Cop29, Guterres ai governi: “Obbligati a trovare un accordo”

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Durante la cerimonia di apertura della Cop29 il segretario generale delle Nazioni Unite ha lanciato un nuovo accorato appello affinché si agisca sul clima.

La ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (la Cop29) ha aperto ufficialmente i battenti a Baku lunedì 11 novembre. Nonostante siano numerose le defezioni di capi di stato e di governo che hanno preferito non recarsi in Azerbaigian – chi per ragioni politiche, chi per la scarsa fiducia nei confronti dell’azione climatica – nella giornata di martedì sono previste le dichiarazioni di molti leader.

Guterres alla Cop29: “Un mondo di disastri provocati dall’uomo”

Il primo a parlare è stato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che non ha mancato di manifestare ancora una volta la necessità di agire in maniera immediata e drastica sia sul fronte della mitigazione che su quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

“Con il giorno più caldo mai registrato e il mese più caldo mai registrato, è quasi certo che il 2024 sarà anche l’anno più caldo mai registrato – ha esordito il diplomatico portoghese -. E anche un anno straordinario in termini di distruzione provocata dal clima, con famiglie costrette a scappare dagli uragani, distruzione di biodiversità, i mari che soffocano, lavoratori e profughi che collassano per il caldo insopportabile, inondazioni che dilaniano le comunità e distruggono infrastrutture, bambini che vanno a letto affamati perché la siccità devasta i raccolti. Tutti questi disastri, e altri ancora, sono amplificati dai cambiamenti climatici provocati dall’uomo”.

“L’80 per cento della popolazione globale vuole più azione sul clima”

Guterres ha quindi ricordato che nessun paese è al riparo di fronte agli impatti del riscaldamento globale. E ha sottolineato, citando dati dell’università di Oxford e del Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite, che “l’80 per cento della popolazione mondiale chiede una maggiore azione climatica”. È per questo che “scienziati, attivisti e giovani che stanno chiedendo un cambiamento devono essere ascoltati, non messi a tacere”.

La strada per condurre la battaglia contro la crisi climatica è d’altra parte una sola: “Per limitare la crescita della temperatura media globale ad 1,5 gradi centigradi, non possiamo far altro che tagliare le nostre emissioni del 9 per cento all’anno. Entro il 2030, dobbiamo centrare un calo del 43 per cento, E poi i livelli del 2019”, ha ricordato il segretario generale dell’Onu. Che, rivolgendosi ai capi di stato e di governo presenti, ha dettato la linea: “A questa Cop29 dovete trovare accordi su regole eque e efficaci per quanto riguarda i mercati dei carbon credit, che rispettino le comunità locali e non lascino spazio a forme di greenwashing o di land grabbing”.

Servono azioni globali che trasformino intere economie

Ma, più in generale, secondo Guterres è necessario dar vita a nuovi piani di azione climatica che coinvolgano gli interi sistemi economici. Anche in vista della revisione delle promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (Ndc) che ciascun paese dovrà inviare entro il prossimo mese di febbraio alle Nazioni Unite. “Avete concordato – ha aggiunto Guterres – che i vostri nuovi piani si allineeranno all’obiettivo degli 1,5 gradi. Ciò significa che dovranno coprire tutte le emissioni e le intere economie. Che si dovranno anticipare gli obiettivi globali per triplicare la capacità delle fonti rinnovabili, raddoppiare l’efficienza energetica e arrestare la deforestazione entro il 2030, nonché ridurre del 30 per cento la produzione e il consumo globale di combustibili fossili entro la stessa data”.

Inoltre, occorrerà “allineare le strategie nazionali di transizione energetica e le priorità di sviluppo sostenibile con l’azione climatica, al fine di attrarre gli investimenti necessari. Tutto questo deve essere realizzato in linea con il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse situazioni nazionali. Tutti i paesi devono fare la loro parte”, ha precisato il numero uno dell’Onu.

Guterres ai governi presenti alla Cop29: “Un accordo è d’obbligo”

Sul fronte dell’adattamento, poi, l’urgenza è identica: “Dovete fare di più – ha aggiunto ancora Guterres – per proteggere le persone dalla distruzione provocata dalla crisi climatica”. Ciò in un contesto nel quale “i più vulnerabili sono stati abbandonati di fronte a condizioni climatiche estreme”. E mentre “la distanza tra i finanziamenti necessari per fronteggiare l’adattamento e quanto stanziato potrebbero raggiungere i 359 miliardi di dollari all’anno entro il 2030”.

Proprio la questione dei fondi è d’altra parte la priorità della Cop29: “I paesi in via di sviluppo desiderosi di agire si trovano ad affrontare molti ostacoli: scarsi finanziamenti pubblici, costo del denaro esorbitante, disastri climatici devastanti e peso del debito insostenibile. Il risultato è che adattamento viene loro negato. L’anno scorso, i mercati in via di sviluppo ed emergenti al di fuori della Cina hanno ricevuto solo 15 centesimi per ogni dollaro investito in energia pulita a livello globale. La Cop29 deve abbattere i muri che bloccano i finanziamenti per il clima. I paesi in via di sviluppo non devono lasciare Baku a mani vuote. Un accordo è d’obbligo. Abbiamo bisogno di un nuovo obiettivo finanziario che sia all’altezza della situazione”.

Guterres è sempre stato molto netto sulla questione climatica, e nel corso del tempo non ha mancato di bacchettare i governi per le loro azioni insufficienti. Occorrerà verificare se le condizioni politiche della Cop29 saranno quest’anno consentiranno di rispondere all’ennesimo appello accorato del segretario generale delle Nazioni Unite.

Stiell: “Gli impatti del clima già costano quasi il 5 per cento del Pil in numerosi paesi»

Simon Stiell, segretario esecutivo dell’Unfccc (la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici ha da parte sua puntato sulle conseguenze economiche dell’inazione: “In numerose nazioni, gli impatti del clima già costano quasi il 5 per cento del Pil. La crisi climatica è anche una crisi del costo della vita, perché le catastrofi comportano una crescita degli oneri per famiglie e imprese. Senza un’azione concreta assisteremo a un’impennata dell’inflazione”. In questo senso, secondo Stiell, occorre imparare la lezione della pandemia: miliardi di persone hanno sofferto perché non abbiamo agito in modo collettivo”.

A parlare è stato poi il primo ministro del Regno Uniti Keir Starmer, che ha promesso un taglio netto delle emissioni del proprio paese: “Il calo sarà dell’81 per cento, entro il 2035, rispetto ai livelli del 1990”. Il premier ha quindi esortato gli altri governi ad adottare obiettivi altrettanto ambiziosi, poiché il problema è globale e occorre agire in modo globale per risolverlo. L’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Podesta, ha tenuto inoltre una conferenza stampa nella quale ha affermato che “anche se sotto la guida di Donald Trump il governo federale ha messo in secondo piano le azioni legate al clima, gli sforzi per prevenire i cambiamenti climatici rimangono un impegno degli Stati Uniti”. Un tentativo di tranquillizzare gli animi, quando la prospettiva concreta è di una nuova uscita dall’Accordo di Parigi.

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