Precipitazioni, argini e suolo: ecco perché c’è un rapporto diretto tra siccità e alluvioni

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Quando dopo lunghi periodi di siccità arrivano le precipitazioni abbondanti si creano problemi di infiltrazione dell’acqua, dovuti alla rigidità del suolo

Qualcuno potrebbe chiedersi come mai dopo che ci hanno parlato dell’emergenza siccità in Italia, mostrandoci continuamente immagini di fiumi in secca, ora si parla anche di alluvione in Emilia Romagna tra il 2 e il 3 maggio, in special modo nelle province di Bologna e Ravenna. C’è chi parla di un sistema alla continua ricerca di false emergenze, strizzando l’occhio al negazionismo del cambiamento climatico, che comporta notoriamente vari sconvolgimenti ambientali.

La realtà spesso si dimostra più complicata di come potremmo percepirla comodamente seduti davanti allo schermo di un Pc. È noto infatti che periodi prolungati di siccità preparino il terreno (letteralmente) a pericolose alluvioni ed esondazioni. Non fa eccezione la recente alluvione, «innescata da quasi due anni di siccità e da piogge abbondantissime concentrate in poco tempo – spiega l’Ansa -, l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna difficilmente, secondo gli esperti, riuscirà a tradursi in una riserva d’acqua tale da compensare i danni finora prodotti dalle scarse precipitazioni».

Secondo Luca Brocca, dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, parliamo di «oltre 200 millimetri di pioggia nell’arco di un giorno e mezzo. Con questi quantitativi – continua l’esperto -, c’è da aspettarsi problemi ovunque, eccetto che in Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove le piogge sono più frequenti e il terreno è abituato a riceverle».

Quando dopo lunghi periodi di siccità arrivano le precipitazioni abbondanti, come quelle che si registrano nel Nord Italia, si creano problemi di infiltrazione dell’acqua, dovuti alla rigidità del suolo. Così anche se una buona quantità di acqua si infiltra nel terreno fino alle falde, nelle aree limitate colpite dagli allagamenti l’acqua dei torrenti si è innalzata di 7-8 metri nell’arco di appena 12 ore. La siccità è un problema comune nella Pianura Padana, alimentato in parte dalla rottura degli argini, che andrebbero gestiti in maniera oculata, così come il consumo del suolo e le strutture urbane in prossimità delle zone a rischio. Tutto questo porta in caso di forti precipitazioni un contribuito importante alle alluvioni. Come si può evincere anche leggendo il report del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), pubblicato nel 2020:

Un esperimento condotto dal dottor Rob Thompson dell’Università di Reading mediante dei semplici bicchieri di plastica, ci aiuta a capire meglio il tempo impiegato dall’acqua a penetrare nel suolo arido, e come questo può portare a improvvise e pericolose inondazioni. Si vede chiaramente che il bicchierino posto su un terreno martoriato dalla siccità fatica notevolmente a svuotarsi, rispetto agli altri posti in situazioni differenti:

Secondo il bollettino di marzo dell’Osservatorio sulla siccità del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), continuiamo a essere assieme agli altri Paesi dell’Europa sud-occidentale e dell’est, i più colpiti dalla siccità:

Lo stesso bollettino considerava il mese di maggio come ultimo mese indicato per avere precipitazioni «quantitativamente “utili”». Il meteorologo Pierluigi Randi basandosi sul portale Ispra idroGEO, mostra come l’Emilia Romagna sia un’area a «elevata pericolosità idraulica. […] Di conseguenza abbiamo una percentuale di popolazione esposta molto elevata (zone rosse nella carta nazionale, sempre ISPRA). È dunque d’obbligo una «oculata gestione del territorio – continua l’esperto -, e quando piove “sgarbato” sempre antenne dritte».

Foto di copertina: ANSA | Soccorritori fluviali a Bagnacavallo (Ravenna), 4 maggio 2023. Sono proseguiti tutta la notte gli intervenenti di tamponamento della falla del Lamone.

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