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- Il 6 ottobre diversi carri armati israeliani avevano circondato in modo intimidatorio una base dell’Unifil.
- Tra il 10 e l’11 ottobre l’esercito di Israele ha aperto il fuoco contro diverse basi della missione Onu.
- Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha detto che quello israeliano è un “crimine di guerra”.
Negli ultimi giorni l’esercito israeliano ha iniziato una propria offensiva militare unilaterale contro l’Unifil, la missione di pace dell’Onu che presidia il sud del Libano. Prima sono state circondate in modo intimidatorio alcune basi della missione , creata nel 1978 dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu per far garantire il rispetto del confine tra Israele e Libano e favorire pace e stabilità nell’area. Poi dal 10 ottobre i soldati israeliani hanno direttamente aperto il fuoco contro le basi dell’Unifil, causando danni e feriti.
Gli attacchi contro l’Unifil in Libano, dove Israele sta compiendo una nuova offensiva militare dopo quella (ancora in corso) nella Striscia di Gaza, hanno portato a una reazione diplomatica particolarmente dura da parte della comunità internazionale. E anche il governo italiano, finora particolarmente silente nei confronti delle violazioni del diritto internazionale di Israele, ha preso posizione.
Gli attacchi di Israele contro l’Unifil
L’Unifil è una forza militare di interposizione dell’Onu creata nel 1978, dopo l’invasione del Libano da parte di Israele a seguito di alcuni attacchi compiuti da organizzazioni palestinesi dal suolo libanese. Compito dell’Unifil era tracciare e far rispettare la linea di confine tracciata dai due paesi, ma negli anni la sua presenza è divenuta stabile, come missione di pace e sicurezza volta a evitare, anche solo con la sua presenza, eventuali escalation militari tra i due paesi.
Dal 7 ottobre 2023 l’esercito israeliano e l’organizzazione politico-militare libanese Hezbollah si sono lanciati reciprocamente numerosi missili e razzi, ma a partire da settembre Israele ha lanciato una vera e proprio offensiva militare sul Libano, bombardando gran parte del paese, compresa la capitale Beirut, ed effettuando alcune incursioni sul territorio. Negli ultimi giorni anche l’Unifil è finito sotto il tiro israeliano. Il 6 ottobre numerosi carri armati israeliani si sono dispiegati intorno della missione Onu nei pressi del villaggio di Maroun al Ras, arrivando a puntare i cannoni contro i peacekeeper stessi. Dal 10 ottobre invece Israele ha intensificato le intimidazioni, arrivando ad aprire il fuoco.
Come denuncia un comunicato dell’Unifil, e come ha confermato anche il portavoce della missione, l’italiano Andrea Tenenti, “i soldati israeliani hanno deliberatamente sparato contro le telecamere di sorveglianza perimetrale della missione a Naqoura, disabilitandole. Inoltre, l’esercito ha attaccato un’altra posizione delle Nazioni Unite, danneggiando i sistemi di illuminazione e una stazione di trasmissione utilizzata per le comunicazioni”. Inoltre, un carro armato di Israele ha sparato direttamente contro una torre di osservazione presso il quartier generale dell’Unifil, “colpendola e provocando la caduta di due peacekeepers”, che sono rimasti feriti. La missione ha anche riferito di un attacco contro la posizione a Ras Naqoura, “dove è stato colpito l’ingresso di un bunker in cui i peacekeeper si stavano riparando”.
La condanna di Crosetto
La comunità internazionale ha alzato la voce in modo unanime contro l’esercito israeliano dopo gli attacchi all’Unifil. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha definito “inaccettabile” l’operato dei soldati israeliani, mentre il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha parlato di “violazione del diritto umanitario”.
Tra le prese di posizione più forte c’è stato quella del governo italiano, dal momento che italiani sono oltre mille dei soldati della missione Onu in Libano, la seconda nazionalità più presente dopo quella indonesiana. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha convocato una conferenza stampa nella quale ha sottolineato che gli attacchi israeliani all’Unifil “costituiscono un crimine di guerra” e che “si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale, non giustificate da alcuna ragione militare”. Crosetto ha anche convocato l’ambasciatore israeliano e ha detto di avergli riferito che “l’Onu e l’Italia non possono prendere ordini da Israele”.
In effetti l’esercito israeliano aveva chiesto alla missione Onu di lasciare le basi presenti nel raggio di cinque chilometri dal confine, adducendo come motivazione la presenza di miliziani di Hezbollah in quel territorio. I peacekeeper dell’Onu non hanno seguito l’ordine israeliano, che riguarda un territorio su cui Israele non ha sovranità e che avrebbe peraltro comportato una violazione del mandato delle Nazioni Unite. Gli attacchi israeliani all’Unifil potrebbero essere una rappresaglia a questo rifiuto ed è probabile che l’esercito israeliano voglia sgomberare l’area da osservatori esterni, così che non vengano registrate le sue violazioni del diritto internazionale. L’esercito israeliano ha però respinto accuse di questo tipo, dicendo di non aver colpito deliberatamente le posizioni dell’Unifil e che questo è stato un effetto colletarale dei suoi attacchi contro Hezbollah.
La presa di posizione di Crosetto e del resto della comunità internazionale non ha comunque sortito i suoi effetti. Nella mattinata dell’11 ottobre l’esercito israeliano è tornato a colpire la missione dell’Onu, distruggendo il punto di osservazione di una base. Due peacekeeper sono rimasti feriti.