- |
FIRENZE – Prima le sirene d’allarme riprodotte dagli altoparlanti sistemati in piazza. Poi il rombo dei tuoni e l’acqua, un telo cerato blu, che si alza e diventa un’onda che travolge tutto e tutti. Passa e lascia sul campo una serie di corpi sdraiati a terra. Che poco dopo si rialzano, aiutati dai volontari, e mostrano le immagini più terrificanti degli eventi estremi legati al cambiamento climatico: foto di alluvioni e incendi devastanti, di terre desertificate. La riproduzione di un’alluvione va in scena in Santissima Annunziata, a Firenze. La rendono plastica una manciata di attivisti di Fridays For Future Firenze nei giorni del nuovo sciopero nazionale per il clima. Non sono molti. Anzi, sono molto meno delle prime volte, prima del Covid, quando anche Firenze fu travolta da quella protesta nuova. E tuttavia quando parte il flash mob la piazza si fa muta. E chi passa osserva.
“TRA EMILIA-ROMAGNA E CAMPI BISENZIO LA CRISI CLIMATICA È GIÀ QUA”
Perché quello che è accaduto anche qui, a Campi Bisenzio, o nella vicina Emilia, è la conseguenza “della crisi climatica che è qua ed è ora. E non possiamo più voltarci dall’altra parte, non è più possibile negare nonostante questo governo cerchi di farlo”, sottolinea Irene Sarti, referente di Fridays For Future Firenze. Oggi, aggiunge, “scendiamo in piazza per denunciare l’estremo ritardo con cui si stanno mettendo in atto le misure per il green deal e l’accordo di Parigi. Si preferisce finanziare le guerre anziché destinare risorse alla transizione ecologica”. Di tempo, aggiunge, “non ce n’è più. Eppure, questa piazza vuole trasmettere un messaggio di speranza: possiamo ancora fare qualcosa”.
Zoe Tartaro, altra referente di FFF Firenze, si rivolge direttamente alla Regione Toscana e chiede procedure più reattive e meno farraginose, pesanti, per progettare e intercettare i bandi europei. “Se la Regione presentasse almeno una strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici per una governance più snella e reattiva, come hanno fatto Lombardia, Emilia-Romagna e Puglia, potrebbe accedere a fondi europei come il Next Generation Eu, il fondo europeo di sviluppo regionale o il fondo di coesione”. Ma per queste risorse “è necessario presentare progetti e partecipare a dei bandi, e l’attività di programmazione della Regione va troppo a rilento. Serve un impegno più deciso e costante da parte dei governi locali”.
La piazza, però, non più piena come qualche anno fa, gli fanno notare i giornalisti. “Penso sia un calo fisiologico: tutti i movimenti superano il picco massimo di partecipazione per avere un calo. Poi ha influito il Covid e ora il morale basso per la politica di questo governo. Inoltre, con il decreto sicurezza il governo sta criminalizzando le proteste anche pacifiche e non violente come questa. Infine, il calo dell’attenzione mediatica fa tanto”, osserva. Però, rilancia, “questa è una piazza di resistenza. Ma soprattutto è la prova che il fronte ecologista è forte, unito e intersezionale. E’ una piazza di pubblica convergenza tra realtà ecologiste e solidali; tra le realtà alternative, i progetti, le campagne che mostrano il senso del cambiamento ecologico a cui guardiamo”.