Brucia la discarica: da 4 giorni la città di Licata è ostaggio di una nube tossica

Lindipendente

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In seguito allo scoppio di un incendio prodotto dalla combustione dei rifiuti in un deposito di stoccaggio, avvenuto la sera di sabato scorso a Licata, la città è ancora sotto una nube di fumo. Cittadinanza e Amministrazione sono in allerta per le potenziali conseguenze del rogo: dopo aver diramato un’ordinanza con cui ha chiuso le scuole del Comune agrigentino, il sindaco ha deciso di chiudere precauzionalmente, fino a sabato, anche ville comunali, cimiteri, mercatini e tutte le attività commerciali e sportive all’aperto, vietando anche l’esposizione di prodotti alimentari all’esterno delle attività commerciali. Per capire quali mosse attuare, si attende che l’Arpa si pronunci in merito ai dati sulla qualità dell’aria, sia a Licata che nelle zone adiacenti. Dai banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana, il Movimento 5 Stelle ha chiesto la proclamazione dello “stato di emergenza”, mentre l’associazione licatese “A testa alta” ha presentato un esposto in Procura chiedendo vengano fatti accertamenti sulla potenziale presenza di diossine nelle aree interessate.

Tutto è iniziato nella serata del 20 gennaio, quando un vasto incendio – probabilmente di natura dolosa – è divampato nella discarica della Omnia, in contrada Bugiades a Licata. La ditta in questione figura sotto sequestro dal marzo del 2022, quando scattò il provvedimento a causa di presunte violazioni ambientali sulla gestione e lo smaltimento di rifiuti speciali. Dopo l’incidente, sono sopraggiunti i vigili del fuoco di Licata e alcune squadre di quelli di Agrigento, oltre alla Polizia e alla Protezione civile, che ha subito diramato un’allerta affinché gli abitanti della zona tenessero chiuse le finestre. Ieri si è riunito il centro di coordinamento soccorsi, presieduto dal viceprefetto di Agrigento Elisa Vaccaro, in cui si è fatto un bilancio sulla situazione emergenziale in atto a Licata. Il governo cittadino ha reso noto che per combattere i fumi saranno usati liquidi schiumogeni e che, oltre alla chiusura degli istituti scolastici fino al weekend, a chiudere sarà anche il sito archeologico di Castel Sant’Angelo. Massima attenzione è stata rivolta alla salvaguardia dei prodotti alimentari che gli esercenti collocano all’esterno dei negozi, per il pericolo che essi possano essere contaminati dai prodotti della combustione dei rifiuti speciali. Per questo non potranno essere esibiti per strada fino a quando i pericoli non rientreranno.

Ieri, all’Assemblea Regionale Siciliana, è stato approvato come raccomandazione dal governo un odg a firma del deputato del M5S Angelo Cambiano con cui si impegna l’esecutivo a “porre in essere tutte le attività ed adottare tutti i provvedimenti necessari e di propria competenza per ridurre il rischio di un danno ingente ai cittadini ed alle imprese dell’area interessata dall’incendio verificatosi nel centro di stoccaggio dei rifiuti a Licata”. Inoltre, il provvedimento impegna il governo regionale a “istituire un’apposita commissione di inchiesta al fine di accertare l’esatta dimensione del fenomeno, istituendo un tavolo tecnico in collaborazione con il Dasoe e l’Arpa al fine di pianificare le linee di monitoraggio ed intervento necessarie per la tutela della salute in un’area a forte rischio ambientale”. La deputata regionale Giovanna Iacono, del PD, ha chiesto l’intervento del Ministero dell’Ambiente; in ultimo, è intervenuta anche l’associazione licatese “A Testa alta”, che ha inviato un esposto all’Arpa, alla Procura della Repubblica di Agrigento, al prefetto, al Centro anticrimine natura di Agrigento ed all’assessorato regionale all’Energia, evidenziando “il concreto pericolo che, dall’area interessata dai fumi del rogo, visibile a chilometri di distanza, si sia sviluppata una nube tossica con interessamento del centro abitato del Comune di Licata” e chiedendo “sin da ora, che vengano accertate eventuali responsabilità penali”.

[di Stefano Baudino]

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