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“Ecco cosa c’è di così straordinario nella vita:È un ciclo di generazione, degenerazione, rigenerazione”.
È morta l'umorista Emily Levine, dopo una vita straordinaria trascorsa a interrogarsi sulla natura stessa della realtà.Una comica-filosofa, ha fatto a pezzi i classici, la fisica e la cultura pop, e poi, con la tecnica dell'imbroglione, li ha messi insieme in modi che hanno creato non solo uno shock di riconoscimento ma (come lei si è spiegata nel 2002) uno shock di ri-cognizione, di pensare in un modo nuovo.Il suo obiettivo era cortocircuitare la tua mente, scuoterti dal tuo vecchio sciocco e/o pensando con un po' di e/e.Non per niente si definiva “l’Evel Knievel dei salti mentali”.
Ha lavorato come scrittrice e produttrice televisiva, regista e come connettore, un luogo di ritrovo per pazzi che la pensano allo stesso modo.Lei era una forza, una parola che speriamo possa avere senso a molti livelli.
Più recentemente, ha rivolto la sua attenzione al processo stesso della morte, mentre affrontava una diagnosi di cancro ai polmoni allo stadio IV.Come sempre, la spinse a cercare nella più ampia gamma possibile di fonti.Ha letto la fisica quantistica ("- beh, ho letto un'e-mail di qualcuno che l'aveva letta, ma -"), ha rivisitato Hannah Arendt e una vecchia battuta, e ha gettato tutto nel frullatore del suo spirito acuto.E tutto cominciò ad avere un senso, la vita, il vivere, il morire, la morte. Nelle sue stesse parole:“‘Io’ sono solo un insieme di particelle che sono disposte in questo schema, poi si decomporranno e saranno disponibili, tutte le sue parti costitutive, alla natura, per riorganizzarsi in un altro schema.Per me è così emozionante e mi rende ancora più grato di far parte di quel processo.