https://www.dire.it/11-07-2024/1062941-stromboli-etna-collegati-cosa-dice-vulcanologo/
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ROMA – Sembra una gara, anzi un duello tra titani quella in corso tra i vulcani siciliani in questo luglio rovente e ‘focoso’. L’Etna da una parte e lo Stromboli dall’altra, distanti ‘appena’ 179 chilometri, stanno dando spettacolo, con eruzioni ravvicinate.
COSA È SUCCESSO FINO AD OGGI
Sulla “grande isola” l’attività di fuoco si è registrata tra il 4 e il 5 luglio e poi ancora il 7, con una colonna eruttiva alta fino a circa 9000 metri. Nell’isola più piccola invece il V-day è stato- prima di oggi- decisamente il 4 luglio scorso, perché in quella data, Stromboli ha cessato la sua “attività ordinaria” ed è iniziata una fase “puramente effusiva”. Anche per questo la Protezione Civile ha alzato sull’isola l’allerta da livello arancione e rosso alle 20 di quel giorno.
Oggi, 11 luglio, si è compiuta una nuova “puntata” del duello. Infatti “Stromboli ha sparato più lontano che poteva, facendo arrivare la sua colonna eruttiva ad almeno 5 km di altezza e spedendo parte della sua nube lungo la Sciara del Fuoco per un nuovo, imponente flusso piroclastico”, riporta Gianfilippo De Astis, vulcanologo dell’Invg che in un articolo sul sito dell’istituto descrive passo dopo passo, sfida dopo sfida questa ‘battaglia’ tra vulcani.
ESISTE UN COLLEGAMENTO SOTTORRANEO TRA ETNA E STROMBOLI?
Ma non solo, De Astis cerca anche di rispondere, da esperto qual è, alla domanda delle domande, che in molti si stanno ponendo vedendo l’attivismo simultaneo di Etna e Stromboli: ovvero, questi vulcani, con le loro eruzioni, sono in qualche modo collegati a livello sotterraneo e quindi, magari, prevedibili? La risposta rischia di scontentare un po’ tutti perché è “No, Stromboli ed Etna non sono direttamente collegati”, scrive De Astis. Il primo “è considerato un vulcano alimentato da fusi magmatici legati alla subduzione. L’Etna è invece considerato un vulcano intraplacca. Dunque, seppur geograficamente abbastanza vicini, sono due vulcani che appartengono a due contesti geodinamici diversi e che solo nei più avanzati modelli geofisici e petrologici risultano condividere alcune deboli affinità chimiche per quel che riguarda i magmi “primitivi” che, talvolta, emettono”.
LE AFFINITÀ DEL MANTELLO
Ora la spiegazione è decisamente tecnica, ma la risposta è chiaramente negativa per tutti gli aspiranti vulcanologi. De Astis prosegue descrivendo elementi, sì, di affinità tra i due “coni di lava”: per l’esperto “sono le loro diverse sorgenti nel mantello terrestre che hanno alcune affinità”. Ergo, il mantello è uno, il più profondo, degli involucri concentrici che costituiscono la terra, compreso tra crosta e nucleo terrestre. Tornando ai nostri due titani siculi comunque, affinità del mantello a parte, “sono vulcani con un loro sistema di alimentazione autonomo già a partire da 10-20 di km di profondità”.
“ENTRAMBI ATTIVI DA MILLENI NON SOLO NEGLI ULTIMI 50 ANNI”
Per il resto, un’altra affinità è che sono entrambi “vulcani a condotto aperto, con attività pressoché continue se riportate alla lunga (lunghissima!) scala del tempo geologico”, spiega. E il fatto che “li ricordiamo attivi nello stesso periodo di tempo ,come ad esempio gli ultimi 40-50 anni (al massimo un paio di generazioni umane) ,ci trae quindi in inganno, facendoci pensare ad un inesistente collegamento sotterraneo“. Perché in realtà così non si considera che “questi vulcani sono attivi (insieme) da almeno tre millenni- ricorda De Astis- ed è ben noto che a molte eruzioni dell’uno non corrispondono eruzioni dell’altro”.
E così “è solo la nostra indole di umani fantasiosi che ci porta a dire: “… allora questi due sparano insieme!”, conclude l’esperto. E così è successo.
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