per le sue scuderie, con grande stizza del principe Filippo che la giudicava una perdita di tempo. La passione della monarca per i cavalli nasce che è ancora una bambina, quando riesce a collezionare ben trenta cavalli di legno che nutre e mette e letto ogni sera. All’età di quattro anni il padre le regala un pony di nome Peggy”, spiega Luisa Ciuni.
I primi passi di Elisabetta a cavallo non sono facili. Viene scagliata contro un albero, un’altra volta prende una zoccolata alla mascella, ma nulla la ferma e questo sembra essere un tratto dominante del suo carattere. Cavalca con solo un foulard in testa e, fino a poco tempo fa, usciva a cavallo ogni volta che gli impegni glielo consentivano. Di recente i giornali inglesi hanno riportato che prosegue nelle sue passeggiate mattutine, ma non esistono foto di queste cavalcate.
Un pezzo di storia
“Il suo cavallo preferito è stato Burmese, dono delle guardie a cavallo canadesi e l’ultimo stallone della sua vita, prima di dover riprendere a cavalcare i pony. Poi c’è stato Sanction e l’amata Betsy. Una storia di passione senza freni”, ricorda adesso Ciuni. E, come sempre, l’indomita Elisabetta detta legge anche nel campo dell’amore verso gli animali, coinvolgendo chi la segue come esempio e l’adora come figura del nostro tempo.
“A mio avviso, gli inglesi hanno un rapporto con gli animali che data da molto più tempo del nostro ed è più evoluto. Ed Elisabetta, che del popolo anglosassone è il simbolo, ne è la dimostrazione vivente. In Italia sono pochi anni che si parla di diritti degli animali e, molte, volte, nella vita quotidiana li si rende troppo simili all’uomo, cosa che non fa loro bene. Lasciamo perdere, poi, il fenomeno dell’acquisto del cane o del gatto come regalo, capriccio o mero status symbol. Dovremmo imparare di più, non solo dagli inglesi, e lanciare delle campagne culturali per far conoscere meglio il mondo animale e come conviverci”, conclude Luisa. E, aggiungerei, prendere sempre esempio da questa indomita donna che, con la sua vita, è diventata il paradigma di ciò che si può ottenere con la dedizione, il lavoro, l’amore e il sacrificio.