Biden vs Trump. Com’è la situazione a quattro mesi dalle elezioni Usa?

Lifegate

https://www.lifegate.it/biden-trump-elezioni-usa

Donald Trump è uscito rafforzato dalla pronuncia della Corte suprema che gli riconosce parziale immunità penale, mentre Joe Biden è in crisi di immagine dopo il pessimo dibattito elettorale.
  • La Corte suprema ha riconosciuto un’immunità parziale a Donald Trump per uno dei processi a suo carico.
  • Il presidente Joe Biden ha definito la decisione “un pericoloso precedente”.
  • Intanto negli Usa si discute del possibile ritiro dalle presidenziali di Biden, che però pare lontano.

Mancano ormai quattro mesi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste il 5 novembre 2024. E la sfida tra Donald Trump e Joe Biden si fa sempre più serrata, tra nuove immunità giudiziarie e richieste di ritiro.

La Corte Suprema, a maggioranza conservatrice, si è pronunciata nel caso di Donald Trump, candidato per il Partito repubblicano e imputato in tre processi. I giudici hanno parzialmente accolto le richieste dei suoi avvocati, fissando un’immunità per gli atti ufficiali presidenziali che potrebbe salvarlo dall’incriminazione. Sull’altra sponda, è forte la pressione della base del Partito democratico nei confronti del candidato e attuale presidente Joe Biden perché si ritiri dalla corsa, dopo la débacle nel dibattito elettorale del 27 giugno. Ma per ora non c’è alcun segno di un passaggio di testimone.

L’immunità di Donald Trump

Donald Trump, candidato per il Partito rpubblicano e già presidente dal 2016 al 2020, è imputato in tre processi differenti. Uno riguarda l’accusa di aver falsificato documenti contabili della sua campagna elettorale del 2016 per pagare un’attrice hard con cui aveva avuto una relazione, così che non lo rendesse pubblico. Per questo Trump è stato condannato da una giuria popolare lo scorso maggio e si aspetta ora la pronuncia del giudice.

Un altro processo riguarda l’accusa di aver conservato alcuni documenti governativi riservati in una sua proprietà. Il terzo processo riguarda, infine, il tentativo di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, da cui è uscito sconfitto, e la responsabilità nell’assalto a Capitol Hill. Proprio su quest’ultima imputazione è stata chiamata a pronunciarsi la Corte suprema, dopo che gli avvocati di Trump avevano invocato la sua immunità penale legata alla carica presidenziale.

La Corte, a maggioranza conservatrice, ha riconosciuto che alcuni atti del processo sono coperti da immunità e che bisognerà distinguere tra atti ufficiali presidenziali e atti non ufficiali. “Una decisione storica”, ha esultato Donald Trump. E in effetti è così, perché la sentenza della Corte di fatto stabilisce che ogni atto di un presidente, nel momento in cui è ufficiale, non consente la sua incriminazione, di fatto lasciandogli totale libertà di azione. Ora toccherà alla giustizia distrettuale, nel caso specifico di Trump sull’accusa di sovversione elettorale, stabilire quali atti siano da considerare ufficiali e quali no. Questo allungherà di parecchio i tempi ed è molto probabile che il processo slitterà a dopo le elezioni.

La pressione su Joe Biden

L’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito “un pericoloso precedente” la pronuncia della Corte suprema. L’iter processuale era senza dubbio uno dei punti deboli della candidatura di Donald Trump, che ora invece potrà arrivare al voto con il processo ancora aperto. Per Biden non è una buona notizia, anche alla luce della pessima performance al primo dibattito elettorale tenutosi lo scorso 27 giugno.

In quell’occasione la voce ridotta a un rantolo, il ritmo di eloquio lentissimo e l’incertezza sempre più pronunciata hanno riacceso le polemiche su un tema di cui si parla da parecchio tempo, e cioè che il Biden 81enne di oggi non sia più quello di un tempo e che non abbia più le energie e la lucidità per affrontare un nuovo mandato presidenziale. Dopo il dibattito televisivo, in molti hanno invocato il suo ritiro dalla corsa elettorale e la sua sostituzione con un altro esponente di punta del Partito democratico. Nel day after sul New York Times, il giornale più importante degli Stati Uniti, c’erano addirittura quattro editoriali con questa linea di pensiero.

L’unico modo per far ritirare Joe Biden è che lo stesso Joe Biden decida di ritirarsi. L’attuale presidente ha infatti vinto le primarie del Partito democratico e in questi casi solo la morte o un atto personale e volontario possono portare a un cambio di candidatura. Per ora non sembrano esserci segnali della volontà di farsi da parte e figure di spicco come l’ex presidente Barack Obama hanno confermato il loro endorsement a Biden, che negli eventi elettorali successivi al dibattito televisivo è parso più in forma. I sondaggi al momento danno Donald Trump in leggero vantaggio per le presidenziali di novembre e per come stanno le cose il divario non può che aumentare. Per il Partito democratico cambiare candidato potrebbe essere il colpo di reni per provare a recuperare, ma c’è anche chi dice che sarebbe visto dall’opinione come un segnale di ulteriore debolezza e caos interno.

Concesso in licenza con: CC-BY-SA
CAPTCHA

Scopri il sito GratisForGratis

^