In Puglia nasce il primo vino biologico agrivoltaico

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È il frutto della vigna agrivoltaica di comunità, dove si coltiva la vite sotto i pannelli fotovoltaici con vantaggi per la produzione, lo sfruttamento di risorse e il reddito degli agricoltori.
  • La Vigna agrivoltaica di comunità è l’idea di un gruppo di imprenditori per produrre vino e, al contempo, energia rinnovabile.
  • Le viti sono coltivate sotto un impianto fotovoltaico che protegge le piante da eventi estremi aumentando la resa e sfruttando al meglio le risorse naturali.
  • Secondo i fautori del progetto, il suolo viene utilizzato doppiamente generando benefici ambientali, economici e sociali.

Inaugurata in Puglia, a Gioia del Colle, a fine 2023 e frutto di 15 anni di ricerca e sperimentazioni, la Vigna agrivoltaica di comunità è un progetto che, per la prima volta, unisce la produzione di vino biologico a quella di energia pulita e rinnovabile con vantaggi agronomici, economici e sociali.

Vigna Agrivoltaica di Comunità
La Vigna agrivoltaica di comunità si estende per 6 ettari sotto un impianto fotovoltaico da 1 megawatt © Vigna agrivoltaica di comunità

La nascita in Puglia della prima Vigna agrivoltaica di comunità

L’idea nasce da alcuni soci (Nicola Mele ed Emilio Roggero tra tutti) che nel 2008 decidono di investire nella produzione di energia rinnovabile da fotovoltaico installando un sistema da 1 megawatt su 6 ettari di terreno: “La prima sfida di questo investimento è stata proprio quella di evitare di utilizzare il suolo unicamente per la produzione di energia”, spiega l’imprenditore agricolo Donato Giorgio. “Dunque l’intuizione è stata quella di rialzare il parco voltaico su pergola, a un’altezza di poco più di 2 metri, con l’intento, un giorno, di coltivare qualcosa al di sotto”.

L’installazione del parco voltaico termina nel 2010 e, in collaborazione con le università di Verona, di Bari e con il Centro di ricerca e sperimentazione e formazione in agricoltura Basile Caramia di Locorotondo, ha inizio la sperimentazione di varie colture sotto pannello che porterà al raggiungimento di ottimi risultati per alcuni vitigni. Tra tutti Falanghina, Traminer e Primitivo di Gioia del Colle.

I pannelli solari diventano pergole per le viti: i benefici produttivi e ambientali

“I filari delle viti sono costituiti dai pali che sostengono i pannelli. Su 4 ettari e mezzo di appezzamento le piante sono ombreggiate dai pannelli, mentre su un altro ettaro circa sono scoperte. In questo modo riusciamo ad avere un confronto diretto sugli effetti dell’agrivoltaico. In primo luogo, i pannelli proteggono fisicamente le piante dall’eccessivo calore e irraggiamento e da eventi estremi come le grandinate. Inoltre, sotto i pannelli fotovoltaici si crea un microclima che mantiene il suolo più umido, meno bisognoso di acqua, e che evita alle piante lo stress idrico in un territorio siccitoso come il nostro, quello della Murgia. La vite è meno esposta alle malattie evitando così il ricorso a sostanze chimiche e favorendo la produzione biologica”.

Continua Giorgio: “La resa della vite è di 500 g di uva per le piante esposte al sole, mentre diventa di 4 chili di uva per le piante sotto pannello. Queste ultime, inoltre, grazie al parziale ombreggiamento della pergola agrivoltaica sviluppano una maturazione fenolica più lenta donando vini più acidi, meno zuccherini e alcolici. Siamo riusciti a produrre il Traminer, vitigno caratteristico del nord, mente il Primitivo di Gioia del Colle agrivoltaico sorprende per le caratteristiche molto diverse da quello prodotto tradizionalmente da piante sotto sole”.

L’impianto agrivoltaico è dotato di sensori che monitorano la condizione delle foglie, l’umidità del suolo e le variazioni del vento per consentire interventi mirati, oltre a un sistema di recupero delle acque meteore che vengono poi utilizzate per l’irrigazione.

I vantaggi economici e sociali del progetto

Oltre ai vantaggi produttivi e di utilizzo delle risorse, l’agrivoltaico porta anche benefici economici: “In agricoltura non c’è certezza del guadagno perché la produzione è soggetta al clima, mentre la produzione di energia rinnovabile per l’azienda agricola diventa l’unica fonte di reddito certa che permette di sviluppare dei piani di business agronomici più stabili”.

Nel progetto non manca l’aspetto sociale: “Siamo partiti in cinque e ora siamo più di 40 soci, imprenditori agricoli e non, tra cui le persone e le aziende della nostra rete Happy network che ha incubato il progetto della Vigna agrivoltaica di comunità. L’obiettivo è quello di mettere insieme tutte le forze della comunità per aumentare la capacità di cogliere opportunità come i fondi del decreto agrivoltaico e per portare valore al territorio”, spiega Giorgio.

Occupazione di suolo? “No, un terreno utilizzato due volte”

Se è vero che l’agrivoltaico per alcuni è un sistema controverso considerata l’occupazione di suolo, Giorgio replica: “Noi possiamo dire che i pali occupano meno del 5 per cento del terreno e che nella nostra visione il suolo non viene occupato, ma utilizzato doppiamente. Pensiamo che quando l’agrivoltaico viene cucito attorno a progetti agronomici di valore, porta solo benefici”.

vigna Agrivoltaica di Comunità
Secondo le previsioni, il primo vino agrivoltaico sarà messo in commercio nel 2026 © Vigna agrivoltaica di comunità

In cantiere ora c’è la costruzione, sempre in Puglia, di un parco voltaico da 5 megawatt di potenza su 9 ettari di vigneto per mettere a regime la produzione dei vitigni e poter immettere sul mercato il primo vino agrivoltaico nel 2026 attraverso l’e-commerce I prodotti della svolta, che commercializza prodotti da agricoltura sostenibile.

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