plastica monouso

Ci sono Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Danone e tanti altri. Meno di 60 multinazionali sono responsabili di quasi la metà dell’inquinamento mondiale di plastica, tra cui 6 aziende che da sole rappresentano un quarto del totale: è ciò che emerge da un nuovo studio condotto da un team internazionale di scienziati tra cui alcuni appartenenti ad organizzazioni senza scopo di lucro. La ricerca, già sottoposta a revisione paritaria e pubblicata sulla rivista scientifica Science Advances, si è basata sul lavoro di decine di migliaia di volontari che hanno analizzato da spiagge, parchi e fiumi quasi 2 milioni di rifiuti di plastica raccolti in 84 paesi diversi per un periodo di 5 anni. Si tratta di una ricerca che punterà la lente d’ingrandimento sulla plastica monouso e sulle strategie di riciclaggio delle multinazionali in quanto, secondo le analisi dello studio, esiste una correlazione con diretta proporzionalità tra la produzione annuale di pl...

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Dal primo ottobre nel Regno Unito non è più possibile mettere in vendita – nei negozi per esempio – o utilizzare per fini commerciali – come nei bar – specifici prodotti in plastica monouso. Sono stati messi al bando posate, bicchieri e contenitori per alimenti in polistirolo, così come i bastoncini a cui si attaccano i palloncini. Le restrizioni riguardano anche piatti, vassoi e ciotole, ma chi offre un servizio di takeaway (con prodotti da portare via) può comunque utilizzare contenitori e involucri se riempiti nel punto vendita o precedentemente. In altre parole, gli inglesi continueranno a trovare sugli scaffali dei supermercati frutta avvolta da sacchetti di plastica, piatti pronti, e insalate preconfezionate. In ogni caso la nuova normativa è un passo in avanti perché amplia quella già introdotta a partire dal 2018, quando il Paese impose lo stop alla produzione di microsfere cosmetiche, cioè quelle microplastiche co...

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