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- Shoigu è stato il ministro della Difesa russo fino a poche settimane fa, Gerasimov è Capo di stato maggiore dell’esercito.
- I giudici della Corte penale internazionale li accusano di attacchi alle infrastrutture energetiche e sui civili.
- In passato la Corte ha emesso mandati d’arresto per Vladimir Putin e altri dirigenti dell’esercito.
La Corte penale internazionale ha emesso mandati d’arresto per due fedelissimi di Vladimir Putin, cioè l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e il Capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov. I due dirigenti della Russia sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nell’ambito dell’invasione dell’Ucraina, iniziata nel febbraio 2022.
Non è la prima volta che la Corte penale internazionale emette mandati d’arresto contro la Russia: l’anno scorso era toccato al presidente Vladimir Putin.
Nuovi mandati d’arresto
Sergei Shoigu e Valery Gerasimov sono accusati di aver rivolto attacchi intenzionali contro i civili ucraini e di aver causato eccessivi danni a persone e infrastrutture civili. Questo nell’ambito dell’aggressione all’Ucraina, in particolare nel periodo tra febbraio 2022 e marzo 2023.
Shoigu è stato il ministro della Difesa russo fino a poche settimane fa, quando è stato licenziato dal presidente Vladimir Putin e sostituito con Andrei Belusov. È una delle menti dietro all’aggressione militare rivolta all’Ucraina nel 2022, così come Gerasimov, che dal 2023 è diventato Capo di stato maggiore dell’esercito e ha dunque visto accrescere ulteriormente il potere decisionale nella guerra contro Kiev.
I giudici della Corte penale internazionale che hanno emesso i mandati d’arresto hanno evidenziato in particolare gli attacchi russi contro le infrastrutture energetiche ucraine, ma anche gli attacchi a obiettivi militari ucraini compiuti nonostante l’evidenza che gli effetti collaterali sui civili sarebbero stati pesanti e maggiori ai guadagni strategici. Per questo motivo Sergei Shoigu e Valery Gerasimov sono stati accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
I precedenti della Corte penale internazionale
Non è la prima volta, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, che dirigenti di Mosca divengono oggetto di mandati d’arresto della Corte penale internazionale.
Prima era toccato al presidente Vladimir Putin, colpito da mandato d’arresto internazionale nel marzo 2023, così come ai generali russi Sergei Kobylash e Viktor Sokolov e all’ufficiale Maria Lvova-Belova. Queste misure difficilmente potranno concretizzarsi perché la Russia non riconosce lo statuto della Corte penale internazionale e non è dunque chiamata a mettere in atto le sue decisioni. Putin e i suoi fedeli potranno essere arrestati solo se si recheranno in un paese che riconosce lo statuto della Corte dell’Aja.
“Speriamo di vederli dietro le sbarre”, ha commentato il presidente dell’Ucraina, Volodimir Zelensky.