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La Grecia presto vieterà la pesca a strascico nelle sue aree marine protette e sarà il primo paese europeo a farlo. Ad annunciarlo è stato lo stesso Primo Ministro del Paese, Kyriakos Mytsotakis. Il divieto greco entrerà in vigore nel 2026 per i parchi nazionali marini e nel 2030 per tutte le aree marine protette. Contestualmente, Mytsotakis ha anche annunciato la creazione di due nuovi grandi parchi nazionali marini, uno nel Mar Ionio e uno nel Mar Egeo, i quali copriranno rispettivamente l’11,7 per cento e il 6,6 per cento della superficie dei mari greci. La pesca a strascico è una tecnica altamente impattante che consiste nel trascinare reti da pesca sul fondale marino catturando tutto ciò che si incontra. Di un divieto simile se ne parla da decenni un po’ ovunque, ma finora nessuna Nazione europea lo aveva ufficializzato.
L’annuncio del divieto di praticare la pesca a strascico lanciato da parte del Premier greco Mytsotakis è arrivato in occasione della Our Ocean Conference, un’iniziativa globale nata nel 2014 con lo scopo di “attirare l’attenzione internazionale sulle serie minacce riguardanti gli oceani del mondo, e per prendere misure concrete in tutto il pianeta per supportare la conservazione marittima e lo sviluppo sostenibile”. Al termine del congresso, svoltosi tra lunedì 15 e mercoledì 17 aprile proprio ad Atene, la Grecia ha rilasciato un documento in cui elenca gli impegni presi, tra cui figura proprio la cancellazione della pratica della pesca a strascico. A quanto si legge nel memorandum, la messa al bando della pesca a strascico “incrementerà significativamente la protezione di numerose specie” e habitat “vulnerabili”. Tale misura renderà inoltre più facile “il significativo rafforzamento dei divieti e delle limitazioni esistenti”, permetterà all’ecosistema di rigenerarsi e aumentare il proprio stoccaggio di CO2, e “assicurerà la sostenibilità a lungo termine dello stoccaggio di pesci”, contribuendo allo sviluppo delle comunità locali che dipendono dalle attività marittime. La misura inizierà a venire messa in pratica nel 2026. La transizione che ora dovrà affrontare la Grecia, dice il documento, sarà retta un meccanismo di compensazione per tutte quelle 247 barche registrate che praticano la pesca a strascico, in modo da “sostenere le comunità colpite”; per farlo il Premier greco parla della eventuale introduzione di una tassa sulle basi eoliche offshore e di un bilanciamento della occupazione, della qualità del cibo e del turismo.
Oltre a introdurre il divieto della pesca a strascico, la Grecia si impegna ad ampliare le proprie Aree Marine Protette (MPA) in modo da arrivare all’obiettivo 30% fissato dall’Unione Europea da raggiungere entro il 2030. A oggi in Grecia le MPA ricoprono un’area di 22.796 km2, pari al 18,3% delle acque marittime. Per raggiungere l’obiettivo 2030, Mytsotakis intende creare altri due parchi nazionali marittimi, con i quali andrebbe a estendere notevolmente l’area delle MPA elleniche, che raggiungerebbe così il 32% delle acque nazionali. Il programma greco prevede inoltre una maggiore tutela delle specie protette e programmi di riabilitazione dell’habitat marino, il miglioramento dei sistemi di sorveglianza delle acque anche attraverso l’uso di droni, la mappatura delle acque sia per scopi di ricerca che nell’ottica di un miglioramento dei sistemi di monitoraggio dell’inquinamento marittimo, l’implementazione di alcuni dei porti in modo da renderli più sostenibili, la riduzione dell’inquinamento da plastiche e microplastiche, e il ripensamento del sistema navale del Paese.
Le misure promosse da Atene sono numerose, ma lo stesso programma reputa quella del divieto della pesca a strascico una delle più importanti e innovative. Nonostante l’Unione Europea abbia infatti già stabilito la proibizione della pratica entro il 2030, che in sede di votazione è stata disapprovata solo dall’Italia, la Grecia risulta a oggi il primo Paese europeo a mettere in atto tale decisione. A oggi l’Unione Europea permette la pesca a strascico in tutti i fondali marini tra i 50 e i 1.000 metri di profondità oltre le 1,5 miglia nautiche di distanza dalla costa, ma in Paesi come la Grecia il monitoraggio delle aree interessate risulta particolarmente complicato, non solo per ovvi motivi pattugliamento, ma anche per la particolare conformazione delle coste e delle acque, nonché per la loro vasta estensione. La pesca a strascico è una attività ampiamente diffusa in tutto il mondo che non solo danneggia e mette in pericolo l’ambiente e le specie animali, ma che contribuisce all’inquinamento tanto marittimo, quanto atmosferico, come dimostra una ricerca che rileva come l’impiego della rete sui fondali causi il rilascio nell’atmosfera dell’anidride carbonica immagazzinata nei fondali marini.
[di Dario Lucisano]