La repressione degli attivisti in Azerbaigian – il paese della Cop29 – continua

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L’ultimo caso riguarda un attivista del movimento per la democrazia. Sarebbe stato detenuto per due giorni e torturato. Aveva aiutato un giornalista a lasciare il paese di nascosto.
  • Dall’11 al 22 novembre 2024 l’Azerbaigian ospiterà la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Ma da questo Paese del Caucaso arrivano nuove notizie di violazioni dei diritti umani
  • L’ultimo caso riguarda un attivista, che ha denunciato di essere stato rapito, detenuto per due giorni e addirittura torturato
  • L’Azerbaigian è uno Stato autoritario, tra i Paesi più corrotti al mondo: solo negli ultimi dodici mesi ci sono stati 25 casi di arresti o condanne di giornalisti e attivisti

Dall’Azerbaigian, il paese che a novembre ospiterà la Cop29, la conferenza sui cambiamenti climatici, arrivano nuove notizie di gravi violazioni dei diritti umani. Questa volta il fatto riguarda l’attivista Nijat Amiraslanov del movimento pro-democrazia Nida, che ha dichiarato di essere stato rapito, detenuto per due giorni e torturato con l’elettroshock dopo che un ex giornalista al quale aveva prestato aiuto per fuggire dal paese è tornato in patria e lo ha presumibilmente tradito. 

Secondo quanto riporta OC Media, dopo essere stato arrestato per un mese nel 2015 e a sua volta torturato, l’ex giornalista avrebbe lasciato l’Azerbaigian di nascosto nel 2016 grazie all’aiuto dell’attivista Nijat Amiraslanov, con l’obiettivo di chiedere asilo in Germania proprio a seguito della forte repressione della stampa indipendente. Il sospetto è che adesso abbia iniziato a collaborare con le autorità, denunciando ex colleghi e collaboratori.

Amiraslanov sarebbe stato portato via con la forza il 15 giugno a pochi metri da casa mentre stava aspettando il corriere per ritirare un pacco. A sua madre aveva detto che sarebbe rientrato nell’arco di cinque minuti. “Qualcuno mi è saltato addosso, mi ha messo un sacco in testa e mi ha arrestato”, ha raccontato Amiraslanov al giornale OC Media. Non si sa dove sia stato detenuto, e avrebbe ricevuto indicazioni di non denunciare il fatto alla stampa.

L’Azerbaigian è uno dei paesi più corrotti al mondo

Come scrive il quotidiano britannico Guardian, il governo dell’Azerbaigian è stato accusato di aver dato un nuovo giro di vite contro la stampa e gli attivisti proprio prima dei colloqui cruciali della Nazioni Unite, che si terranno a novembre nella capitale Baku. Secondo Human rights watch, nell’ultimo anno si sono registrati almeno 25 casi di arresti o condanne di giornalisti e attivisti, molti dei quali ancora in carcere.

L’Azerbaigian è infatti definito uno Stato autoritario dove la stampa e le libertà civili sono fortemente limitate, ed è considerato uno dei paesi più corrotti del mondo, posizionato al 154esimo posto su 180 nel Corruption perceptions index stilato da Transparency International lo scorso anno.

“Il controllo autoritario sulle istituzioni statali da parte delle élite al potere si è saldamente radicato e la corruzione viene utilizzata per sostenere il potere ed eludere le responsabilità, denuncia Transparency International. Il punteggio di questo paese riflette i deficit sistemici della governance e la mancanza di una supervisione indipendente, dove la corruzione erode vari livelli della società e dello Stato, minando i diritti civili e politici”.

Un quadro tutt’altro che rassicurante se pensiamo che proprio in Azerbaigian – un paese la cui economica è fortemente legata al gas e al petrolio, che costituiscono il 90 per cento dell’export – si deciderà il futuro delle politiche climatiche mondiali.

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