greenwashing

Un gruppo di attivisti climatici ha affisso alcuni manifesti all’ingresso dell’edificio: «È ora che la Rai faccia la sua parte»

vai a leggere

Le due compagnie low-cost sono già tornate ai livelli di emissioni prepandemici, e non sembra esserci l’intenzione di invertire la rotta. Anche grazie ai fondi europei

vai a leggere

Una nuova ricerca ha rivelato che i crediti di carbonio derivanti da progetti di riforestazione non compensano la maggior parte delle emissioni rilasciate dalle attività industriali. Un gruppo internazionale di scienziati, in particolare, ha esaminato 26 siti in cui sono stati realizzati i cosiddetti progetti di contrasto alla deforestazione REDD+ in tre diversi continenti. Il dubbio principale, è emerso, è su come gli sviluppatori calcolano l’impatto dei loro progetti, al punto che circa il 94% dei crediti di carbonio derivanti da questi non rappresenterebbe una reale mitigazione delle emissioni climalteranti. REDD+ è l’abbreviazione di riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale nei Paesi in via di sviluppo. L’idea è che la “monetizzazione” di foreste minacciate attraverso l’emissione di crediti di carbonio contribuisca a scongiurare un ulteriore aumento della temperatura globale. A sua volta, la vendita...

vai a leggere

Crotone, Gela, Livorno, Pavia, Potenza, Ravenna, Taranto, Venezia. Quando si tratta del mondo della cultura italiana, il colosso energetico ENI ha le zampe un po’ ovunque. A rimarcarlo è un recente rapporto dell’Associazione A Sud redatto in collaborazione con il Centro di Documentazione dei Conflitti Ambientali. Il dossier approfondisce il legame tra ENI e cultura, osservando le iniziative di cui il gruppo si fa promotore, ed esplorando «le strategie di “cultural washing” attuate dall’azienda»; esso, insomma, intende svelare le modalità con cui ENI sfrutterebbe i propri progetti culturali (che vanno dalla sponsorizzazione della Serie A, a quella di feste locali o di ricorrenze simboliche come la Giornata Mondiale dei Bambini) per migliorare la propria immagine pubblica e distogliere l’attenzione dalle sue pratiche controverse ed eticamente discutibili nello sfruttamento di petrolio e gas. «L’operazione di ENI è un...

vai a leggere

La COP29 (la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso in questi giorni a Baku, in Azerbaigian) sta diventando il palcoscenico perfetto per l’Unione Europea per ridefinire i combustibili fossili azeri «sostenibili» e «a basse emissioni». In questo modo, mentre da un lato proclama pubblicamente la propria graduale riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, dall’altro l’UE guida l’espansione del gas azero, al fine di garantire la sicurezza energetica interna dopo il taglio agli approvvigionamenti di gas russo – poco importa se con risorse che provengono da un Paese dove sono in corso gravi violazioni dei diritti umani. L’Azerbaigian di Ilham Aliyev è uno dei produttori di energia fossile che potrebbe costituire un partner ideale per l’UE, dopo che questa ha deciso di sostituire le fonti fossili russe a basso costo con quelle di altri Paesi. Lo Stato ha infatti annunciato l’intenzion...

vai a leggere
^