- |
La qualità delle coste italiane continua ad essere fortemente compromessa da fenomeni di abusivismo edilizio, gestione illecita delle cave e concessioni demaniali. Al punto che la superficie complessiva delle spiagge rimaste arriva appena a 120 km quadrati. È ciò emerge dalle ricerche di ISPRA e dalle comunicazioni dell’associazione Legambiente, che ha presentato in anteprima i risultati del suo dossier Mare Monstrum. Quest’ultimo ogni anno studia l’impatto del ciclo illegale del cemento sul mare del Belpaese in base ai dati raccolti dalle forze dell’ordine e Capitanerie di porto. La nuova ricerca evidenzia che, nel corso del 2023, sono stati accertati ben 10.257 reati nelle regioni costiere, con la denuncia di 11.647 persone (+21,2%), 1.614 sequestri penali (+17,3%) e 14 ordinanze di custodia cautelare. Vede un incremento anche il numero degli illeciti amministrativi, che arrivano a 15.062 unità (+11,7% rispetto all’anno precedente) e le relative sanzioni (34.121, +20,9%).
I dati parlano chiaro: a subire gli effetti peggiori del fenomeno oggetto di analisi sono le regioni del Sud Italia. A primeggiare è la Campania, che ha fatto registrare 1.531 reati (il 14,9% del totale), 1.710 persone denunciate e addirittura 4.302 sanzioni. Il secondo posto è occupato dalla Puglia, in cui sono stati attestati 1.442 reati, seguita dalla Sicilia, con 1.180 reati. Subito fuori dal podio la Calabria, con 1.046 reati. Risulta comunque assai problematica anche la situazione di una serie di regioni del Centro e del Nord Italia: al quinto posto si piazza infatti la Toscana, contando 794 reati (ovvero il 7,7% del totale nazionale), cui seguono il Veneto, con 705 reati, e il Lazio, con 617 reati. Nel frattempo, una recente ricerca di ISPRA – all’interno della quale sono stati aggiornati e integrati i dati costieri del 2020 – ha accertato come, nel nostro Paese, la superficie complessiva delle spiagge misuri soltanto 120 chilometri quadrati, addirittura meno del territorio del solo municipio di Ostia, a Roma. La misura, ha scritto ISPRA in un comunicato stampa, “appare piccola”, poiché “mediamente le spiagge italiane sono profonde circa 35m, e occupano circa il 41% delle coste, ovvero circa 3400 km, su un totale di più di 8300 km”. Nello specifico, se si prendono in considerazione i valori della superficie delle spiagge, le Regioni del sud coprono metà della superficie nazionale (con la Calabria che, da sola, vale il 20% del totale).
«Le coste italiane sono un patrimonio dal valore inestimabile, ricche di storia, bellezza e biodiversità, ma sempre più usurpate dal mattone selvaggio con costruzioni che spesso rimangono allo stato di scheletri, che privatizzano spiagge o che sorgono in mezzo a letti di fiumi o in aree a rischio idrogeologico – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. I dati in anteprima di Mare Monstrum ci dimostrano l’urgenza di intervenire con provvedimenti legislativi, come abbiamo chiesto al Governo e a tutte le forze politiche con i nostri emendamenti al decreto Salvacasa, per noi un “condono mascherato». A fine maggio, Legambiente aveva infatti fortemente criticato il “decreto Salva casa” licenziato dal Consiglio dei ministri, giudicandolo “un provvedimento sbagliato che richiede modifiche profonde”. Nello specifico, Legambiente sostiene siano necessari interventi “decisi, puntuali e non più rimandabili”, tra cui “il riconoscimento del pieno potere ai Prefetti per demolire gli immobili che non vengono abbattuti dai Comuni” e la cancellazione nel Decreto “Salva casa” del cosiddetto “silenzio-assenso”, che “spalancherebbe la strada a nuovi abusi”.
[di Stefano Baudino]