https://www.lifegate.it/confine-tra-italia-e-svizzera-fusione-dei-ghiacciai
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- Italia e Svizzera si sono accordate per una modifica dei loro confini alpini.
- La causa è la fusione dei ghiacciai che ha modificato il crinale dove correva il confine tra Italia e Svizzera.
- I ghiacciai svizzeri hanno perso il 10 per cento del loro volume in soli due anni.
Le linee di confine tra diversi paesi a volte seguono quelle che da sempre sono barriere naturali: un fiume, una montagna, una valle. In Italia lo vediamo chiaramente con i confini a nord, sulla catena delle Alpi, dove spesso da una vetta si possono ammirare due paesi. Ci sono però momenti in cui questi confini vengono ridisegnati, come è recentemente successo tra Italia e Svizzera, che si sono accordate per spostare, di poco, il confine. Le ragioni dietro questa decisione non sono però politiche come si potrebbe pensare, ma climatiche.
I ghiacciai che fondono costringono a spostare il confine tra Italia e Svizzera
Ai piedi del Cervino, cima iconica tra i due paesi e una delle più alte in Europa, i ghiacciai stanno fondendo sempre più velocemente a causa del riscaldamento globale. Questo cambiamento nel volume del ghiaccio del Plateu Rosa ha causato lo spostamento fisico della linea di confine tra i due paesi, che ora si ritrovano ad aggiornarla. “Nelle regioni di alta montagna tratti significativi del confine italo-svizzero sono definiti dalla linea spartiacque rappresentata dal crinale dei ghiacciai, dei nevai o delle nevi perenni”, ha scritto il Consiglio federale svizzero in una nota. “Tuttavia, con lo scioglimento dei ghiacciai, questi elementi naturali evolvono e ridefiniscono il confine nazionale quando questo viene determinato in modo dinamico”.
Per questo motivo il 27 settembre il Consiglio federale svizzero ha approvato la firma della convenzione sulla rettifica dei confini tra la Svizzera e l’Italia. I paesi, nello specifico il comune svizzero di Zermatt nel Canton Vallese e la regione italiana della Valle d’Aosta, si erano già accordati a maggio 2023 sulla questione, manifestando la reciproca volontà di effettuare il cambiamento. Si attende a breve l’ultimo ok dell’Italia e, una volta ottenute entrambe le firme, la convenzione sarà pubblicata e la rettifica sarà messa in atto.
I ghiacciai si ritirano sempre più velocemente
L’Europa è un hotspot dei cambiamenti climatici, ovvero un’area che si scalda più velocemente della media e dove gli impatti del riscaldamento globale si sentono più pesantemente. Ne sono una prova i ghiacciai alpini che stanno retrocedendo a ritmi allarmanti. I ghiacciai svizzeri, ad esempio, hanno registrato un declino drammatico negli ultimi due anni: hanno perso il 10 per cento del loro volume solo tra il 2022 e il 2023 (con il 6% e il 4% di perdite rispettivamente), secondo i dati pubblicati dalla Swiss academy of sciences. Una quantità equivalente a quella che in passato era stata persa in un arco temporale di trent’anni, dal 1960 al 1990.
Anche sui ghiacciai italiani sono evidenti gli effetti del riscaldamento globale, con periodi prolungati senza precipitazioni e soprattutto con temperature elevate, fattori che annullano la capacità di un ghiacciaio di produrre nuovo ghiaccio. Qualche settimana fa il ghiacciaio della Marmolada è stato infatti dichiarato “in coma irreversibile”. Secondo i dati diffusi dalla Carovana dei ghiacciai di Legambiente, il ghiacciaio della Marmolada è arretrato di 1.200 metri dal 1888, perdendo 70 ettari di superficie negli ultimi 5 anni, passando dai 170 nel 2019 ai 98 nel 2023. “A questo ritmo entro il 2040 il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più”, si legge nel comunicato.
Proprio la Marmolada era stata teatro del disastroso crollo di una grande porzione di ghiacciaio (di quasi 70mila tonnellate tra ghiaccio, acqua e detriti) a luglio 2022 in cui persero la vita 11 persone. Un distacco che, secondo uno studio di ricercatori internazionali coordinati da Aldino Bondesan dell’Università di Padova, è stato il risultato degli effetti dei cambiamenti climatici, concludendo che “le temperature eccezionalmente alte nelle 7 settimane precedenti all’incidente hanno determinato un ritmo di fusione di 44 millimetri al giorno”.
La vicenda della Marmolada, e anche quella del confine alpino italo-svizzero, sono solo due esempi di ciò che sta accadendo sugli archi alpini e che sottolineano l’urgenza di limitare l’aumento della temperatura media globale, ricordandoci che questi eventi sono e saranno sempre più presenti nelle nostre vite, nei nostri ambienti, nei nostri confini.