https://www.open.online/2024/09/06/estate-2024-piu-calda-di-sempre-studio-copernicus
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L’estate boreale appena trascorsa – ossia i mesi di giugno, luglio e agosto – è stata la più calda mai registrata. Lo fa sapere il servizio dedicato ai cambiamenti climatici di Copernicus, il programma di osservazione della Terra finanziato dall’Unione europea. «Questa serie di temperature record sta aumentando la probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato», commenta Samantha Burgess, vicedirettrice del servizio. «Gli eventi estremi legati alla temperatura osservati quest’estate – aggiunge la scienziata – diventeranno solo più intensi, con conseguenze più devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni».
Il nuovo record di temperature
Nei mesi di giugno, luglio e agosto 2024, la temperatura media globale è stata la più alta mai registrata e si è attestata a 0,69°C sopra la media 1991-2020, superando il precedente record stabilito lo scorso anno (+0,66°C). L’Europa, come ormai gli scienziati dicono da tempo, si riscalda a un ritmo ancora più spedito di altre parti del mondo. Negli ultimi tre mesi, la temperatura nel Vecchio Continente è stata di 1,54°C sopra la media degli ultimi tre decenni, superando il record del 2022 (1,34°C). I mesi di giugno, luglio e agosto sono stati particolarmente piovosi nell’Europa occidentale e settentrionale, mentre alcune regioni del Mediterraneo – tra cui Sicilia e Sardegna – hanno dovuto fare i conti con un lungo periodo di siccità e scarsissime precipitazioni. Al di fuori dell’Europa, i Paesi che hanno fatto registrare temperature sopra la media comprendono Messico, Canada, Africa nord-orientale, Iran, Cina, Giappone e Australia. Mentre negli Stati Uniti orientali, l’estremo oriente della Russia, alcune parti del Sud America e il Pakistan le temperature sono state inferiori alla media degli ultimi tre decenni.
Il ruolo dei cambiamenti climatici nella siccità in Sicilia e in Sardegna
I dati diffusi oggi da Copernicus sono solo l’ultimo campanello di allarme sull’avanzata della crisi climatica, causata principalmente dall’uso dei combustibili fossili. Un processo già sotto gli occhi di tutti, soprattutto in quei Paesi – come l’Italia – che si riscaldano a un ritmo più veloce della media globale. Secondo uno studio del World Weather Attribution, la principale organizzazione al mondo che si occupa di stabilire le connessioni tra gli eventi meteo estremi e la crisi climatica, la siccità che nei mesi scorsi ha colpito Sicilia e Sardegna è stata resa il 50% più probabile proprio dai cambiamenti climatici. In un mondo non riscaldato dai combustibili fossili, e quindi con una temperatura media di circa 1,3 gradi centigradi inferiore a quella attuale, la siccità nelle due regioni italiane sarebbe stata classificata solo «grave» e non «estrema». Il risultato più angosciante dello studio riguarda però le prospettive future. Secondo il Wwa, basterebbe un’ulteriore aumento della temperatura globale di 0,7 gradi per aumentare il rischio che si verifichino in Sicilia una siccità di tipo «eccezionale», il grado più alto della scala di classificazione.
In copertina: Il lago di Piana degli Albanesi, in Sicilia, ridotto a una pozzanghera dalla siccità, 29 luglio 2024 (ANSA/Igor Petyx)