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Un gruppo di uomini armati ha attaccato, nella giornata di domenica 23 giugno, alcune sinagoghe e chiese ortodosse nel Daghestan, repubblica del Caucaso russo. L’ultimo bilancio diffuso dalle autorità locali parla di una ventina di morti, tra i quali un sacerdote, alcuni degli assalitori e almeno 15 poliziotti. L’attentato ha preso di mira, infatti, anche un punto di controllo della polizia, secondo quanto riferito dall’agenzia russa Ria Novosti.
Il governatore Melikov: “Neutralizzare le cellule dormienti, anche all’estero”
Teatro dei fatti, le città di Machačkala e di Derbent, situate nel Daghestan, regione russa a maggioranza musulmana confinante con la Cecenia a nord, e a sud e ovest con Azerbaigian e Georgia. Alcuni individui armati hanno aperto il fuoco anche contro un veicolo della polizia nel centro abitato di Sergokala. Le autorità russe hanno fatto sapere di aver avviato un’inchiesta anti-terrorismo, ma non sono stati forniti ulteriori dettagli in merito.
Sergey Melikov, governatore della repubblica del Daghestan, ha confermato in un post pubblicato su Telegram che “alcuni uomini di cui non si conosce l’identità hanno tentato di destabilizzare la società. Dobbiamo comprendere che la guerra arriva anche nelle nostre case”. Ha quindi spiegato che “la fase attiva” dell’operazione lanciata per bloccare i terroristi “è conclusa con la neutralizzazione di sei banditi”, e che ora si tenterà “di individuare tutti i membri di queste cellule dormienti che hanno preparato gli attacchi, anche all’estero”.
A marzo l’attentato al Crocus City Hall di Mosca che provocò 145 morti
Stando sempre a quanto riferito da stampa e autorità russe, le sinagoghe di Derbent e di Machačkala sarebbero anche state date alle fiamme. Il patriarca ortodosso Kirill – fervente sostenitore di Vladimir Putin – ha commentato spiegando che “il nemico cerca di distruggere la pace interreligiosa e di seminare odio”.
La Russia ha in ogni caso subito numerosi attacchi rivendicati da organizzazioni estremiste islamiche, come nel caso di quello avvenuto nello scorso mese di marzo in una sala per concerti di Mosca (il Crocus City Hall) ad opera dell’Isis-K, che ha provocato la morte di 145 persone e il ferimento di altre 551.