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Piccolo, senza strumentazione di bordo, alimentato da energia solare. E per la prima volta ha volato per poco più di 39” a circa 3 metri di altezza, diventando il primo artefatto umano a librarsi su un altro pianeta. È così che Ingenuity, l’elicottero atterrato su Marte lo scorso febbraio assieme al rover Perseverance, ha dato il via all’esplorazione aerea del pianeta rosso, 117 anni dopo il primo volo dei fratelli Wright.
“Sebbene questi due momenti iconici nella storia dell’aviazione possano essere separati dal tempo e da 280 milioni di chilometri di spazio, ora saranno collegati per sempre”, ha detto Thomas Zurbuchen, amministratore associato della Nasa per la scienza. “In omaggio ai due innovativi produttori di biciclette di Dayton, questo primo di molti aeroporti su altri mondi sarà ora conosciuto come Wright Brothers Field”.
Un volo pieno di incognite
Non era per nulla scontato che Ingenuity riuscisse a volare, perché sono molte le differenze con le condizioni di volo sulla Terra. Prima tra tutti la densità dell’atmosfera marziana, estremamente rarefatta con solo l’1 per cento della pressione sulla superficie rispetto al nostro pianeta. Ciò significa che ci sono relativamente poche molecole d’aria con cui le due pale del rotore di Ingenuity possono interagire per raggiungere il volo. “Riuscire a fornire la portanza alle eliche è estremamente difficile“, ha spiegato Paolo Bellutta del Jet propulsion laboratory (Jpl) della Nasa. “Avere un velivolo che riesce a sollevare sufficiente eelttronica per poter aver una telecamera non è banale”.