industria petrolifera

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature questo 3 gennaio e promosso dalla Global Fishing Watch, azienda lanciata da Google in partnership con Oceana e SkyTruth per monitorare le attività di pesca fornendone una visione globale, ha rilevato l’impatto delle attività delle navi industriali e delle infrastrutture energetiche nelle acque costiere dal 2017 al 2021. L’analisi è stata portata avanti attraverso un uso combinato di dati GPS delle navi, immagini satellitari e modelli di deep-learning, e mira a proporre una visione più ampia dell’attività industriale e commerciale negli oceani, delineando, sebbene in misura parziale, una prima mappatura dell’attività antropica sull’ambiente marittimo. Il motivo per cui è stato condotto un simile studio è ben spiegato nelle primissime righe dell’articolo: “la popolazione mondiale fa affidamento in misura sempre maggiore all’oceano per ottenere cib...

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L’ex raffineria Tamoil di Cremona, situata lungo l’argine del Po, sta continuando ad inquinare. A denunciarlo i dati presentati dalla Canottieri Leonida Bissolati, società sportiva la cui sede è ubicata proprio a fianco dell’insediamento industriale. Quest’ultimo, fino a circa dieci anni fa, raffinava il petrolio greggio, ma ora è stato convertito a deposito.  Eppure, nonostante la conversione, è stato dimostrato che l’impianto sta ancora inquinando il terreno circostante e, di conseguenza, la falda idrica sottostante. Delle analisi condotte su campioni di suolo prelevati negli ultimi due mesi hanno infatti evidenziato che vi è ancora presenza di surnatante, ovvero, la componente dell’idrocarburo fossile che non si mescola con l’acqua. «Questo è grave – ha sottolineato Maurizio Segalini, presidente del club sportivo – perché va contro tutte le teorie di Tamoil e delle istituzioni cittadin...

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Che il vertice delle Nazioni Unite sul clima fosse una farsa si era intuito già da un po’, ciononostante risultava difficile credere che si potesse fare ancora peggio. Quest’anno, invece, le contraddizioni e i potenziali conflitti di interesse sono stati persino messi alla luce del sole, in bella vista, davanti agli occhi di tutti. Il risultato è che, per farla breve, le decisioni che dovrebbero risolvere la crisi climatica sono state messe in mano a chi l’ha causata. La 28esima Conferenza delle Parti sul clima (COP28), avrà infatti luogo negli Emirati Arabi Uniti e sarà presieduta dal capo del colosso petrolifero della nazione. Il sultano Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi national oil company (ADNOC), avrà il compito di definire l’agenda della principale conferenza internazionale sulle questione climatiche, rivestendo un ruolo centrale nei negoziati finalizzati a raggiungere, in teoria, un consenso su punti come la...

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