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Un sorriso? Un dolce benvenuto che ti accoglie di prima mattina quando ti svegli. Per me che vivo coi cani da ormai tanto tempo, il sorriso dei miei lupi cecoslovacchi è un momento imprescindibile della giornata. E un modo perfetto per iniziarla. Dopo che il mio amato Oberon se n’è andato alla bella età – ma per noi è sempre incredibilmente presto – di 14 anni e mezzo, il sorriso mattutino è quello di Merlino, un anno e mezzo e tanta voglia di vivere e giocare. Ovviamente, non è possibile descrivere il modo in cui un cane sorride. In effetti, lo fa proprio come un essere umano e nel clc è più facile ravvisarne i connotati, visto che la razza ha il muso allungato del lupo che si distende e si amplia proprio come in un vero sorriso quando sono felici, giocherelloni e ti vedono dopo una notte senza di te.
Una “faccia da gioco” come si sono espressi i ricercatori dell’Università di Pisa che hanno condotto, proprio sulla razza di Merlino, uno studio davvero importante sulle modalità e l’espressività del cane che gioca. Cose che tutti noi che viviamo, amiamo e soffriamo con loro conosciamo. Ma che sarebbe importante divulgare e apprendere proprio per meglio capire i nostri amici a quattro zampe.
Il sorriso nel cane e l’espressività nel gioco
Un inchino rituale per incitare al gioco e un sorriso per rassicurare nel caso di azioni potenzialmente ambigue come morsi o spinte. È questo il significato di due segnali molto comuni emessi dai cani durante il gioco secondo le ricerche di un gruppo di etologhe dell’Università di Pisa, coordinate dalla professoressa Elisabetta Palagi e pubblicate sulle riviste Current Zoology ed Animal Behaviour. Le studiose si sono concentrate proprio su una specifica razza, il cane lupo cecoslovacco, considerata fra le più vicine alla controparte selvatica del lupo.
Dopo aver visionato più di 15 ore di video, le etologhe sono riuscite a estrarre 822 “sorrisi” o “facce da gioco” e 76 inchini, che sono stati poi analizzati in modo dettagliato. “Il desiderio di giocare nasce come una scintilla in ogni individuo, ed è un desiderio che, accompagnato a delle emozioni, prende vita attraverso dei comportamenti. Gli animali colgono subito quella scintilla, a cui segue una loro risposta emozionale che comunica una simpatia o una antipatia, un avvicinamento o un allontanamento”, mi spiega Valentina Armani, educatrice e istruttrice cinofila, che lavora anche come facilitatrice sistemica con Armonie Animali.
Il giovane Merlino, la mattina presto – e questo con qualsiasi tempo: che sia nuvoloso o sereno, che piova o ci sia vento, il suo atteggiamento rimane uguale – invita al gioco chi gli sta accanto. La maremmana Diamante, che al mattino è ancora semi-addormentata e vorrebbe poltrire; la compagna umana, che si sincera che stia bene e abbia passato una notte tranquilla; i vari cani del vicinato che, chissà mai, potrebbero confluire in giardino e fare con lui un’allegra riunione. Chissà cosa passa nella testa di Merlino, e cosa sia passato in quella di coloro che l’hanno preceduto: a noi umani non è dato sapere. Sappiamo solo, per evidenza di cose, che l’amico a quattro zampe che ci accoglie festoso è felice, contento di vivere e, soprattutto, sereno e vitale.
Gli atteggiamenti che invitano al gioco
In effetti, tutto il corpo del cane sostiene una comunicazione fatta di sguardi, mimiche, spazi e posture. Alcuni segnali sono più evidenti, altri meno e richiedono un occhio più esperto, allenato e comprensivo, come solo quello del compagno umano può essere. Quante volte ci siamo sentiti dire da amici o conoscenti che “mi basta guardarlo negli occhi e sapere come sta”? E, in effetti, gli occhi del nostro cane già di per sé sono in grado di comunicare una gamma davvero impressionante di stati d’animo. “Non sono tanto i comportamenti a definire il gioco, ma lo stato emozionale e l’intenzione di partenza. Attraverso il gioco spesso si simulano la caccia, la lotta, il corteggiamento e altre situazioni della quotidianità come esperienza utile anche ad allenarsi e acquisire nuove competenze. Gli stessi comportamenti in situazioni diverse possono avere significati completamente differenti”, spiega ancora Valentina Armani. E nel gioco è richiesta leggerezza, non ci si prende mai troppo sul serio.
“Se sto giocando alla lotta e cerco di mordere un altro cane, non lo morderò mai così forte da ferirlo, ma simulerò un morso. La leggerezza porta anche ad avere un corpo rilassato, mai troppo contratto. Il gioco è equo, c’è continuamente un alternarsi di ruoli, per esempio tra chi rincorre e chi è rincorso, tra il più forte e il più debole”, commenta Armani. E difatti, anche nelle modalità più violente – o almeno quelle che a noi sembrano tali – non c’è mai pericolo di incidenti, ferite o morsi devastanti. I due giocatori – ma a volte possono essere di più e la loro taglia certo non ne influenza gli atteggiamenti – non si fanno mai male. Anzi! Alla fine sono più allegri e felici di prima, dopo aver sfogato le loro energie compresse e aver trovato nell’altro un valido avversario alla loro esuberanza canina.
Quando tutto inizia con un sorriso
Grazie agli studi dell’Università di Pisa si possono comprendere, un tassello alla volta, i raffinati segnali comunicativi che i cani hanno sviluppato nel corso della loro storia evolutiva per comunicare con i propri simili e con noi. E questo diventa più evidente in una razza per certi versi primitiva come quella del lupo cecoslovacco.
“L’intenzione al gioco è data dalla scintilla iniziale e la si può riconoscere nello stato emozionale del cane, dalla gioia e dall’entusiasmo che mette nella sua proposta. La coda del cane sembrerà la proboscide di un elefante che oscilla fluida e ci mostrerà il suo sorriso più bello, la bocca aperta con gli spigoli tirati e una spinta di tutti i muscoli facciali verso l’alto. Gli occhi saranno socchiusi, beati o belli aperti e luccicanti in base al livello di attivazione. Nello studio citato si parla di lupi cecoslovacchi perché la scienza, per comprovare la corrispondenza di un comportamento, ha bisogno di anni di studi e confronti, numerosi campioni su dettagli che devono essere dimostrabili. È più facile dimostrare un comportamento prima su una singola razza per poi verificare se generalizzabile ad altre. Il lupo cecoslovacco è tra le razze che ha avuto minore impatto da parte dell’uomo sulla morfologia. E sicuramente è più difficile riconoscere il sorriso di un carlino in quest’ottica”, conclude Valentina Armani.
A me – che vivo da una vita con loro – non sembra poi tanto strano. Merlino, come quelli che ci sono stati prima di lui, al mattino sorride felice quando lo chiamo e lo vezzeggio. Ed è l’ennesima dimostrazione di ciò che chi divide il proprio tempo con gli animali sa istintivamente. Sono parte di noi e, insieme, potremo forse riuscire a fare in modo che il mondo in cui viviamo diventi sempre più vivibile e felice. Per noi, per loro, e per tutto quello che ci sta intorno.