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- Il 20 per cento della popolazione di Gaza si trova in stato di insicurezza alimentare acuta.
- Il 96 per cento, quasi tutta la popolazione palestinese, è a rischio carestia.
- Nel lungo termine fame e malattie, conseguenza delle bombe israeliane, potrebbero uccidere più delle bombe stesse.
Il 96 per cento degli abitanti della Striscia di Gaza è a rischio carestia e in condizioni di grave insicurezza alimentare. I nuovi dati dell’Onu mettono in mostra come il problema del territorio palestinese non siano solo i bombardamenti israeliani, che dal 7 ottobre scorso hanno causato oltre 37mila morti, ma anche le ripercussioni umanitarie derivanti dall’offensiva e che sul medio-lungo termine potrebbero causare molti più decessi dei raid.
La Dichiarazione di Ginevra d’altronde stima che per ogni morto diretto in un conflitto ce ne siano altri quattro indiretti. Ecco perché il bilancio dei decessi nella Striscia di Gaza rischia di essere molto più grave di quello che pensiamo.
Una tragedia umanitaria
L’Integrated food security phase classification (IPC), interagenzia dell’Onu, ha pubblicato un report in cui si sottolinea che il 96 per cento della popolazione della Striscia di Gaza, cioè 2,15 milioni di persone, dovrà affrontare elevati livelli di insicurezza alimentare fino a settembre 2024. Numeri catastrofici se si pensa che a dicembre 2023 si trovava sull’orlo della carestia il 20 per cento della popolazione, poi salito al 50 per cento a marzo 2024.
Guardando più nel dettaglio i dati, dal rapporto emerge che il 20 per cento della popolazione, quasi mezzo milione di persone, si trova nella cosiddetta “fase 5”, cioè il livello di insicurezza alimentare più grave. Circa 750mila persone, il 33 per cento della popolazione, si trova nella “fase 4”, cioè in stato di emergenza. Se nel nord della Striscia la situazione è leggermente migliorata per l’arrivo dei camion umanitari, nel sud, dove si sta concentrando l’offensiva militare israeliana, la situazione umanitaria si sta facendo sempre più tragica.
Morti dirette e indirette
“La fame e gli ostacoli al lavoro umanitario vengono usati come arma di guerra a Gaza, come dimostra l’ultima analisi dell’IPC sull’insicurezza alimentare”, ha sottolineato Natalia Anguera, responsabile per il Medio oriente di Azione contro la fame. Da Medici senza frontiere fanno invece sapere che “il nostro staff medico in una delle sue cliniche, in sole cinque settimane, ha segnalato circa 40 casi di bambini e bambine affetti da malnutrizione grave e rischiosa per la sopravvivenza”, con sintomi come ”peso estremamente basso, affaticamento, bassa pressione sanguigna”.
Dal 7 ottobre a oggi l’offensiva militare israeliana sulla Striscia di Gaza ha causato oltre 37mila morti. Ma la carestia che sta tormentando il territorio, effetto diretto della guerra, potrebbe farne molto di più nel lungo termine. La dichiarazione di Ginevra stima quattro morti come effetti collaterali delle guerre ogni morte diretta: i dati sull’insicurezza alimentare e la circolazione delle malattie che arrivano dalla Striscia di Gaza sembrano in linea con questa previsione. Fame e malattie, conseguenza delle bombe israeliane, potrebbero uccidere più delle bombe stesse.