Incendi e tempeste spaccano l’Italia. La climatologa Giacomin: «Nulla è normale, altro che catastrofismo» – L’intervista

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L’esperta, presidente dell’Italian Climate Network, commenta gli eventi meteo che hanno interessato l’Italia negli ultimi giorni

Gli eventi meteorologici delle ultime ore hanno spezzata l’Italia in due. Al Nord, un violento nubifragio si è abbattuto su Milano e altre province lombarde lasciando dietro di sé una lunga scia di danni: tetti scoperchiati, allagamenti, alberi caduti. A Cedegolo, in provincia di Brescia, una ragazza di 16 anni è morta dopo essere stata travolta da un albero mentre si trovava a un campo scout. Mentre il Nord Italia faceva i conti con la grandine e le scariche di fulmini, ieri a Palermo il termometro ha toccato i 46 gradi. Da ieri notte alcune delle montagne che circondano il capoluogo siciliano sono avvolte dalle fiamme. Una situazione che ha portato anche alla chiusura per alcune ore dell’aeroporto Falcone e Borsellino. Ciò che sta accadendo a Milano e Palermo affonda le sue radici nello stesso fenomeno: i cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato con Serena Giacomin: climatologa, meteorologa e presidente dell’associazione Italian Climate Network.

Settimana scorsa le ondate di calore, oggi gli incendi al Sud e i violenti temporali al Nord. Sono tutte facce della stessa medaglia?

«Direi di sì. Quando si parla di estremizzazione climatica, il significato è proprio questo. Stiamo vivendo una situazione distopica, che non si verificherà in un qualche futuro ma è già sotto i nostri occhi. Non è normale avere 46 o 47°C, nemmeno nei mesi più caldi dell’anno. Sono temperature che escono dalla statistica climatica delle estati mediterranee, con anomalie anche di 10/12 gradi in più rispetto ai valori che dovremmo registrare in questo periodo. Questa volta c’è anche un’aggravante: l’ondata di caldo, soprattuto al Sud, è molto duratura. Questo significa che anche l’impatto sanitario si amplifica, così come il rischio di incendi».

Diversi studi scientifici affermano che questi eventi non si sarebbero mai potuti verificare senza i cambiamenti climatici. Perché?

«La causa di tutti questi fenomeni è il riscaldamento globale. Nel momento in cui abbiamo un’atmosfera più calda, anche i picchi eccezionali di calore tendono ad aumentare in termini di intensità. Certamente c’erano ondate di caldo anche in passato, ma erano meno piccate di quanto riescano ad essere oggi. Abbiamo una tendenza all’estremizzazione: prima faceva caldo, ora fa più caldo. E in alcuni casi fa esageratamente più caldo. A questo si aggiunge un altro elemento: temperature più elevate portano a fenomeni più violenti. Questo avviene perché caldo e umidità sono i combustibili dei temporali».

Ieri il ministro Nello Musumeci ha detto che la tropicalizzazione del clima è arrivata in Italia. Di cosa si tratta?

«Dal punto di vista della temperatura, abbiamo ondate particolarmente intense di caldo afoso, che a differenza del caldo torrido non è secco ma umido. Abbiamo poi una massa d’aria invadente, il cosiddetto anticiclone nordafricano, che fa diventare il nostro clima similmente tropicale. Bisogna vedere come cambierà questa tendenza nei prossimi anni. Oggi assistiamo a piogge che improvvisamente possono rilasciare a terra quantità ingenti di precipitazione. Di tutto questo ne parliamo come se fosse una novità, ma è uno scenario conclamato dalla comunità scientifica. Dovremmo prendere i dati messi a disposizione per fare strategie di azione, senza aspettare la fase emergenziale».

Per esempio? Cosa può fare l’Italia per difendersi dagli eventi meterologici estremi?

«Le soluzioni possono essere di mitigazione o di adattamento. Innanzitutto dobbiamo ridurre le emissioni di gas climalteranti in ogni settore: allevamenti, energia, riqualificazione degli edifici e non solo. Per quanto riguarda l’adattamento, dobbiamo mettere in sicurezza il territorio per rendere meno gravi e impattanti le conseguenze dei cambiamenti climatici. Ricordiamoci che il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto idrogeologico. Ma queste azioni vanno in messe in campo da ieri, non da oggi. La scienza ce lo dice da anni».

Il ministro all’Ambiente Gilberto Pichetto ha detto che «il negazionismo è sbagliato come il catastrofismo». È così?

«È difficile mettere le due posizioni sullo stesso piano, perché ci sono molte sfumature. A nessuno piace la polarizzazione del dibattito, però ce ne sono di diverse misure. È inutile anche parlare di sensazionalismi se ci sono 48 gradi in Sicilia e Sardegna. È difficile avere toni moderati quando la situazione è quella che stiamo vivendo da 10 giorni a questa parte. Quelle temperature sono valori estremi, quindi bisogna prenderne atto. Non è esagerazione, è aumentare livello di attenzione e allerta. Certo, tutto questo avviene all’interno di un caos mediatico su cui forse andrebbe fatto un po’ di ordine. Non possiamo trattare il tema dei cambiamenti climatici come se ci fosse un dibattito ancora in corso».

Ha ancora senso parlare di «beltempo» e «maltempo»?

«Sono termini che non ho mai apprezzato, perché sono relativizzabili. Il beltempo può essere tale in un momento e non in un altro. Per esempio: se non piove da mesi, l’arrivo della pioggia si può considerare beltempo? Sono termini non tecnici, che ci possono far perdere il significato delle cose. Detto questo, tra tutto quello che vediamo in giro forse non è la cosa su cui punterei di più l’attenzione».

Pensa che eventi come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni possano aumentare la consapevolezza sul tema dei cambiamenti climatici?

«Io lo spero. La consapevolezza dei cittadini sta aumentando: oggi si fanno molte più domande di un tempo e ci sono sempre più iniziative di formazione ed educazione. Dal punto di vista della spinta politica, sarebbe necessario che questi argomenti diventino trasversali, ma forse questa è un’utopia. Purtroppo l’esperienza mi dice che se ne parla tanto in fase emergenziale e poi si perde l’attenzione. Spero che questa volta non accada e che si riescano a fare passi avanti. Devo dire che il dibattito delle ultime ore non mi è affatto piaciuto. Tanti credono ancora che sia «tutto normale», ma le cose non stanno affatto così».

Credits foto: Elaborazione grafica di Vincenzo Monaco | A sinistra, i danni causati dal nubifragio del 25 luglio a Milano. A destra, gli incendi nei dintorni di Palermo.

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