Three Mile Island riaccenderà i reattori per alimentare l’intelligenza artificiale di Microsoft

Lifegate

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L’impennata dei consumi energetici dovuti allo sviluppo dell’intelligenza artificiale fa ripartire persino la centrale di Three Mile Island, famosa per il disastro nucleare peggiore degli Stati Uniti.

Nelle ultime settimane OpenAI ha cercato investimenti per sostenere lo sviluppo delle proprie intelligenze artificiali, aprendo un canale anche con il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti per un affare da 100 miliardi di dollari. L’azienda, che da anni gode di un’alleanza di ferro con Microsoft, ha bisogno continuo di fondi anche perché non è ancora riuscita a definire un modello di business sostenibile: a fronte dei suoi 180 milioni di utenti, infatti, sembra comunque destinata a perdere circa cinque miliardi di dollari solo quest’anno.

C’è però un settore che sembra aver capito monetizzare queste tecnologie, ed è quello energetico. Chatbot come ChatGPT, infatti, funzionano grazie a potentissimi data center, dei centri di elaborazione dati il cui consumo energetico è sempre più alto e preoccupante. Ma la colpa non è solo delle AI: secondo il Guardian, infatti, tra il 2020 e il 2022 (ovvero anche prima dell’avvento di ChatGPT) i dati ufficiali riportati dal Big Tech sui consumi energetici dei data center sono stati piuttosto ottimisti. Troppo. In realtà, secondo alcune ricostruzioni, i consumi reali sarebbero circa sette volte più alti di quanto dichiarato (il 662% in più).

E poi sono esplose le AI, che non hanno di certo aiutato. Anzi, questi sistemi stanno rendendo vani molti degli sforzi e investimenti fatti negli ultimi anni, quando le principali aziende tecnologiche investivano per diventare più sostenibili. Bei tempi andati. Il Washington Post ha raccontato il ritorno delle centrali a carbone, alcune delle quali erano destinate a essere chiuse, che invece stanno facendo affari per garantire elettricità ai centri di elaborazione di dati. Succede soprattutto in Virginia e West Virginia, stati che hanno attirato investimenti nel settore e dove è sorta una “data center valley”, in cui i blackout sono in aumento e la rete elettrica rischia il collasso per l’aumento della domanda.

Anche l’energia nucleare sta vivendo una nuova gioventù, e non parliamo del nucleare di nuova generazione di cui si sta discutendo anche in Italia: in Pennsylvania si trova la centrale nucleare di Three Mile Island, dove nel 1979 si registrò una parziale fusione del nocciolo con successivo rilascio di materiale radioattivo, in quello che viene ricordato come il più grave incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti. Da allora la seconda unità della centrale è stata chiusa ma Microsoft, sempre alla ricerca di energia per i suoi data center, vorrebbe riaprilo.

La corsa agli armamenti nel campo delle AI interessa tutte le aziende principali, oltre alla citata Microsoft, che per non rimanere indietro stanno investendo miliardi di dollari, e dimenticando ogni promessa ambientalista fatta negli ultimi decenni. La stessa Google, che da sempre ha adottato un approccio molto progressista da questo punto di vista, non è più ufficialmente carbon neutral, proprio per colpa delle AI.

Questo mese xAI, società fondata da Elon Musk, già capo di Twitter e Tesla, è stata accusata di alimentare il suo “supercomputer” con turbine a gas non regolamentari, che stanno creando problemi di smog e inquinamento a Memphis, in Tennessee, a conferma di come le AI siano diventate l’alibi perfetto per cancellare decenni di battagli e progressi energitici. Questi chatbot saranno pure impalpabili ma hanno un impatto ambientale che è sempre più pesante e ingiustificato.

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