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- La riserva marina delle isole Heard e McDonald, nel bel mezzo dell’oceano antartico, quadruplicherà la sua estensione.
- Lo ha annunciato il governo australiano che, così facendo, supera ampiamente l’obiettivo di proteggere il 30 per cento dei suoi oceani.
È ufficiale: la riserva marina delle isole Heard e McDonald, nel bel mezzo dell’oceano antartico, quadruplicherà la sua estensione, passando da circa 71mila a 310mila chilometri quadrati. Lo ha confermato la ministra dell’Ambiente dell’Australia, Tanya Plibersek. Ciò significa – sottolinea – che il paese arriverà a proteggere il 52 per cento dei suoi oceani: ben più rispetto agli impegni presi in ambito internazionale e di quanto stia facendo qualsiasi altro stato.
Si amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald
La riserva marina delle isole Heard e McDonald è tre le ultime zone del pianeta non ancora toccate dalle attività dell’uomo. Questo non stupisce, considerando la sua posizione remota: tra le città più vicine – si fa per dire – c’è Perth, in Australia, che dista 4.100 chilometri. Anche il clima è a dir poco inospitale, con temperature che non superano mai i dieci gradi e pioggia e neve per tre giorni su quattro. Le isole, popolate da pinguini, foche, uccelli e invertebrati, ospitano gli unici due vulcani attivi in Australia: il Mawson Peak, con i suoi 2.745 metri di altitudine, è anche la vetta più alta del paese.
Insomma, la riserva marina è un “paradiso naturalistico”, per riprendere le parole di una coalizione di organizzazioni ambientaliste. Che, tramite una nota, accolgono con grande favore la decisione del governo, sottolineando però come si possa fare ancora di più. In particolare, alcuni canyon e alcune catene montuose sottomarine continuano a non godere dello status di santuario, pur essendo habitat di importanza critica.
L’Australia supera in anticipo i suoi obiettivi di tutela degli oceani
Due anni fa, il governo australiano aveva formalizzato l’impegno a proteggere il 30 per cento della sua superficie terrestre e il 30 per cento delle sue aree marine entro il 2030. L’estensione della riserva delle isole Heard e McDonald, sottolinea la ministra dell’Ambiente, porta a superare di gran lunga questo target. Perché, così facendo, il paese arriva a tutelare il 52 per cento degli oceani che fanno parte del suo territorio.
Una presa di posizione che ha un grande valore ma non basta, da sola, per poter dire che la biodiversità del paese sia salva. Un poderoso rapporto scientifico pubblicato nel 2022 aveva rivelato dati disastrosi. L’Australia ha assistito all’estinzione di più specie di mammiferi di qualsiasi altro continente, la Grande Barriera Corallina ha subito quattro sbiancamenti in dieci anni, vicino ai centri urbani le condizioni di corsi d’acqua, spiagge e aree costiere sono tutt’altro che buone.
L’Alleanza 30 by 30, che fa pressione proprio per il raggiungimento degli obiettivi fissati per questo decennio, sostiene che il grosso punto debole sia di carattere finanziario. Finora, il governo australiano guidato da Anthony Albanese avrebbe allocato soltanto lo 0,1 per cento della spesa pubblica alla natura. Ma bisognerebbe avvicinarsi almeno all’1 per cento. Un tema, quello degli investimenti (pubblici e privati), che sarà al centro anche della Cop16, la Convenzione delle parti sulla biodiversità biologica in programma a Cali, in Colombia, dal 21 ottobre al 1° novembre.